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Eventi | 29 aprile 2024, 07:20

Da Puccini ai Maneskin, 'musica per tutti' al Centro Auser di Asti

L'appuntamento è venerdì 24 maggio, a partire dalle ore 21

Da Puccini ai Maneskin, musica per tutti al Centro Auser

Da Puccini ai Maneskin, musica per tutti al Centro Auser

Al Centro Auser di Asti, venerdì 24 maggio alle 21 appuntamento musicale con la pianista Ernesta Aufiero.

L'Associazione di Volontariato senza scopo di lucro Auser opera a favore degli anziani, contro la solitudine e per la solidarietà,  ed è tesa alla valorizzazione delle persone e delle loro relazioni, è costituita a livello Nazionale, Regionale, Provinciale, si occupa anche di attività del tempo libero, quali educazione fisica, alimentare, corsi di formazione culturale, turismo culturale e sociale.

"Ho accolto con piacere la proposta dell'Associazione e ho pensato a un programma, diverso da quello deciso inizialmente, che potesse andare incontro alle loro richieste, ossia canzoni italiane, dagli anni'60 ad oggi, e poi Beatles e Queen", spiega Ernesta Aufiero.

Si parte dal 1926, con Nessun Dorma (Turandot).

"Poesia, poesia, affettuosità spasimanti, carne, dramma rovente sorprendente quasi razzo finale", così spiegò Puccini (1892) quale fosse la sua idea di teatro musicale.

"L'opera senza fine e la fine dell'opera, Turandot". Il 25 aprile 1926 andò in scena per la prima volta alla Scala di Milano la Turandot, un anno e cinque mesi dopo la morte di Puccini, che lasciò incompiuta l'opera. Franco Alfano, e non solo, ha scritto il finale, ma quali erano le reali intenzioni di Puccini sulla conclusione di Turandot? L'opera senza fine segna la fine del melodramma romantico e dell'opera italiana. Il rinnovamento messo in atto da Puccini non avrà seguito e l'età dell'oro dell'opera italiana finisce con la Turandot.

1960, Il cielo in una stanza, Gino Paoli."Quando sei qui con me/Questa stanza non ha più pareti".Leggi i testi delle canzoni di Gino Paoli e ti sembra che non ci sia nulla di più vero e aggraziato. Sembra facile, basta indovinare una melodia e attaccarci qualche parola. Solo che queste non sono parole, sono versi e non sono attaccate alle note per caso. E' prerogativa degli scrittori, dei musicisti e dei poeti. E Gino Paoli è tutte e tre le cose insieme. Una vita piena di avventure, vissute nel nome di una profonda leggerezza. Sembrano termini in contraddizione, ma non è un ossimoro. Il cantante li ha dosati entrambi in maniera discontinua, ricevendo in cambio esperienze, successi e qualche momento buio. "Il cielo in una stanza è la mia pretesa di descrivere l'orgasmo, che sia con una ragazza qualsiasi, con una puttana, con una principessa o con una madonna. L'orgasmo è sempre lo stesso. E' qualcosa di incomprensibile per gli esseri umani, non ha niente a che fare con l'umano, è un atto mistico. Non l'ho spiegato, ho cercato di ricreare un'emozione che lo richiamasse, le cose che voglio dire sono nel non detto, come una spirale che ti porta al centro delle cose"

1965, Yesterday, Paul Mc Cartney. Una mattina del 1963, Paul è con la fidanzata Jane Asher nella casa a Londra, si siede al pianoforte e inizia a suonarla. Qualche giorno dopo è a casa di un'amica, Alma Cogan, mentre la sta suonando la madre di Alma chiede se qualcuno vuole delle uova strapazzate e Paul canta."Scrambled eggs, oh my baby how I love your legs"

Questo è stato il titolo, per diverso tempo, della canzone più famosa dei Beatles. Poi, durante una vacanza in Portogallo, diventa Yesterday.  Paul scrive il testo nel viaggio dall'aeroporto di Lisbona ad Albufeira, dal suo amico Bruce Welch, cantante degli Shadows.

Il testo parla del ricordo di una persona che non c'è più. Paul Mc Cartney non ha mai spiegato a chi si riferisse, per anni si è pensato fosse una canzone d'amore. Nella sua biografia ha dato la spiegazione più bella, la canzone è dedicata a sua madre, Mary Patricia Mc Cartney, morta il 31 ottobre del 1956, quando lui aveva solo 14 anni.

1970, Let it be. "Lascia che sia""Lascia che accada", titolo che non nasce a caso, Paul Mc Cartney, tribolato da quei mesi concitati, forse l'unico membro della band che ne desiderasse la prosecuzione, sognò la madre che gli ripeteva di lasciare andare, di permettere alle cose di fare il proprio corso. La prima parola che si nota nel testo è Mother Mary, che fa pensare immediatamente alla Vergine  Maria. Paul disse di essere consapevole del fatto che la canzone era diventata un inno religioso, ma che quella non era stata la sua intenzione iniziale. Questi tentativi di strumentalizzazione non aggiungono nulla a quello che ormai è un inno alla speranza e alla fede, cosa di cui Paul non si è mai lamentato, accettandolo serenamente. Spesso le canzoni sfuggono dalle intenzioni di chi le ha inventate e diventano altro, che Paul lo abbia voluto o meno, ha qualcosa di spirituale, di mistico, è una canzone immortale, "Lascia che sia, perchè anche nell'ora più buia c'è una luce che splende"

1971, Imagine, John Lennon.  Dick Gregory aveva regalato a Lennon e Yoko Ono un libro di preghiere cristiane, racconta Lennon, in cui il musicista trovò l'ispirazione giusta per scrivere quella che è forse la sua canzone più conosciuta e amata. "Il concetto di preghiera positiva può diventare vero se solo riusciamo a immaginare un mondo di pace, senza alcuna definizione di religione. Non significa che non debbano esserci religioni, ma che bisogna eliminare il concetto secondo cui il mio Dio è più grande del tuo. Lennon ammise di essersi ispirato anche al Comunismo, ma le sue parole vanno oltre gli ideali del Comunismo, oggi la canzone è cantata da persone di tutte le fazioni politiche, questa melodia e queste parole riescono davvero a far sognare a tutti un mondo diverso.

1975, Bohemian Rhapsody, Queen. "Ho appena ucciso un uomo".  Secondo l'interpretazione più gettonata del testo, la canzone fu il coming out di Freddie Mercury. Sei minuti di canzone in cui si passa dalla ballata all'opera e dopo un inciso hard rock si chiude in maniera inaspettatamente soft.  "L'amore è un bambino bohèmien"(Carmen, Bizet). Bohèmien è sinonimo di spirito libero e anticonsformista, proprio come l'anima della band e di Freddie Mercury. Il termine Rapsodia ha radici nell'antica Grecia (V secolo a.C.), il rapsodo cantava e recitava storie in pubblico, cuciva insieme elementi e metriche diverse. E poi Scaramouche, la maschera della commedia dell'arte, di buffone vanaglorioso che Mercury ha indossato per nascondere a tutti il suo vero sè, Fandango, una celebre danza spagnola che questo alter ego ha messo in scena per confondere le idee a chi gli stava di fronte, Galileo, l'averlo chiamato in causa pare fosse un omaggio a Brian May, appassionato di astronomia, Figaro, in omaggio al Barbiere di Siviglia, che Mercury amava moltissimo, Bismillah, invocazione divina che apre ogni sura del Corano, significa "in nome di Dio" ed è ripetuta con carattere propiziatorio. Nonostante gli accanimenti interpretativi, un alone di mistero da sempre aleggia su questo successo immortale. E, si sa, il mistero paga. Solo Mama mia, degli Abba, ha scalzato Bohemian Rhapsody dalla vetta della classifica inglese, del resto, cantavano i Queen, "Mama mia, mamma mia, mama mia let me go"

1977, Napul'è, Pino Daniele. "La canzone napoletana, figlia del melodramma, ha affinità con la canzone francese e con le melodie arabo-spagnole. ma Pino voleva allontanarsi dai canoni. Aveva costruito questa splendida canzone, una sorta di racconto in filastrocca, senza inciso, con una struttura nuda" Spiega Sinagra, l'autore dell'arrangiamento. Il brano apre il disco d'esordio di Pino Daniele, Terra Mia, 1977. "E' un pezzo in cui c'è tutto quello che è Napoli e può essere capito da tutti"

"Mi sento frustrato a vedere che è ancora così, che non è cambiato niente. Sono solo un cantante, non ho soluzioni, ma non riesco a tacere di fronte a tanto scempio, cumuli di rifiuti che soffocano una terra bellissima, giornali e tg di tutto il mondo che ci riempiono di ulteriore monnezza, meritata e immeritata, il balletto di responsabilità di chi governa, l'opposizione che specula soffiando sul fuoco, il malaffare che ne approfitta, il Nord che offende il Sud"cornuto e mazziato". Quella ambientalista è forse l'unica causa che ho sposato fino in fondo"

1986, Caruso, Lucio Dalla. E'una dichiarazione d'amore dello stesso cantante alla terra, Sorrento, che gli regalò la storia delle ultime notti di Enrico Caruso, tenore napoletano. E'uno dei singoli manifesto del cantautore bolognese, scomparso nel 2012. La storia racconta che in seguito a un guasto alla propria imbarcazione, il cantautore si trovò costretto a soggiornare in un albergo a Sorrento, proprio nella stanza che anni prima aveva ospitato Enrico Caruso, poco prima della morte. Qui i proprietari dell'albergo gli raccontano gli ultimi giorni di vita del tenore e della sua passione per una giovane a cui dava lezioni di canto. Da quei racconti, Lucio Dalla trasse ispirazione per scrivere il brano che già nei primi versi restituisce le sensazioni del luogo:" Qui dove il mare luccica e tira forte il vento, su una vecchia terrazza, davanti al golfo di Surriento. L'attenzione e le passioni dell'artista si rivedono anche nella descrizione dell'uomo che abbraccia la ragazza, dopo aver pianto. L'unione tra musica e sentimenti, il pianoforte e le lacrime della donna, diventano immagini fisse, incatenate.

2021, Maneskin, Zitti e buoni. Canzone con cui vincono il Festival di Sanremo. La rivoluzione come strada per incontrare se stessi. Racconta dell'adolescenza, momento in cui ci si ribella, per definirsi con le proprie differenze. "Tu portami dove sto a galla che qui mi manca l'aria". E'un'enorme spinta alla vita, un naturale bisogno di esprimere l'unicità della propria individualità in un ambiente che inizia a stare stretto. "Sono fuori di testa, ma diverso da loro". Follia che profuma di rivoluzione, ma follia è solo un passaggio per avvicinarci alla versione più autentica di noi stessi. La band è nelle classifiche di mezzo mondo, piace molto negli Stati Uniti, ma critici e intenditori storcono il naso. "Le canzoni dei Maneskin sono così evidentemente riciclate, spudoratamente mediocri" (Atlantic) I Maneskin hanno ottenuto successo tra gli ascoltatori più giovani, dal gusto più pop, anche in mercati in cui i musicisti italiani hanno storicamente faticato, come gli Stati Uniti e il Regno Unito. "E' tutto molto annacquato. Nel rock, anche quello più pop e paraculo e mainstream, penso ci siano molte cose più interessanti"  (Fantano, uno dei più famosi divulgatori e critici musicali di internet)

"La loro impostazione peraltro non è rock, ma molto pop e contemporanea, figlia dell'epoca delle playlist. Le linee vocali di Damiano sono una specie di cavallo di Troia, hanno tutta l'esteriorità del rock ma sono una cosa molto contemporanea"  spiega Colasanti, discografico e giornalista musicale. Ma allora come spiegarsi il successo dei Maneskin?

Relatrice e pianista, Ernesta Aufiero, ingresso a offerta libera, data la capienza della sala, si prega di prenotare al numero 0141091279

comunicato stampa

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