Di pari passo con il crescente (ed ormai dilagante) successo dei social network, sul web impazzano altri due veri e propri fenomeni. Ovvero i ‘meme’ e i ‘challenge’, letteralmente “sfida” da intendersi come invito a compiere qualche azione.
L’ultimo challange (tale solo in ordine di tempo) è il #tenyearschallenge, che invita gli utenti dei social a mettersi in gioco mostrando affiancate una propria foto di 10 anni fa e una attuale. Un 'gioco' di enorme successo, che da settimane prolifera sul web coinvolgendo vip e persone comuni, che ha finito per stuzzicare anche la fantasia degli autori dei 'meme', ovvero immagini satiriche che grazie ad un intelligente mix tra foto e testi sono a loro volta diventati virali sulla Rete.
Tra i 'meme' (davvero tanti, provate a cercarli sui social) generati dal fenomeno #tenyearschallenge ne figura anche uno dedicato all’eterna incompiuta del nostro territorio, ovvero l’Asti-Cuneo. Che l’autore dell'immagine, con notevole (e un po’ amara) ironia 'ritrae' com’era dieci anni fa e com’è oggi. Ovvero immutata: incompleta era e incompleta è. Ormai da tanti, troppi anni.
Infine, riampliando il discorso al fenomeno #tenyearschallenge, c’è da aggiungere che ha suscitato anche alcune perplessità sul fronte della privacy degli utenti. Il sospetto, avanzato da Kate O’Neill, giornalista della rivista “Wired”, è che quello che all’apparenza è un innocuo gioco all’insegna del ‘come eravamo’ in realtà possa celare un immenso progetto per la raccolta dei dati personali di milioni di persone nel mondo.
Nel suo articolo, la O’Neill spiega che uno dei più grandi problemi che incontrano gli esperti che lavorano all’intelligenza artificiale è l’assenza di immagini che documentino l’evoluzione fisica degli utenti consentendo di migliorare gli algoritmi di riconoscimento.
Pertanto la giornalista si pone un’inquietante domanda: #tenyearschallenge è ‘solo’ un fenomeno social o un progetto degno di un Grande Fratello orwelliano?