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Attualità | 09 aprile 2020, 09:02

Coronavirus, il Piemonte guarda al post emergenza: “Non sarà una vita come prima per un anno o due” [VIDEO]

Il virologo Pregliasco non ha dubbi: convivremo con il virus. L’assessore Icardi: “La riabilitazione di alcuni soggetti può durare anche mesi”

Coronavirus, il Piemonte guarda al post emergenza: “Non sarà una vita come prima per un anno o due” [VIDEO]

“Non sarà una vita come prima, almeno per un anno o due”. Frena i facili entusiasmi da emergenza passata Fabrizio Pregliasco, virologo e presidente Anpas. Se è vero che la curva ha iniziato finalmente a frenare e il numero dei decessi a rallentare nella sua incidenza, il ritorno alla normalità non solo dei torinesi, ma di tutti gli italiani, sarà sì graduale ma soprattutto potrebbe durare diverso tempo.

Sarà una vita che possa permettere alle attività produttive e a una certa attività sociale di riattivarsi” spiega il virologo. Di fatto, lo scenario delineato da Pregliasco, è quello della convivenza. I cittadini dovranno imparare ad “accettare” il virus, a isolarlo tempestivamente e a rispettare le istruzioni. Solo così si riuscirà a vivere serenamente la cosiddetta “fase 2”. Una fase in cui, oltre alle restrizioni che si allenteranno con il passare del tempo, sarà decisivo il senso di responsabilità di ogni singolo cittadino.

Vista la difficoltà nel reperire le mascherine, come tenere però comportamenti responsabili per tutelare la propria salute e quella degli altri? Lo spiega lo stesso virologo: “La mascherina è un complemento di sicurezza, l’elemento fondamentale è il distanziamento sociale, oltre un metro uno dall’altro e il lavaggio frequente delle mani con cui ci tocchiamo il viso, tocchiamo la maniglia. Sono un veicolo indiretto e importante molto rischioso”. “La mascherina chirurgica se c’è, il foulard o una sciarpa possono essere con minor efficacia uno strumento ulteriore di protezione” ribadisce Pregliasco. E i guanti? “Possono essere un’ottima barriera, ma vanno gestiti bene: bisogna toglierli con l’attenzione per non contaminarsi, va gestito nell’ottica di un oggetto che può essere contaminato. Riduce la possibilità di un contagio solo se gestito nel modo adeguato” conclude poi il virologo. 

LA FASE DUE

Per capire quando il Piemonte entrerà nella fase 2, bisognerà attendere il calare del numero dei contagiati e dei ricoverati. Se, come noto, sul primo aspetto incide molto il numero di tamponi eseguiti, sul secondo dato si inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel: “Nelle terapie intensive sono molti di più quelli che escono da questa fase e passano alla terapia subintensiva rispetto a chi non ce la fa e muore” afferma Luigi Icardi, assessore alla Sanità della Regione Piemonte.

È chiaro che ci vorrà del tempo. “Il Piemonte è la coda epidemica della Lombardia, quindi ci sono 8-10 giorni di ritardo rispetto ai dati lombardi, ma stiamo andando abbastanza bene” è l’analisi di Icardi. L’assessore ribadisce poi il motivo per cui il ritorno alla normalità sarà lento e graduale: “purtroppo una terapia intensiva ha dei tempi lunghi: dura un paio di settimane, con la successiva riabilitazione che per alcuni soggetti può durare anche due mesi. Per questo abbiamo la necessità di decongestionare gli ospedali e mettere questi soggetti in strutture alberghiere o strutture Covid”.

UNA NUOVA NORMALITA'

Dopo lo tsunami, l’emergenza Covid è destinata a trasformarsi in una gestione controllata dei casi di Coronavirus. I piemontesi dovranno accettare questa nuova normalità e consuetudine, una convivenza forzata indispensabile per far ripartire il paese.

Andrea Parisotto

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