Giovedì scorso, sfogliando distrattamente i giornali locali, anzi, il giornale locale, ecco un fulmine a ciel sereno, un raggio di luce a schiarire le tenebre: la Asti del fare si mette in moto.
Nel giorno in cui l’FMI ipotizza un meno 12,8% di PIL per l’Italia nel 2020, leggere che nella nostra città si lavora per contrastare questa infausta tendenza, non può che renderci tutti felici.
Supporti alle imprese, detassazioni, piani di sviluppo territoriale, massiccia promozione turistica della destinazione… nulla di tutto questo. Si farà la Douja. Evvai! Una Douja diffusa nello spazio e nel tempo: piazze, palazzi, bar, ristoranti e coinvolgimento del territorio per tutto settembre, un mese e più, invece della usuale decina di giorni.
Ci aspetta allora un settembre vivace, ricco di eventi e manifestazioni, tra cui l’esposizione dei capolavori del grande Scassa, suppongo a Palazzo Mazzetti, invece che nella prestigiosa ed affascinante sede dei laboratori e del Museo degli Arazzi, alla Certosa di Valmanera, ma questa è altra storia, intanto accontentiamoci.
Tutto questo perché e per cosa? Gli obiettivi e la strategia sono chiarissimi, sviluppare turismo creando i presupposti per un posizionamento di Asti capitale del vino. Turismo che, come ci ricordano i promotori, vale il 15% del PIL nazionale. Nazionale, sia chiaro, che a livello comunale, ahimè, si è fermi da anni a poco più del 3%, contro il 5% provinciale. Recuperare quel gap significherebbe azzerare le iatture pronosticate dall’FMI. Spettacolo!
Le risorse dovrebbero arrivare dalla Regione che recentemente ha scommesso una decina di milioni sugli eventi: Salone del Libro, Fiera del Tartufo, Settembre Astigiano e vari altri rilevanti. Una scommessa che spero sia intanto di aiuto a contrastare la rilevante perdita di flussi turistici di gran parte dell’anno, visto che, a differenza di molte altre regioni e territori italiani, da noi la promozione turistica, la pubblicità, è ancora al palo.
I tempi così stretti certo non aiuteranno, in particolare il carattere marketing oriented della manifestazione che “punterà fortemente sulla promozione con campagne di marketing”, assicura il presidente della CCIAA Goria.
Promozione, che bella parola, mi sfugge perché non si sia già partiti a raccontare l’affascinante storia di Asti e dell’Astigiano, così come quella del Piemonte, e l’incredibile ricchezza di bellezze che ci ha donato che, unite a quelle naturali, rendono la destinazione unica e fortemente attrattiva, al netto di qualsiasi evento. Ma non importa, forse, accontentiamoci che anche il vino ha un mucchio di belle storie da raccontare. Anche non arrivassero poi presenze turistiche (notti), ma solo visite, almeno berremo bene per un mesetto.
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