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Al Direttore | 02 agosto 2023, 12:59

Asti Pride durissimi sulla "Stanza d'ascolto", da settembre, al Sant'Anna di Torino: "Un approccio passivo-aggressivo di fanatici"

"Nel nostro Paese l’aborto è consentito e normato da una legge specifica. Una Legge che ha rappresentato una conquista per tutte le generazioni successive e che le donne hanno duramente pagato"

Asti Pride durissimi sulla "Stanza d'ascolto", da settembre, al Sant'Anna di Torino: "Un approccio passivo-aggressivo di fanatici"

Continuano le feroci polemiche sulla "stanza d'ascolto", che da settembre partirà al Sant'Anna di Torino, per donne in gravidanza, iniziativa nata da una convenzione siglata da Città della Salute e Federazione Movimento per la vita.

Pubblichiamo una dura nota dell'associazione Asti Pride.

Da chi l’ha pensata è stata definita la “stanza d’ascolto”, quasi per avvolgerla in una sorta di aurea positiva ed accogliente. Chiamiamola piuttosto per quello che realmente sarà: un approccio passivo- aggressivo, gestito da fanatici religiosi “pro-vita e pro-famiglia” (per intenderci quelli del gadget a forma di feto), che tenterà in tutti i modi di convincere le donne a non abortire, giudicandole colpevoli di un ipotetico reato (verso chi? Verso cosa?) che esiste solo nelle loro teste.

Nel nostro Paese l’aborto è consentito e normato da una legge specifica. Una Legge che ha rappresentato una conquista per tutte le generazioni successive e che le donne hanno duramente pagato, anche e soprattutto con con il loro corpo, con anni e anni di lotte.

Ed è  sul corpo delle donne che questa maggioranza fascio-reazionaria sta cercando nuovamente di passare con la scellerata iniziativa della Regione Piemonte. L’ennesimo atto di guerra di questa classe politica autoritaria e fanatica verso i diritti di autodeterminazione delle persone, quelli che in modo più ampio ed allargato definiamo come “diritti civili”.

Un tentativo fin troppo evidente di instaurare in Italia una sorta di Stato etico-morale dove sia consentito solo ed esclusivamente ciò che una parte (la loro) ritiene essere dogmaticamente giusto.  

«Se gli uomini restassero incinti,  l’aborto sarebbe un sacramento e si potrebbe abortire al bancomat» , così diceva la protagonista di una serie tv USA molto popolare. Un frase ironica e pungente che però ben rappresenta come la cultura patriarcale e maschilista sia dominante anche in seno alla discussione antiabortista. 

L’aborto, rimane e deve rimanere, una scelta esclusiva, consapevole ed autodeterminata della donna. Punto. E come tale deve essere rispettata e tutelata. Tutti gli aggettivi e le declinazioni che di solito molti tendono ad accostare a tale scelta (dolorosa, sofferta, economica, leggera ecc.) servono solo ad alimentare lo sprezzo della propaganda antiaborista.

L’autodeterminazione e la libertà individuale in uno Stato laico ed in una società multiculturale, liberale e progressista devono essere fortemente tutelate e salvaguardate.

La legge sull’aborto non obbliga nessuno ad abortire, un’eventuale regolamentazione della Gestazione per Altri non obbligherebbe nessuno a ricorrervi, una legge sull’eutanasia non obbligherebbe nessuno a praticarla. 

L’attacco alle libertà personali ed ai diritti di autodeterminazione di questa classe politica di ultra- destra é profondo e violento. Un attacco che per molti versi è ancora sottovalutato dalle maggiori forze politiche di opposizione e dall’opinione pubblica stessa. Auspichiamo che le forze progressiste di questo Paese, su temi quali aborto, GPA, fine vita, eutanasia, ma in generale su tutta la questione dei diritti civili, inneschino urgentemente un’ampia discussione al fine di saper trovare una posizione netta e chiara da contrapporre alla visione della destra facendola vivere nel dibattito pubblico con tutte le cittadine e tutti i cittadini. E’ urgente farlo, la destra sta procedendo con velocità e sembra avere, su questo versante, le idee molto chiare.

Al direttore

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