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Al Direttore | 11 maggio 2020, 07:30

"La liberazione di Silvia Romano sia un'opportunità". Il presidente del consiglio comunale di Asti Giovanni Boccia riflette sul mondo della cooperazione

"Non dovrà più essere concepibile, che da oggi in poi, si debbano ancora impiegare i nostri servizi di intelligence, risorse umane ed infine elargire milioni e milioni di pubblico denaro a delinquenti"

"La liberazione di Silvia Romano sia un'opportunità". Il presidente del consiglio comunale di Asti Giovanni Boccia riflette sul mondo della cooperazione

Riceviamo e pubblichiamo una considerazione del presidente del consiglio comunale di Asti, Giovanni Boccia sulla liberazione di Silvia Romano

Signor Direttore, mi unisco al coro di gioia per la liberazione della giovane Silvia Romano.

Questa ennesima tragedia, spero possa far riflettere i governanti nostrani ed europei, per la realizzazione di seri protocolli di sicurezza verso gli operanti nella cooperazione internazionale.

Conosco benissimo l'Africa e, in momenti più tranquilli ho visitato molti di quei Paesi oggi definiti ad "Alto rischio". Piaccia o no, la liberazione di qualsiasi ostaggio italiano prevede, quasi sempre, il pagamento di un riscatto, effettuato molto probabilmente dallo Stato, per vie traverse.

Di certo la liberazione della giovane Silvia sarà costata dai 5 ai 10 milioni di Euro, erogati con il tramite di qualche ONG. Ciò premesso, e sottolineando l'insostituibile ruolo della cooperazione umanitaria internazionale, mi domando e chiedo perchè, in dette zone, essa (la cooperazione) non sia soggetta al rispetto di preventivi protocolli di sicurezza.

Spiego meglio, in primis le nostre Ambasciate in loco, i Consolati Ordinari e soprattutto quelli Onorari, dovrebbero obbligatoriamente redigere dei concreti piani di sicurezza a tutela degli operatori umanitari, missionari e giornalisti che delineino in modo chiaro, il confine oltre il quale gli spostamenti verrebbero a mettere in grave pericolo l'incolumità delle persone.

Tenendo conto poi della presenza di una miriade di Ambasciate e Consolati di molti dei Paesi dell'Unione Europea, è facile intuire come, qualora ci fosse un piano concordato, per la tutela delle persone ivi operanti, si verrebbe a creare una fitta ragnatela a tutela di tutti i soggetti interessati.

Detto in parole povere: "Se vai oltre quel limite territoriale ben definito, e di cui sei perfettamente a conoscenza, sono fatti tuoi e se proprio non lo vuoi capire, ti obbligo a farti una buona assicurazione come "copertura rischi".

Sappi che io, Stato italiano, non pagherò più con denaro pubblico e se ti dovrò cercare mi rimborserai (tramite la tua assicurazione) di tutto quello che andrò a spendere".

Non dovrà più essere concepibile, a mio avviso, che da oggi in poi, si debbano ancora impiegare i nostri servizi di intelligence, risorse umane ed infine elargire milioni e milioni di pubblico denaro a dei delinquenti, tra l'altro legati a doppio filo al terrorismo internazionale.

Non è plausibile che a qualcuno venga in mente di andarsene, in questo periodo, in giro in bicicletta per il Mali o di voler visitare in moto il Burkina Faso.

Detti Paesi sono nelle black list dei Ministeri degli Esteri di tutto il mondo e quindi per nessun motivo ci si dovrebbe nemmeno avvicinare.

In materia di sicurezza i tempi, dal 2001 in poi, sono molto cambiati e, specie in Africa e nel sud dell'Asia non ci si può più muovere, a proprio piacimento, come ai bei tempi.

Il senso di questa mia missiva, signor Direttore, è quello di lanciare un grido d'allarme, sperando che esso venga raccolto dai soggetti preposti, e che il caso di Silvia Romano (ricordiamo ancora: 18 lunghi mesi di ricerche, contatti, impiego dei servizi segreti, spostamenti, indagini e pagamento di milioni di euro), almeno serva a redigere finalmente concreti piani di sicurezza per i nostri connazionali all'estero.

Ah, dimenticavo! La mia proposta, si potrebbe concretizzare a costo zero per le casse dello Stato.

Giovanni Boccia - Presidente del Consiglio Comunale di Asti

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