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io_viaggio_leggero | 05 aprile 2025, 07:00

Cartagena de Indias: la costa della Colombia tra colori, sapori e contrasti

In questa rubrica troverete interviste a viaggiatori e racconti di viaggio vissuti in prima persona. Luoghi da scoprire, avventure emozionanti e storie di vita. Se hai un’esperienza da raccontare… scrivi a: ioviaggioleggero@gmail.com

Oggi vi racconto un’esperienza vissuta, insieme al mio storico compagno di viaggio Giorgio, nel 2022. Un viaggio, in una Terra ricca di verità e di bellezze nascoste.

 

L’arrivo a Cartagena de Indias è stato rocambolesco. Dopo più di dieci ore di ritardo, tra coincidenze perse, gate cambiati all’ultimo e attese interminabili negli aeroporti, siamo atterrati che era già sera inoltrata. Stanchi, accaldati, ma elettrizzati per una nuova avventura che cominciava.

 

Abbiamo raggiunto il nostro piccolo appartamento, semplice ma accogliente, sistemato i bagagli in fretta e siamo usciti subito in strada, spinti dalla voglia di respirare la città, di sentirla addosso, anche solo per qualche ora. La temperatura era alta, l’umidità avvolgente, l’aria vibrava di voci, profumi e suoni. Cartagena ci ha accolto così: viva, calda, autentica. Ci siamo lasciati guidare dall’istinto, camminando senza meta tra le strade illuminate da lampioni fiacchi e insegne al neon. Abbiamo assaggiato il cibo di strada: arepas de queso bollenti e spiedini di carne cucinati su piccoli barbecue montati sul marciapiede. Il tutto accompagnato da una birra gelata comprata da un carretto ambulante. Non era una cena programmata, ma è stata una delle più gustose e autentiche del viaggio.

 

Nei giorni seguenti abbiamo cominciato a esplorare la città vecchia. Abbiamo passeggiato tra le case color pastello, i balconi pieni di fiori, le piazze assolate e le chiese barocche. Ogni angolo ci ha raccontato una storia, ogni strada acciottolata profumava di frutta matura e di vita.

E’ stato curioso partecipare anche a un free tour. Ci siamo ritrovati con un gruppo di viaggiatori latinoamericani – eravamo gli unici europei – guidati da una signora energica e simpatica, che ci ha raccontato anche aneddoti e leggende popolari. Improvvisando uno spagnolo creativo, ci siamo sentiti parte di un’energia comune. Poi abbiamo scoperto il fascino dei rooftop coloniali: salendo all’ultimo piano di un antico edificio, ci siamo ritrovati a sorseggiare un mojito guardando il tramonto. Da lì, Cartagena è apparsa in tutto il suo contrasto: la città vecchia, con i suoi tetti rossi e le mura storiche, e la zona di Bocagrande moderna, verticale e un po’ artificiale.

 

Ma è nel quartiere Getsemaní dove ho lasciato il cuore. Ci siamo persi tra i murales colorati, veri capolavori a cielo aperto: volti afro-colombiani, simboli astratti e poesie urbane. Abbiamo camminato tra fili elettrici aggrovigliati, bambini che giocavano a pallone, anziani seduti sulle soglie di casa. Le porte aperte lasciavano intravedere vite semplici: televisioni accese, profumi di cucina, ventilatori che giravano lenti. Di sera, Plaza de la Trinidad si trasformava in un luogo speciale: spettacoli improvvisati, acrobazie, jam session di strada. Brindare con gli sconosciuti, seduti sui marciapiedi, ed ascoltare freestyle in spagnolo è stato unico! Il quartiere non mi è sembrato troppo turistico, così da conservare ancora un’autentica vita quotidiana. E ogni volta che ci siamo tornati, abbiamo trovato qui la Cartagena più vera. In centro, invece, alla sera la città cambiava volto: locali vibranti, bar con musica dal vivo, terrazze con DJ e tanta gente a passeggio per strada.

Abbiamo anche visto molti venezuelani arrivati qui in cerca di una vita migliore. Alcuni ci hanno servito nei ristoranti, altri vendevano artigianato in strada. Anche tante ragazze giovanissime che cercavano fortuna nei locali notturni, tra luci colorate, false illusioni e sogni difficili da realizzare. Magari uno straniero “da catturare” per provare a cambiare vita?! In ogni caso i loro volti, raccontavano tutta la difficoltà del vivere alla giornata.

 

Una sera abbiamo deciso di concederci una cena più “classica”. In un ristorante dietro la cattedrale ci siamo seduti all’interno, in una sala con l’aria condizionata: una scelta quasi obbligata, perché a Cartagena pochi locali hanno tavoli all’aperto, viste le temperature e l’umidità. Abbiamo ordinato aragosta alla griglia, incuriositi anche dal prezzo: costava poco più di una pizza in Italia. Ce l’hanno servita su un piatto a castello, in cima a un letto di verdure cotte con latte di cocco. Intorno, riso, platano fritto e salsa piccante fatta in casa. Il profumo era irresistibile, il gusto avvolgente. Il ristorante non aveva musica, ma era pieno di vita: voci, brindisi, sorrisi, famiglie in festa. Un’atmosfera bellissima !

 

E’ arrivato, anche, il momento di esplorare il mare e abbiamo preso una lancia diretta a Playa Blanca, una delle spiagge più celebri delle isole del Rosario. All’arrivo, ci ha accolto una striscia di sabbia bianca, bordata da palme ondeggianti e da acque turchesi così trasparenti da sembrare irreali. Abbiamo camminato scalzi sulla battigia e ci siamo fatti largo tra i chiringuitos colorati, le amache appese tra gli alberi e i venditori di frutta fresca. La spiaggia era affollata, ma non caotica: la gente sembrava aver rallentato insieme al tempo. Ci siamo stesi all’ombra, abbiamo bevuto acqua di cocco e pranzato con pesce fresco; un sogno vissuto ad occhi aperti ai Caraibi. Nel pomeriggio, ci siamo immersi in un mare calmo, trasparente, quasi immobile. Il sole ha continuato a picchiare, ma la brezza marina rendeva tutto più sopportabile. Quella giornata a Playa Blanca ci ha regalato una parentesi di puro relax, un’altra faccia della medaglia: naturalistica, più turistica, ma ugualmente emozionante.

 

Ma il nostro cuore era rimasto tra le strade polverose e colorate della città, dove la vita pulsa forte, dove le contraddizioni convivono e dove ogni incontro lascia qualcosa. Cartagena non è perfetta ed è così interessante proprio per questo: nel suo disordine, nella sua energia irregolare, c’è una verità che altrove si è persa. Si tende ancora a pensare alla Colombia come a un paese pericoloso, marchiato da un passato di violenza e instabilità. Ma ciò che abbiamo vissuto racconta un’altra storia. Durante tutto il viaggio ci siamo sentiti tranquilli, accolti, mai in pericolo. La città ci ha guardati con curiosità! Come in ogni luogo del mondo serve buon senso, certo, ma l’idea di un Paese ostile è ormai superata, almeno qui sulla costa caraibica, dove la voglia di rinascita si respira ovunque.

È stata un’avventura intensa, vissuta a fondo. Cartagena mi ha lasciato sabbia nelle scarpe, odori sulla pelle, storie nella testa. Questo viaggio mi ha insegnato che la bellezza più affascinante è sempre quella imperfetta. La Costa della Colombia sa sorprenderti, emozionarti e rimanerti dentro a lungo.

IN & OUT  CARTAGENA

Porta con te

  • Due paia d’infradito ( uno non basterà)
  • Una buona Protezione Solare
  • La voglia del “Diverso”

Lascia a casa 

  • La Passione per il Cappuccino
  • I Pantaloni Lunghi
  • Le Paure

Valutazione : 4 zaini

Legenda

1 zaino (meglio andarci in vacanza )

2 zaini  (merita un viaggio ma..)

3 zaini  (vale il viaggio )

4 zaini  (viaggio da non perdere )

5 zaini  (vale più di un viaggio)

Marco Di Masci

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