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Sport | 14 novembre 2024, 07:39

La sanzione ad Alice Sotero fa discutere anche la politica astigiana

All'atleta è stata verbalizzata una violazione del regolamento comunale per aver attraversato il campo di atletica con il passeggino della figlia

Immagine d'archivio dell'atleta sul podio con la figlia, all'epoca neonata

Immagine d'archivio dell'atleta sul podio con la figlia, all'epoca neonata

Ha destato molteplici reazioni la multa - o meglio, la notifica, poiché il personale di vigilanza non è autorizzato a elevare sanzioni - che una guardia privata dell'A.E.O.P (Associazione Europea Operatori Polizia), cui il Comune ha affidato la gestione della sicurezza del campo di atletica di via Gerbi, ha comminato alla pentatleta olimpica Alice Sotero, quarta classificata a Tokyo 2020.

Come raccontato da lei stessa in una storia Instagram, ripresa mediaticamente da un articolo del settimanale La Nuova Provincia, l'atleta è stata fermata da un addetto alla vigilanza che le ha notificato la violazione del regolamento municipale che prevede non si possa transitare sul campo di atletica con 'mezzi' su ruota. Spaziando da biciclette ai monopattini e comprendendo anche, come nel caso della Sotero, i passeggini. 

Come quello di sua figlia Ginevra, due anni, che normalmente sta con lei durante gli allenamenti nelle occasioni in cui i nonni sono impossibilitati a occuparsene. 

Tra le molteplici reazioni suscitate dalla vicenda, anche quelle dei consiglieri comunali di minoranza Vittoria Briccarello, Mauro Bosia e Mario Malandrone, che riportiamo di seguito.

Da dove passa la parità di genere?

Rimaniamo allibiti di fronte al verbale erogato ad Alice Sotero perché ha transitato con il passeggino nel campo di atletica comunale di Asti. 

Rimaniamo allibiti perché mai avremmo potuto immaginare una città tanto restia alla parità di genere da effettuare una sanzione che contiene all’interno tutto il pregiudizio e la discriminazione che può esserci nei confronti di chi legittimamente sceglie di lavorare e prendersi cura dei propri figli. 

Non dobbiamo cadere nell’errore di credere che si parli solo di una ‘gaffe’ ne di dare le responsabilità alla ditta di vigilanza, che ha messo in atto uno regolamento discriminatorio. 

Siamo di fronte infatti a un atteggiamento sistematico della società in cui viviamo, rinvigorito da una normativa che equipara bici, monopattini e passeggini. 

Il passeggino NON è una bici ne’ un monopattino. 
È UN PASSEGGINO, strumento necessario alla genitorialità.

Viviamo in una società in cui ancora essere madre (o essere genitore, ruolo che abitualmente ricade sulle donne) e continuare la propria carriera professionale e lavorativa è impossibile. Per renderlo possibile non serve puntare il dito sul singolo di turno, ma solo cambiare nel profondo le istituzioni che troppo spesso voltano la testa. 

Occorre qui facilitare la genitorialità davvero e non perdersi dietro cavilli che non tengono contro della vita reale delle persone. 

È davvero questa la città che vogliamo essere? 

Vittoria Briccarello e Mauro Bosia (Gruppo consiliare "Uniti si può")

Caffè con il passeggino

Lascia perplessi la vicenda di Alice Sotero, redarguita con un verbale per aver fatto transitare un passeggino vuoto sulla pista d’atletica. 

Ricorda un’altra vicenda di qualche anno fa quando ai giardini pubblici vigilanti troppo solerti intimarono ai bimbi (3 e 4 anni) di una donna di scendere da biciclette con rotelle perché nei parchi non si può transitare con le bici. Interpretazione troppo severa di un regolamento dei parchi. 

Questa volta la mamma è più nota ed è la campionessa olimpica Alice Sotero. E il teatro il suo mondo quello per cui ci ha resi famosi a livello internazionale: il campo di atletica. Non certo una città a misura di mamma. Lascia perplessa la dichiarazione che il passeggino per la responsabile di AEOP (la realtà privata di polizia che vigila sul campo) sia “una questione di sicurezza proprio nell’interesse della bambina tenuto conto che mentre la mamma si allena ci sono anche altri atleti, compresi quelli che fanno il lancio del peso”. 

Come se un’atleta olimpionica non sapesse dove è sicuro fare stare sua figlia e sottovalutasse come funziona un campo di atletica. Lascia allibiti che la fruizione al campo non tenga conto della genitorialità, di un diritto così fondamentale e che sia la Sotero o qualsiasi altra donna a non poterci entrare col figlio. Lascia allibiti che chi da qualche mese dovrebbe vigilare sul campo non conosca almeno il mondo degli atleti, delle società… e nemmeno l’atleta più nota. 

Un po’ come fare vigilanza al San Paolo e non sapere negli anni '80 chi è Maradona o fare vigilanza all’ATP e non conoscere Sinner. Ci si chiede tale servizio e tali regole quanto costino al Comune di Asti e se davvero ce ne fosse necessità. Ma soprattutto l’impatto di un passeggino vuoto e delle sue ruote sulla pista… un passeggino vuoto ha una massa di 12 kg… e cosa può fare una massa di 12 kg su ruote a una pista d’atletica. 

Lo dico da fisico! Nulla! Lascia allibiti che si pretenda che la figlia di un’atleta di due anni sia tesserata, se no non può accedere agli impianti. Chissà che la figlia non si appassioni a nuoto, basket, calcio o tennis… e non all’atletica, nonostante sia figlia d’arte di una delle più note atlete. Ma no, a 2 anni se vuoi stare con la mamma mentre si allena deve essere tesserata. 

È chiaro che quando così tante cose non funzionano, occorrerebbe interrogarsi sulle scelte fatte, sulla sicurezza scelta, sulle politiche adottate e sul confronto tra amministrazione e mondo delle società sportive. Il campo di atletica ha una funzione sportiva e lo sport ha una funzione sociale, dovrebbe includere e non escludere.

Mario Malandrone (Ambiente Asti)

Redazione


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