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Cultura e tempo libero | 04 novembre 2024, 13:37

“Matteotti. L’Italia migliore” di Federico Fornaro presentato al Castello di Cisterna

L'autore ha dialogato con lo storico Mario Renosio (Israt), nell'incontro promosso da Polo Cittattiva Astigiano Albese

Fornaro e Renosio

Fornaro e Renosio

“Matteotti. L’Italia migliore” (Bollati Boringhieri), ultimo saggio di Federico Fornaro ed è stato presentato nei giorni scorsi al Castello di Cisterna d’ Asti. L’autore ha dialogato con lo storico Mario Renosio (Israt), nell'incontro promosso da Polo Cittattiva Astigiano Albese – I.C. S.Damiano, Museo Arti e Mestieri.

 L’iniziativa è stata organizzata in attesa dell’ 80esimo Anniversario della Liberazione, della morte del partigiano Franco Casetta e del centenario della nascita del partigiano Giacomo (Rino) Rossino. Per lo storico Mario Renosio, il saggio è la biografia di Matteotti definito da Fornaro come mito dell’antifascismo. Ogni città e quasi tutti i paesi d’ Italia hanno un luogo a lui dedicato ed è nota la vicenda che lo ha portato alla morte ma in pochi conoscono tutto ciò che ha fatto nel corso della sua breve vita. Matteotti ebbe una lunga esperienza di impegno politico sul suo territorio, il Polesine, dove ricoprì diversi ruoli nell’amministrazione. Non negò la possibilità di una rivoluzione socialista ma affermò di operare, in primo luogo, per rispondere alle necessità delle classi subalterne, povere e sfruttate.

Il merito di questo lavoro – ha detto Renosio – è aver ricostruito, nel centenario della morte, l’uomo, la sua formazione, ‘intransigenza morale ma anche il suo pacifismo. Il Polesine era una terra di povertà assoluta, il meridione del nord. Il giovane Matteotti vede tutto questo e fa la scelta di stare dalla parte degli ultimi. È un promotore, socialista, sindacalista ed è importante conoscere tutto ciò perché non si può comprendere Matteotti senza comprendere il suo Polesine” ha sottolineato Fornaro.

Matteotti scelse l’intransigenza politica contro il fascismo avendo subito sulla propria pelle le modalità con le quali si era affermato al potere. Da spettatore diretto comprense prima degli altri cosa stava accadendo e il carattere eversivo del fascismo. La sua convinzione era che, per migliorare le condizioni dei più poveri, non fosse necessaria la retorica rivoluzionaria del Mussolini socialista ma, al contrario, l’istruzione e l’organizzazione delle masse. Era un uomo di diritti e valori forti, un “riformista intransigente” come lo ha definito Fornaro. 

Una folla partecipò ai funerali di Matteotti che, per volere della moglie Velia Titta, non ebbero luogo a Roma ma a Fratta Polesine anche se, successivamente, la sepoltura venne vilipesa dai fascisti e la famiglia dovette cercare un altro luogo per la tumulazione.

"Il centenario della sua morte è servito anche per restituire ciò che appartiene a Matteotti, come uomo e come politico, sottolineando l’attualità del suo pensiero e il rigore con cui si oppose a un regime che, nel ventennio successivo, portò il Paese nel baratro", spiegano gli organizzatori.

Cs

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