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Attualità | 11 febbraio 2020, 13:38

Asti, una cena contro discriminazioni e pregiudizi dovuti alla psicosi da coronavirus

L’incontro – cui hanno partecipato esponenti di associazioni, medici e politici – si è svolto in un ristorante cinese a gestione familiare

Asti, una cena contro discriminazioni e pregiudizi dovuti alla psicosi da coronavirus

 

L’hashtag #JeNeSUisPasUnVirus (#iononsonounvirus), che da qualche giorno sta girando sui social network, riproposto anche dall’Unione dei Giovani Italo Cinesi (UGIC), è l’appello all’umanità di fronte alla difficile situazione che sta vivendo la comunità cinese, che lunedì sera alcune persone e realtà astigiane, nell’ambito del Cantiere per la Pace “La pace è la via”, hanno provato a rilanciare con un piccolo gesto simbolico.

Ci riferiamo ad una cena conviviale ad un ristorante cinese nel centro di Asti, un piccolo segnale distensivo e di solidarietà con la comunità cinese che rischia di essere vittima delle conseguenze di una sorta di “psicosi da coronavirus”, che sta attraversando il nostro paese con gravi costi non solo economici ma, soprattutto, umani.

Al tavolo del ristorantino a gestione famigliare (una giovane e cordiale coppia di Hubei, con due piccoli bambini che giocavano allegri in sala), erano seduti l’infettivologo Paolo Crivelli, il direttore di UniAstiss Francesco Scalfari, l’assessore comunale Mariangela Cotto, raggiunta nel corso della serata dal sindaco Maurizio Rasero, dall’assessore Stefania Morra e dalle consigliere Francesca Ragusa e Francesca Varca, oltre ai rappresentanti di diverse associazioni che, tra una portata e l’altra, hanno avuto modo di confrontarsi su come il diritto alla salute sia garantito, come sta accadendo, attraverso provvedimenti efficaci e proporzionali, presi da persone competenti rispetto all’emergenza in atto e di quanto sia, invece, pericolosa l’attuale diffusione di pregiudizi e discriminazioni che rischiano solo di creare inutili sofferenze e di avvelenare le nostre comunità.

Un piccolo, ma significativo, segnale distensivo e di solidarietà, che ha visto rappresentanti della comunità scientifica, delle istituzioni, e della società civile e religiosa astigiana raccogliere l’appello della comunità italo cinese: “IO non sono un VIRUS, sono un essere UMANO. Liberami dal pregiudizio”.

 

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