A poche ore dalla considerazione del consigliere Candelaresi sull'Asti Pride, arriva la replica del comitato organizzatore.
"Già, proprio così, in quella notte di 50 anni fa a New York allo Stonewall Inn, la comunità omosessuale e transessuale passò dalla “vergona all’orgoglio” in poche ore.
E lo fece grazie al coraggio, alla tenacia, alla spudoratezza, all’essere oltre le righe di centinaia di drag queens (regine dello strascico), di transessuali e di omosessuali.
La “rivoluzione” non fu fatta da persone in giacca e cravatta. Anzi quel “canone” estetico allora, rappresentava proprio la repressione della comunità LGBTQI (i graduati della polizia allora usavano vestirsi proprio in quel modo).
I Pride oggi perpetuano quel momento. Vogliono continuare ad infrangere stereotipi, pregiudizi, muri, discriminazione, violenza che, ancora oggi, incombono sulla comunità LGBTQI italiana e su quella di molti Paesi nel mondo (77 per la precisione) dove, per l’orientamento sessuale o identità di genere, si viene torturati, imprigionati, ammazzati!
Le associazioni LGBTQI italiane ed internazionali sono in prima linea da anni per migliorare la situazione in tali Paesi e per dare rifugio politico a migliaia di donne e uomini che scappano da tali atrocità. E’ un peccato che tale impegno sfugga a molte personalità politiche nazionali e locali, conoscerle bene e a fondo sarebbe un sicuro arricchimento per loro.
I Pride sono anche rivendicazione di diritti, rivendicazione politica. Nel nostro Paese gli articoli 2 e 3 della nostra bella Costituzione non sono pienamente realizzati per la comunità LGBTQI.
Ciò a causa, anche e soprattutto, di attacchi beceri e violenti di molti personaggi politici in vista e con cariche istituzionali importanti (Ministro dell’Interno, Ministro della Famiglia).
Attacchi di quel genere, a prescindere dal colore politico da cui provengono, li abbiamo combattuti e continueremo a combatterli a viso aperto ed in prima linea come sempre abbiamo fatto in questi anni di attivismo e lotta.
Sì, fare attivismo LGBTQI vuol dire esporsi , uscire fuori, rompere gli schemi, infrangere canoni e regole.
Solo così è possibile realizzare quella “rivoluzione” che ha permesso quel “cambiamento” culturale avvenuto 50 anni fa e che oggi permette di vivere, più o meno serenamente, una vita tranquilla anche a quelle persone LGBTQI che all’eccesso , preferisco una più comoda e tranquilla vita “riflessiva” ,“analitica” e “dietro le quinte”.
Comitato Organizzatore ASTI PRIDE