“Un presente di cui occuparci”.
È il titolo scelto per descrivere la mission del convegno pomeridiano andato in scena a Teatro Alfieri il 14 novembre scorso, in occasione degli "Stati Generali dell'Orgoglio Astigiano".
Moderato dall'editore de "La voce di Asti" - gruppo More News, Enrico Anghilante, ha visto protagoniste sul palco le storie degli astigiani Mario Mairano, già direttore Risorse Umane in Ferrari e Vice President, ora a capo della Mairano Consulting, Maurizio Campia, CEO Pharmercure e Mariacristina Falbo, titolare dell'azienda agricola "OraLavora" a Valleandona.
Specificità: perché i talenti scappano?
Storie di talento e successo, di crescita e di consapevolezza che, però, portano con sé anche alcuni aspetti negativi del nostro territorio.
"I talenti scappano perché non ci sono abbastanza università - ha detto Campia, che nel 2021 è stato inserito nella classifica di Forbes tra i più influenti Under 30 in Italia - per la mentalità provinciale che ti porta da altre parti convinto che qui si possa solo replicare qualcosa che si vede in altre città. La parola chiave, per me, da ricercare ad Asti è specificità. Il nostro è un territorio che può e deve specializzarsi in qualcosa, anche di non necessariamente legato alle tradizioni".
"Asti questa sconosciuta, ma..."
Come se avessimo tra le mani grandi potenzialità, ma non le stessimo canalizzando nella giusta direzione.
"Asti questa sconosciuta - ha detto Mairano - ma mi sento astigiano nel profondo. L'Astigiano tende a non fare rete e lo dico con molto dispiacere. La fortuna che ha Asti è che non avendo fatto nulla ha tutto davanti, in nome, forse, di una sorta di gelosia. Abbiamo solo prospettive davanti. Serve fare sistema".
Paesaggistica, per riscoprire l'importanza di ciò che si ha
Paesaggistica. È stato invece il punto di forza dell'Astigiano sollevato da Mariacristina Falbo, che Asti l'ha scelta, insieme a suo marito e i loro cinque figli, trasferendosi da Moncalieri.
"La nostra azienda è in una riserva naturale e c’è una bellezza incredibile - ha detto - Avevamo una selva oscura, ci abbiamo creduto e questa terra si sta mostrando generosa e accogliente. Forse gli astigiani dovrebbero imparare a riscoprire l’importanza di quello che si ha. Non più in nome della concorrenza, ma in nome della collaborazione. Allo stato attuale delle cose qui c'è poca possibilità di emergere, se non si fa sistema".
Asti: polo attrattivo e grandi occasioni perse
Tutti concordi sul fatto che Asti abbia dalla sua una posizione logisticamente invidiabile e che le pagine del libro delle 'occasioni perse', nel corso del tempo, siano aumentate notevolmente.
"Siamo un polo attrattivo, ma lo sfruttiamo troppo poco - ha continuato Campia - nel corso degli anni molte aziende importanti hanno cercato di avvicinarsi a questo territorio, ma ad oggi non ne abbiamo quasi nessuna. Lasciamo che sia Vercelli a prendersi grossi magazzini, bisogna attrarre aziende con l'obiettivo di creare un indotto economico anche per i giovani, che così non scapperanno più".
Chi vuole rispondere?
Analisi che sono state girate a Fabio Carosso, vicepresidente della Regione Piemonte, presente in sala. E come in un dibattito libero e aperto, che avesse l'obiettivo di abbattere quella che teatralmente si chiama 'quarta parete', quel muro immaginario tra chi sta sul palco e chi sta in sala, hanno iniziato a prendere la parola varie personalità del territorio. Sul maxi schermo alle spalle del palco un foglio di Word veniva aggiornato man mano con le parole chiave circa la consapevolezza e lo sviluppo del nostro territorio.
Le mille altalene di Asti e la forza dell'essere originali
"Manca la parola entusiasmo - ha esordito il vicepresidente Carosso, nel suo intervento in occasione degli "Stati Generali dell'Orgoglio Astigiano" - I nostri nonni hanno regalato a noi prosperità, le difficoltà ci sono tutti i giorni, ma serve il coraggio di fare cose, serve entusiasmo. Asti ha vissuto grandi altalene; prima una forte industrializzazione e poi una concorrenza incredibile. Ci sono anche nuovi mestieri da fare. Serve trovare originalità e autenticità: dobbiamo saperlo vendere quel prodotto lì, quello che scegliamo, e poi sostenibilità e visione (devi averla). Occorre puntare sul turismo (ma bisogna imparare a fare ricezione turistica)".
"Alberghi? Li facciamo"
Un'altra parola chiave in ottica sviluppo economico dell'Astigiano è il concetto di albergo, risultato essere deficitario sul territorio. Pochissimi, troppo pochi per imparare a fare ricezione turistica.
"Gli alberghi li facciamo - è la risposta del vicepresidente regionale Carosso - così come puntare sull'agriturismo".
Un altro tema caldo su cui si sono concentrati gli interventi successivi è stato quello del traffico e della viabilità, compresi parcheggi e tangenziale.
Sul palco si sono alternate le testimonianze e i punti di vista di Giansecondo Bossi, direttore di Confartigianato Asti, del comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Antonio Garaglio, di Pier Franco Marrandino (presidente uscente del distretto 108 Ia3), di Oscar Bielli (Governatore Lions Club del Distretto 108Ia3, anche in qualità di ex sindaco di Canelli) e di Giancarlo Vanzino, presidente Gaia.
Il quaderno delle progettualità
Su quel foglio digitale ci siamo impegnati, insieme, a scrivere questi concetti: parcheggio, mentalità, strade, paesaggio, cultura contadina, coraggio, lusso, qualità, attrazione di territorio, passione, a misura di famiglia, università, specificità, Asti questa sconosciuta, fatica al nuovo, forte senso di aggregazione, logistica, gelosia, entusiasmo, alberghi, tangenziale.
E, si sa, ciò che viene messo per iscritto ha un valore ancor più forte di quanto viene semplicemente detto.
Nessuna promessa, nessun debito, ma un dibattito di cui Asti aveva bisogno. Per sentire qualcosa di sempre attuale, ma declinato in una maniera diversa, per parlare di eccellenze ma anche di problemi. Per iniziare, pianissimo, a piantare qualche semino in un terreno fertile, ma il cui valore è stato dimenticato.
Siamo tornati a seminare e a farlo insieme. Con Orgoglio.
Era proprio questo il presente di cui dovevamo tornare a occuparci.