"Mentre il governo investe nelle armi, noi difendiamo le persone". Con questo slogan lo SPI CGIL di Asti apre la sua settimana di mobilitazione, dal 17 al 21 novembre, in contemporanea con le iniziative promosse in tutta Italia dal sindacato dei pensionati della CGIL. L’obiettivo è chiaro: chiedere al governo modifiche alla legge finanziaria a favore di lavoratori e pensionati.
"Non è un’azione contro, ma un’azione per – sottolinea Maurizio Facchi, neoeletto segretario generale dello SPI CGIL astigiano – chiediamo una rivalutazione delle pensioni in linea con il reale costo della vita, l’ampliamento della quattordicesima mensilità e un sistema fiscale più equo. Oggi i pensionati pagano più tasse rispetto ad altri cittadini e perfino alle rendite finanziarie".
Pensioni ferme, vita che costa di più
Dal 1° gennaio 2026, il governo prevede un aumento di soli 12 euro mensili sulla pensione sociale, ma – come denuncia il sindacato – si tratta di un incremento apparente: l’aumento strutturale di 20 euro sbandierato dall’esecutivo include infatti gli 8 euro già erogati nel 2025.
"Chi ha versato contributi e supera di poco la soglia della no tax area (8.500 euro) – aggiunge Facchi – finirà per vedersi azzerato il beneficio a causa dell’IRPEF, creando nuove disparità fra pensionati che vivono condizioni molto simili".
Il sindacato lamenta inoltre che nulla sia previsto per le pensioni integrate al minimo, dove l’incremento transitorio dell’1,3% si traduce in appena 3 euro in più al mese.
IRPEF e flessibilità: le promesse che non bastano
Tra i temi più caldi c’è anche il taglio dell’aliquota IRPEF per i redditi tra 28.001 e 50.000 euro, che dal 2026 scenderà dal 35% al 33%. "Un provvedimento – dice ancora Facchi – che lascia indifferenti la maggior parte dei pensionati, visto che il 79% percepisce meno di 28.000 euro all’anno. Chi ha una pensione da 30.000 euro, ad esempio, risparmierà circa 3 euro al mese: un’elemosina di fronte all’aumento del costo della vita".
E mentre cresce la preoccupazione per l’innalzamento dell’età pensionabile previsto per il 2027 e 2028, lo SPI CGIL denuncia il rischio di un "passo indietro" per i lavoratori, soprattutto per i giovani. "Si andrà in pensione sempre più vecchi e con assegni sempre più bassi" commenta il segretario.
Ape Sociale, TFR e diritti negati
Il sindacato riconosce come positiva la proroga dell’Ape Sociale, ma contesta la mancata estensione delle categorie di lavoratori gravosi e l’assenza di Quota 103 e Opzione Donna, strumenti che garantivano una minima flessibilità, soprattutto per le lavoratrici. "La loro cancellazione – osserva Facchi – colpisce una popolazione fragile, fatta di donne che si sobbarcano il lavoro di cura e accettavano penalizzazioni pur di anticipare il pensionamento".
Anche sul fronte del TFR e TFS la situazione resta insoddisfacente. Sebbene dal 2027 i tempi di liquidazione vengano ridotti a 12 mesi per chi va in pensione per limiti d’età, restano 25 mesi per gli altri. E, denuncia Facchi, "in molti casi la liquidazione arriva dopo 4 o 5 anni, con punte di 7. È inaccettabile che un salario differito venga trattenuto così a lungo".
Volantinaggi nei mercati e verso lo sciopero generale
Durante la settimana, i pensionati dello SPI CGIL saranno presenti con banchetti e volantinaggi nei mercati di Asti, Canelli, Nizza Monferrato, San Damiano e Villanova d’Asti, per informare e sensibilizzare la cittadinanza.
La mobilitazione si inserisce nel percorso che porterà allo sciopero generale proclamato dalla CGIL per il 12 dicembre, con un messaggio forte e semplice: difendere chi lavora e chi ha lavorato, prima di investire nelle armi.
Per ulteriori informazioni: https://spicgil.it/blog/pensionati-in-piazza-dal-17-al-21-novembre-ci-mobilitiamo-per-un-paese-piu-giusto





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