In una giornata tra le più calde di inizio agosto, stavo tornando a casa dalla passeggiata mattutina con moglie e Tella, il nostro nuovo cane, affascinante mistura tra un lagotto ed un barboncino. Tredici chili di timida dolcezza che la sorte, buona sorte, ci ha fatto incrociare a fine maggio. Tella, diminutivo di Nutella, ha sette anni. Per due in canile, salvata da una signora sudafricana di Mombercelli che, obbligata a rientrare nel suo paese senza possibilità di portarsela dietro, non sapeva come e cosa fare. Noi, nel frattempo era già da un po’ che volevamo tornare a dedicarci ad un pelosetto. Et voilà: risolto il suo problema, soddisfatta la nostra voglia.
Era una domenica, lo ricordo benissimo, stavamo rientrando in auto da un giro al fresco degli alberi secolari che ombreggiano l’area attorno al Casotto di Ulisse, all'ingresso della Riserva naturale della Val Sarmassa, tra Vinchio e Cortiglione. Direzione aperitivo domenicale con i soliti amici al circola ARCI di Cortiglione. Dopo una curva, mi trovo davanti due ragazze a sbracciarsi, intimando, in silenzio, ferma, ferma. Accosto, scendo e, quasi sotto voce, mi spiegano di essere svizzere con i mariti che stavano fotografando, poco più avanti, un picchio rosso. Per colpa di Aldo, Giovanni e Giacomo la mia considerazione dello svizzero medio non era delle più alte e lì trovavo grandiosa conferma, ma i nostri tre comici, nel mettere in scena le avventure del signor Rezzonico, del poliziotto Hüber, e dello stilista Fausto Gervasoni, le avevano ambientate nel Cantone Ticino e non nella Svizzera tedesca, chiaramente percepibile dall’accento delle due. Eppure, ferma tutto che si fotografa il picchio. I mariti tornano, armati di teleobiettivi che parevano cannoni, entusiasti come bambini, esultanti per gli scatti al picchio. Trattengo una più che comprensibile ilarità e li invito a raccontarmi qualcosa, dopo la solita introduzione sulle mie curiosità, statistico turistiche.
Ambedue le coppie, giovani coppie sulla quarantina, lavorano nello stesso studio legale ai Zurigo, Müller & Meier, i loro cognomi. Non me la sento di chiedere perché la sequenza non rispettasse l’ordine alfabetico e li lasco parlare. Sono arrivati nell’Astigiano da quattro giorni a scovare uccelli, anzi, volatili, suona meglio. Volatili, più o meno rari, da fotografare. Prima avevano trascorso un paio di notti nei dintorni della Riserva Naturale Paludi di Ostiglia, in Lombardia, paradiso per i birdwatcher e per gran numero di uccelli, con ben 175 specie ornitiche censite. Poi altre due a Racconigi, nel Cuneese più a ridosso di Torino, a fotografare cicogne in tutte le salse. Dalle nostre parti hanno preso casa in una residenza turistica nei dintorni di Tigliole d’Asti, non tanto per il fascino di quell’area dell’Astigiano, ma per la vicinanza alle voliere del Centro Recupero Fauna Selvatica Lipu, alle ghiandaie, ai picchi e ai gruccioni della Riserva Naturale di Valle Andona, Valle Botto e Valle Grande, al Martin pescatore della Riserva Naturale Stagni di Belangero, al Migliarino di palude; alla Cutrettola e al Pendolino della Riserva Naturale Paludo e Rivi di Moasca, assieme ad aironi cenerini e rossi, civette e upupe, e al ricco numero di uccelli rari della Riserva Naturale delle Rocche di Antignano.
Finito il giro in quelle zone si stavano dedicando agli uccelli della Riserva Naturale della Val Sarmassa e nei due giorni successivi sarebbe toccato a quelli del Parco naturale di Rocchetta Tanaro, 40 specie, quasi tutte nidificanti, legate agli ambienti boschivi. Avrebbero chiuso il paio di settimane di vacanza italiana in Liguria a prepararsi il terreno per un nuovo tour, primaverile, al Parco del Beigua, punto di riferimento per il birdwatching dei rapaci migratori e delle gru.
Rintronato dall’elenco di volatili fotografati e da fotografare, che per rispetto nei vostri confronti ho ridotto al minimo, saluto, nella bella sensazione di toccare, senza dubbio alcuno, l’entusiasmo di chi aveva trovato quello che voleva. Trovato nell’Astigiano.