Questa mattina si è aperta, anche in Piemonte, la stagione venatoria 2020/2021, che si concluderà il 31 gennaio, fatta eccezione per alcune tipologie di specie per le quali il periodo di caccia terminerà prima e norme più restrittive per quanto concerne le battute di caccia ai cinghiali e agli altri ungulati.
I CARNIERI GIORNALIERI E ANNUALI
Per quel che concerne i carnieri, nella stagione 2020/2021 ciascun cacciatore potrà prelevare giornalmente 2 capi di fauna stanziale, di cui una sola lepre comune; 25 capi di minilepre; 2 capi di coturnice; un capo per specie di fagiano di monte e pernice bianca; 20 capi delle specie migratorie, comprese cornacchia grigia, cornacchia nera, gazza, ghiandaia; di cui non più di 3 beccacce (a gennaio il carniere giornaliero scende a 1 capo), 8 beccaccini, 5 tortore, 5 quaglie, 10 allodole, 5 codoni; per un massimo complessivo di 10 capi tra anatidi, rallidi e limicoli al giorno; 5 capi di cinghiale.
I massimi stagionali consentiti sono invece i seguenti: 25 capi annuali di cinghiale; 4 capi, nel rispetto del piano prelievo, per coturnice, fagiano di monte, pernice bianca; 5 capi di lepre comune; 5 capi per specie, nel rispetto dei piani di prelievo, per starna e pernice rossa; 30 capi annui di fagiano; 30 capi di coniglio selvatico; 20 capi di beccaccia; 20 capi di tortora; 25 capi di quaglia; 25 capi di codone e 50 capi di allodola.
LA LAC: "REGIONI INADEGUATE A TUTELARE E GESTIRE LA FAUNA SELVATICA"
Calendari fortemente avversati dalla Lega per l’Abolizione della Caccia (LAC), impegnata in prima fila nei tribunali amministrativi regionali per contrastare tutte quelle che ritiene forzature illegittime in materia di specie, periodi, carnieri abbattibili contenute nei “calendari venatori”.
La LAC segnala non solo i problemi connessi all’incolumità diei fruitori di boschi e campagne, ma anche quelli di specie selvatiche in declino (quali come coturnice, pernice bianca, canapiglia, tortora, beccaccia, moriglione, pavoncella, allodola), minacciate dalla persecuzione diretta della caccia.
“Gravissima – argomentano ancora i responsabili della LAC – l’emergenza dello scarso turnover del personale pubblico di vigilanza venatoria della polizia provinciale, preposto ai controlli (decimato dalla legge finanziaria 2015 e dai provvedimenti successivi alla legge Madia). Ancora in gran parte inattuato da Regioni e Ministro dell’Ambiente, il Piano nazionale di contrasto agli illeciti contro gli uccelli selvatici, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nel marzo 2017”.
Da considerare poi le aree del Paese in cui il bracconaggio è ancora consistente e le numerose leggi regionali (tra cui quelle di Liguria, Toscana e Lombardia), impugnate nell’ultimo anno presso la Corte Costituzionale dal Consiglio dei Ministri.