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Al Direttore | 07 aprile 2020, 18:09

Uniti si può: "Asp nella lotta fra i colossi nazionali multiservizi?"

I consiglieri Anselmo e Bosia: "Iren nutrirebbe interesse a rafforzare la sua partecipazione in Nos, cioè la società che detiene il 45% di Asp"

Uniti si può: "Asp nella lotta fra i colossi nazionali multiservizi?"

Riceviamo e pubblichiamo una nota dei consiglieri Uniti si può in merito ad Asp.

Il Coronavius ha fermato quasi tutto. Quasi, perché ci sono manovre che stanno andando avanti, magari rallentate, ma pur sempre avanzano, e in un un senso che potrebbe non essere lo stesso degli interessi della città di Asti e degli astigiani.

Ci riferiamo a quanto riportato dall’edizione torinese del Corriere della Sera: Iren nutrirebbe interesse a rafforzare la sua partecipazione in Nos, e, cioè la società che detiene il 45% di Asp. Questa notizia di per sé ci mette in guardia, perché già in passato, vedi il caso di Vercelli, Iren, dopo aver consolidato la sua posizione, ha apportato importanti stravolgimenti negli assetti delle società municipalizzate, causando, nel medio periodo, la perdita di posti di lavoro di carattere tecnico e dirigenziale sul territorio.

Tuttavia, nelle vicende di Asp bisogna tenere conto di un’altra cosa: Nos, infatti, è composta al 50% da un socio privato, Gavio, e per il restante 50% da aziende pubbliche “torinesi”: 25% Iren, 15% Gtt (trasporti) e 10% Smat (acqua). La scorsa settimana la sindaca di Torino ha ribadito la decisione di far tornare Smat un consorzio pubblico, gesto importante e animato dal sacrosanto principio della “collettivizzazione dei beni comuni”: tuttavia per Asp le conseguenze potrebbero essere poco rosee. Una Smat “pubblica” dovrà necessariamente cedere il suo 10% di azioni, e ciò comporterà il rafforzamento di uno degli altri azionisti: che sia Iren, le cui politiche spregiudicate sono gli sotto occhi di tutti, oppure che sia la componente privata, la quale, per sua stessa essenza, tende a massimizzare i profitti, è difficile non pensare a ripercussioni sulla nostra azienda e sui costi dei servizi.

Le nostre preoccupazioni di gennaio-febbraio, dunque, erano fondate. Se Paolo Romano verrà “fatto fuori”, come sembra dalle voci delle settimane scorse, poco importa ormai. La minaccia di un’Asp sempre più sottomessa alle dinamiche di grandi “colossi” del settore si fa ogni giorno più forte. Restiamo all’erta.

Mauro Bosia e Michele Anselmo - Unitisipuò


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