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Attualità | 19 novembre 2024, 16:44

Aumentano i poveri nell'Astigiano: chi si rivolge ai centri di ascolto della diocesi è in crescita del 6,5%. Crescono anche i lavoratori in povertà

Le famiglie italiane superano di due punti percentuali i cittadini stranieri (49,5 contro 47,8). "Fragilità del tempo post pandemico"

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Chi chiede aiuto nei centri di ascolto della diocesi di Asti sono sempre di più. Nel 2023  le persone  sono state 1193, in crescita del 6.5% per un totale di 73 nuclei in più rispetto al 2022. Il 40,5% sono uomini, il 59,2% sono donne e cresce anche l'incidenza sia degli stranieri che si attesta al 47,8% (+2,7 punti percentuali rispetto al 2022), che degli italiani, 49,5% (+2,6 punti percentuali).

Sono solo alcuni dei dati presentati ieri dal direttore Caritas, Beppe Amico, che contestualmente ha presentato  "Alziamo il volume", uno sguardo sincero e approfondito sulla cruda realtà della povertà nella nostra società e un momento, in occasione della VIII Giornata mondiale dei poveri, per riflettere sulla povertà con occhi nuovi e per impegnarci, ciascuno nel proprio ambito, a fare la differenza.

Uomo, italiano, tra i 55 e 64 anni

"La composizione dei nuclei familiari vede un aumento dei nuclei di piccole dimensioni come già riscontrato negli ultimi anni - si legge nel report Caritas - e mettendo a fuoco il dato del 2022 relativo a questo particolare tipo di nuclei si osserva che si tratta di persone prevalentemente di genere maschile, di nazionalità italiana, in età compresa tra i 55 e i 64 anni. Risiedono nella zona est della città- parrocchia di San Domenico Savio, e nel Centro Storico-parrocchia di San paolo; nel territorio della diocesi risiedono prevalentemente nella zona nord - nord-est. Risulta ancora marcato, anche nel 2023, il peso delle povertà multidimensionali con la manifestazione di due o più ambiti di bisogno. In tal senso prevalgono, come di consueto, le difficoltà dovute ad uno stato di fragilità economica legate a bisogni occupazionali e abitativi; ma anche a problemi familiari (separazioni, divorzi, conflittualità), a difficoltà legate allo stato di salute o ai processi migratori. In termini di risposte gli interventi dei Centri di Ascolto assommano a 16.007, una media di 13,4 interventi per ciascun assistito (considerate anche le prestazioni di ascolto)".

Sono 20 i centri di ascolto dislocati nella diocesi di Asti e 3 i "più frequentati": San Pietro, San Paolo e San Domenico Savio e le utenze straniere, per il 39,2% pr

I cittadini stranieri utenti dei CdA provengono principalmente dal Marocco e dall’Albania; in generale, se si osservano le aree geografiche di provenienza, il 39,2% degli utenti provengono dai paesi dell’Est (Albania, Romania, Bosnia, Ucraina e Moldavia), (40,8% nel 2022); il 35,2% dal Magreb (Marocco e Tunisia), (nel 2022 34,7%), e il 9,4% dall’Africa sud sahariana (Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal), (10,5% nel 2022). 

Aumento delle famiglie italiane

Ma non mancano le famiglie italiane che anzi, superano di circa due punti percentuali i cittadini stranieri (49,5% contro 47,8%), un'analisi che ha condotto a riflessioni sulla nostra società oggi, anche grazie alle 15 storie del libro che hanno condotto in un mondo "troppo spesso relegato nell'ombra, dove la mancanza di mezzi economici, opportunità lavorative e adeguata assistenza sanitaria creano un isolamento soffocante", sottolineando anche la solidarietà, la forza e le resilienza nel cercare di superare ostacoli quotidiani.

"Aumentano le famiglie italiane che chiedono aiuto alla Caritas - rimarca Amico - nel nostro territorio questa situazione è riscontrata nel dato dei nuclei che per la prima volta si sono presentati ai Centri di Ascolto nel corso del 2023. Sono le nuove povertà, con una dimensione quantitativa elevata ossia il 24,1% del totale delle famiglie presenti nei Centri di Ascolto. Accanto alle nuove povertà esiste una fascia di persone che sono accompagnate dai Centri di Ascolto da più tempo: i nuclei seguiti da cinque anni e più sono pari a poco meno del 30% del totale. Sul tema lavoro le persone che frequentano i CdA evidenziano problemi di natura economica dovuti principalmente alla presenza di disoccupazione".

Un altro dato che emerge è la presenza dei working poor, di quelle persone cioè che, pur avendo un lavoro, non riescono ad uscire dalla soglia di povertà (il 17,5% dichiara di avere un’occupazione). "Ciò è dovuto sia al basso livello di istruzione degli occupati che limita le capacità di contrattazione del lavoratore nel mercato del lavoro (il 50% non supera la licenza media inferiore), sia alla presenza, all’interno del mercato del lavoro, di lavori deboli, a tempo parziale, con contratti a tempo determinato o a chiamata e 7 che, in assenza di un salario minimo, non consentono il raggiungimento di un reddito sufficiente a garantire un tenore di vita dignitoso. Nel peggiore dei casi si è in presenza di lavoro nero (5,2% registrato ma sovente non dichiarato)".

Povertà legata anche a scarsa istruzione e solitudine

Anche l'analisi sulle fasce d'età e, appunto, l'istruzione rivelano dati in crescita che  : il 27,1% degli utenti ha un’età compresa tra i 45 e i 54 anni (25% nel 2021). In particolare il 69,1% rientra nella fascia compresa tra i 35 e i 64 anni (63,1% nel 2022); nelle due fasce estreme rimane invariata la percentuale di “giovani”(17,6% contro 17%) e aumentano gli “anziani” (12,8% contro 10,5%). 

"Come già riscontrato in precedenza nel 2023 si evidenzia la correlazione tra stato di deprivazione e bassi livelli di istruzione - si legge nel rapporto di Caritas - in particolare il 47,8% degli utenti dei Centri di ascolto non supera la licenza media, mentre il 18,2% possiede un diploma professionale o una licenza media superiore. Il livello di istruzione è strettamente correlato, inoltre, al dato sulla condizione professionale che bene sintetizza le fragilità di questo tempo post pandemico: sul totale dei disoccupati il 52,4% arriva alla licenza media inferiore mentre il 10,5% dichiara di possedere una licenza di scuola media superiore".

Tra le casalinghe emerge che il 58,6% non supera la licenza media inferiore.

"Inoltre, dal focus, emerge che  la solitudine è connessa in modo diretto alla povertà, porta a situazioni di fragilità, necessita di particolari attenzioni, cure e interventi per evitare che si trasformi in forme di degrado e di abbandono. Nel 2018 erano più numerose le famiglie composte da due persone, la situazione si è capovolta, a partire dal 2021, a favore dei nuclei di una sola persona, con una crescita di 12,1 punti percentuali nel 2022 (29.1% contro 17.0%).

Gli aiuti

Tra i bisogni individuati spicca la percentuale di nuclei che hanno dichiarato una condizione di povertà e di problemi economici (46,3%) e, per tali nuclei si è intervenuti principalmente con borse alimentari consegnate periodicamente dai Centri di Ascolto (in totale n. 11.733 Interventi), con l’accesso all’Emporio solidale (si calcola una media di 134 famiglie al mese). 

" Si è inoltre intervenuti con sussidi economici: bollette, tasse (70); alimenti per neonati (220), spese sanitarie (51), spese scolastiche (45), vestiario (342) altri motivi (97)".

Betty Martinelli

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