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Economia e lavoro | 10 ottobre 2019, 18:34

L'economia del Piemonte chiede aiuto al governo Conte: "Serve una finanziaria che intervenga sulle urgenze del Paese"

L'appello di Confindustria regionale alla luce delle previsioni per la chiusura del 2019, dove la manifattura va molto peggio del terziario: "C'è un clima di fragilità, nell'automotive e non solo. Basta beghe politiche, bisogna reagire in fretta"

L'economia del Piemonte chiede aiuto al governo Conte: "Serve una finanziaria che intervenga sulle urgenze del Paese"

Lo stato di salute dell'economia regionale continua a mostrare un certa debolezza e la fiducia non decolla. Ecco perché da Confindustria Piemonte, in vista di una fine di 2019 con valori in calo per quanto riguarda produzione, ma anche ordini ed export, si appella al governo: "Serve una manovra Finanziaria che risponda alle urgenze economiche del Paese".

In particolare, come spiega il presidente degli industriali piemontesi, Fabio Ravanelli, "In Piemonte, come nelle altre aree industriali del nostro Paese, non si intravedono soluzioni immediate alla fase di stagnazione e incertezza che ha caratterizzato gli ultimi trimestri. Alle difficoltà congiunturali si intrecciano le crisi di settore nell'automotive, nel tessile o nell'edilizia. È motivo di conforto la tenuta di importanti indicatori come la cassa integrazione (in crescita ma lontana dalla soglia di allarme), tasso di utilizzo degli impianti, investimenti e occupazione. Ma nel breve periodo non è realistico immaginare un’accelerazione: non la giustificano le proiezioni molto caute sull’economia italiana e il rallentamento dell’Europa». 

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Dario Gallina, presidente dell’Unione Industriale di Torino: "C’è la necessità che il Governo intervenga già con la Finanziaria sulle maggiori urgenze e con azioni di politica industriale a sostegno dell’export e dei settori più in difficoltà, a partire dall’auto. Il rischio è che la nostra industria e il nostro Paese si stacchino dai principali competitor e partner europei. Non possiamo restare ingessati da sterili beghe politiche; dobbiamo reagire in fretta alla situazione di emergenza".

Scorrendo le cifre dell'indagine, si conferma la netta differenza tra settore manifatturiero e terziario. Nel terziario, infatti, le imprese esprimono ancora valutazioni decisamente ottimistiche, con indicatori allineati a quelli di giugno e marzo. Il disallineamento tra manifattura e terziario, peraltro comune ad altri Paesi industriali, è ormai una costante degli ultimi mesi. A livello di settori, invece, a patire sono in particolare tessile, automotive, metallurgia ed edilizia col suo indotto. Qualche segnale di miglioramento dalla meccanica strumentale. Buone prospettive per alimentare e manifatture varie (gioielli, giocattoli e così via); benino la chimica, molta incertezza nella gomma-plastica.

Analizzando la situazione secondo la geografia, gli schieramenti sono sostanzialmente due: da un lato, a Cuneo, Alessandria, Novara e nel Canavese la maggioranza delle imprese esprime valutazioni favorevoli. Diverso il clima di fiducia prevalente a Torino, Vercelli, Verbania e Biella, alle prese con condizioni di mercato più problematiche. E' soprattutto Torino a evidenziare un deciso peggioramento delle aspettative: i saldi ottimisti-pessimisti arretrano di una decina di punti rispetto a giugno. Tengono export e occupazione. Le piccole aziende, infine, sono più preoccupate delle grandi.

Massimiliano Sciullo

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