Se non avete ancora visitato il museo “L’Anima del Vino”, cuore artistico e culturale del Centro Enoturistico della Cantina Sociale Barbera dei Sei Castelli, a Castelnuovo Calcea, fatelo quanto prima. Racconto che unisce storia, vino, arte, per narrare il rapporto tra donne e uomini dell’Astigiano con natura, ambiente e paesaggio. Al centro del percorso museale le affascinanti creazioni di Ezio Ferraris, ricavate da antichi ceppi di viti estirpate.
Un paio di venerdì fa ero passato a salutare Ezio e a godere delle sue opere, per la terza e non certo ultima volta, e incrocio una coppia di turisti sulla sessantina, ambedue con paglietta, infradito e un look più marittimo che collinare. Passo loro vicino, sorrido, e l’uomo mi chiede se sapessi di quale vitigno fossero i ceppi esposti. Barbera, what else.
Mi presento e chiedo perché fossero in vacanza dalle nostre parti. Loro si illuminano e cominciano a raccontare. Robert e Adeline Wooster, da Worcester, media città del Regno Unito, dove, fino all’anno scorso erano insegnanti, lei d’arte in uno dei licei, o scuole terziare, come le chiamano lì, di Worcester e lui di estimo in un istituto tecnico agrario. Con la pensione si sono dedicati assai più di prima ai reciproci interessi dominanti: i vini, bianchi, per Robert, di cui scrive come freelance su un paio di testate specializzate, e le Big Bench di Chris Bangle per Adeline, installazioni uniche per vivere arte e paesaggi dall’alto.
Avevano iniziato la loro vacanza italiana dalle colline del Gavi, poi nel Tortonese per degustare Timorasso e da tre giorni erano in giro nel Sud Astigiano, inseguendo il fascino delle panchine giganti e la classe di bianchi e bollicine del nostro territorio. Si sarebbero fermati ancora un giorno, quindi quattro notti in totale, in un agriturismo in Langa Astigiana. Ad ogni tappa del loro girovagare una panchina e una cantina. Non a caso li avevo incrociati a quella dei Sei Castelli, poco dopo aver ripetetuto il magico rito di sentirsi piccoli, seduti sulla Big Bench del Parco d’arte La Court, a due passi. Fino a quel momento, oltre a Castelnuovo Calcea erano passati a Castel Boglione, con visita a Cascina Garitina, dove di bianchi neppure l’ombra, ma di Barbera e Nizza...Poi Costigliole d’Asti con panchine a Bricco Lu e tra le vigne di Cascina Castlet, dove Robert ha fatto il pieno di Ataj, sontuoso Chardonnay, arricchito dal fascinoso racconto sul Marchese Filippo Asinari di San Marzano, primo a coltivare in quelle terre, nella prima metà dell’Ottocento, il vitigno Chardonnay, importandolo direttamente dalla Francia. Ancora panchine a Montabone, Ricaldone e Fontanile, con visita enologica in Cascina Montecantero, tra le colline a ridosso di Fontanile, dove Robert si è fatto conquistare, venendo occasionalmente meno aila sua caccia di bianchi, da un fresco e aromatico Brachetto d’Acqui docg.
Fornisco a Robert qualche nuovo indirizzo, nella certezza che Adeline potrà sempre trovare negli immediati dintorni una panchina o due da mettere in curriculum e li lascio a finire il giro tra i ceppi artistici di Ezio, felice di toccare l’entusiasmo di chi aveva trovato quello che voleva. Trovato nell’Astigiano.