Dopo l'aggressione a una donna autista di un autobus della tratta Asti - Acqui al Movicentro di Asti da parte di due ragazze, il consigliere di Uniti si può, Mauro Bosia, chiede più sicurezza.
"Ancora una volta, a fronte del tanto declamato impegno sulla sicurezza di chi ci governa localmente e nazionalmente, abbiamo assistito ad Asti all’ennesimo episodio di violenza gratuita verso un lavoratore" - scrive Bosia che esprime solidarietà da parte del gruppo.
L'autista ha portato a termine il suo lavoro
L'autista, che dopo l'aggressione ha portato a termine il suo lavoro e solo dopo si è recata al pronto soccorso, ha pensato anche alla tutela dei viaggiatori "compiendo in modo encomiabile il suo lavoro", scrive ancora Bosia che rimarca il bisogno di sicurezza per chi lavora nell'ambito del trasporto pubblico locale.
"Ci interessa poco la dinamica della violenza e coloro che l’hanno perpetrata; nel caso due adolescenti, con gravi problemi sociali, in carico presso una Comunità di recupero di Canelli. Ci interessa invece rimarcare due aspetti: il primo riguarda la sicurezza di chi lavora nei servizi di trasporto locale siano essi bus o treni. In particolare per il trasporto pubblico su gomma sono noti i problemi di organico e la mancanza di autisti che obbligano i pochi rimasti a sobbarcarsi turni e servizi massacranti. A tali carenze non possono aggiungersi pericoli di sicurezza per l’incolumità di chi guida".
Stazioni sorvegliate
Il consigliere riflette sui mezzi che devono essere dotati di adeguati apparecchi tecnologici in grado di allarmare, a discrezione degli autisti, le forze dell’ordine alla stazione di arrivo dei mezzi. "Stazioni che devono essere sorvegliate - rimarca -. Non si capisce perché le Frecce Rosse di Trenitalia siano presidiate dalle forze dell’ordine mentre i bus locali sono abbandonati a se stessi nelle stazioni di arrivo".
"La destra - scrive ancora - da decenni conduce una campagna elettorale permanente alimentando le 'barricate mediatiche' ogni qualvolta si verificano fatti di cronaca. Il copione è sempre lo stesso e mira ad incolpare politicamente' dei delitti una parte del paese – individuata come la sinistra, talvolta pure a sproposito - che col suo buonismo, lassismo, addirittura razzismo contro gli italiani, lascerebbe spazio alla microcriminalità e al disordine a discapito di chi ha il diritto di vivere tranquillamente in città sicure".
"Dopo sei anni di governo cittadino della destra 'il Re è nudo', il racconto della stessa storia non regge più, la demagogia di un metodo facile per accaparrarsi voti della gente spaventata, spesso fomentando, direttamente o indirettamente, razzismo e xenofobia, frana miseramente", sottolinea.
"La destra strumentalizza la sicurezza"
Resta la preoccupazione dei cittadini e per Bosia la considerazione che " la destra sia colpevole di strumentalizzare la sicurezza e di farne una questione esclusivamente di ordine pubblico repressivo, mentre si tratta di un problema che non prescinde dal disagio sociale, dall’esclusione e dalla povertà".
"Noi continuiamo a pensare che gli episodi di violenza debbano essere affrontati nel breve periodo con l’utilizzo di maggiori forze dell’ordine ben preparate e retribuite ma che, contestualmente, ci voglia una prospettiva più a lungo raggio finalizzata a prevenire i fenomeni di microcriminalità e disagio giovanile. Tale azione preventiva deve essere un problema di tutte le istituzioni: nazionali e locali. Un Governo nazionale che taglia l’istruzione pubblica, che taglia il welfare sociale, che taglia le risorse ai Comuni avrà come risultato l’aumento del disagio. Una Regione che riduce le risorse per le neuropsichiatrie infantili degli Ospedali avrà come risultato l’aumento del disagio. Un Comune che non aumenta l’educativa territoriale nei quartieri periferici, che accorpa i plessi scolastici riducendo l’offerta formativa, avrà come risultato l’aumento del disagio".