La Diocesi di Asti celebra i 120 anni del suo settimanale, una delle testate giornalistiche più longeve dell'Astigiano, il 30 novembre prossimo e si appresta a dar vita a un inedito convegno pastorale, che anticiperà la ricorrenza il 16 novembre.
Ha superato da vent'anni il secolo di vita il giornale che ha segnato la storia del giornalismo astigiano e che andò in stampa per il primo numero il 25 novembre 1889. "La Gazzetta d'Asti - ha detto il vescovo di Asti, Monsignor Marco Prastaro - ricorda quest'importante momento con una giornata celebrativa, che ne ripercorre la storia e fa tesoro del suo lungo cammino, guardando al passato per andare avanti".
La celebrazione, che si svolge il 30 novembre con un incontro al Centro culturale San Secondo a partire dalle ore 9:15, segnerà il passaggio di direzione da don Vittorio Croce a don Dino Barberis.
Nel corso della mattina interverranno Chiara Genisio, vicepresidente nazionale Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Nazionale della Cei per le Comunicazioni Sociali, Giuseppina Paterniti, direttore del Tg3, Mauro Forno, docente di Storia Contemporanea e direttore dell’Israt il direttore uscente, che lascerà l'incarico dopo oltre 40 anni di servizio.
Le conclusioni saranno affidate al vescovo. Intanto le uscite più antiche di Gazzetta stanno per essere digitalizzare grazie a un contributo della Regione Piemonte.
I numeri compresi tra il 1899 e il 1976 stanno per esser trasformati in pdf e saranno presto consultabili al link www.giornalidelpiemonte.it.
Il progetto si concluderà nel 2020 con la socializzazione delle annate dal 1976 al 2005 (anno in cui tutte le testate sono passate al digitale).
Il convegno "CIASCUNO LI UDIVA PARLARE NELLA PROPRIA LINGUA"
Affronta un tema di grande attualità, che attraversa da tempo la politica, il convegno diocesano in programma il 16 novembre alle ore 9:30 sempre al Centro culturale San Secondo. Il titolo scelto è
“Ciascuno li udiva parlare nella propria lingua” (cfr. At 2,11) citazione scelta per riflettere, dibattere, ma anche lavorare sulle migrazioni e le sfide pastorali.
Ospite d’eccezione Maurizio Ambrosini, sociologo dell’Università di Milano. 'L’invasione che non c’è, Immigrazione e società italiana” è il punto centrale del seminario "che intende proprio fare un’analisi dei fenomeni migratori e soprattutto di come li leggono o sono indotti a leggerli la popolazione, la società, ma anche la politica" ha detto don Dino Barberis. "Vogliamo interrogarci su questo - ha aggiunto il vescovo - che per la nostra Chiesa è motivo di stimolo e sfida".
Si parlerà dell’Impatto delle migrazioni sulla pastorale diocesana, con interventi dei tre delegati vescovili per la pastorale don Antonio Delmastro, don Simone Unere e don Dino Barberis.
Alle 14.30 prenderanno il via i laboratori pastorali. Tra gli argomenti che affronteranno: la cura pastorale delle etnie, catecumenato e catechesi per gli stranieri; la presenza dei giovani stranieri negli oratori e nella pastorale giovanile; per una celebrazione a misura dei cattolici di altre provenienze etniche; vicinanza e accompagnamento alle assistenti domiciliari; dall’accoglienza alla costruzione di una società plurale e solidale.
In ogni laboratorio un esperto introdurrà alla discussione con un breve intervento, quindi ci si confronterà su quali strade proporre per il futuro mettendo insieme le esperienze che già esistono e si conoscono e infine individuare gli uffici diocesani ai quali affidare il compito di portare avanti le proposte.
Per partecipare ai laboratori è necessario iscriversi on line utilizzando scheda che si può trovare sul sito della Gazzetta d’Asti oppure compilando un modulo da consegnare in parrocchia o nella redazione della Gazzetta d’Asti, inviando la foto del modulo compilato a dinbarberis@libero.it o via WhatsApp al 366/3460160.
Anticiperà il convegno diocesano un seminario formativo di studi al polo universitario di Asti il 15 novembre alle ore 9, organizzato dalla Scuola di Alta Formazione statistica.
Il tema al centro è complesso: immigrazione e integrazione, effetti demografici, sanitari e sociali.
Riparte il 4 novembre anche la Scuola popolare, iniziativa del Progetto culturale diocesano della Commissione pastorale sociale del lavoro e della parrocchia Nostra Signora di Lourdes.