Il ceco Josef Cerny, della CCC, ha vinto in solitaria la diciannovesima tappa del Giro d’Italia 2020, che probabilmente verrà purtroppo ricordata non tanto per la sua ragguardevole impresa, quanto per le polemiche che l’hanno caratterizzata.
Questa mattina, una parte dei corridori, si è infatti rifiutata di partire da Morbegno e affrontare, in condizioni meteo difficili, la più lunga tappa di questo Giro d’Italia 2020.
Dopo una trattativa serrata con la direzione corsa, la carovana rosa si è messa in moto da Abbiategrasso (MI) alle 14.30 riuscendo comunque a raggiungere il traguardo posto in piazza Alfieri nell’orario previsto e, soprattutto, prima del temutissimo buio.
Dietro Cerby hanno transitato sul traguardo Campenaerts e Mosca. Più staccato il gruppo della maglia rosa Wilco Kelderman, che comunque mantiene il suo primato con 12" di vantaggio su Jai Hindley e 15" su Geoghegan Hart.
L’IRA DI VEGNI: PRONTI AD AZIONI LEGALI
Parlando ai microfoni Rai, il direttore di corsa Mauro Vegni non ha fatto nulla per nascondere tutto il proprio disappunto per il comportamento tenuto da parte degli atleti: “Sono veramente arrabbiato – ha ‘tuonato’ – , dopo tutti gli sforzi fatti per arrivare a Milano questa è una gravissima mancanza di rispetto. Pioveva ma c'erano 13 gradi, quindi c'erano le condizioni per correre in massima sicurezza. Ho saputo della protesta di alcuni corridori meno di un ora prima della partenza da Morbegno, se qualcuno sostiene il contrario come sto leggendo su Twitter (tra questi il sindacato mondiale dei corridori CPA) o lo provano oppure riceveranno le lettere dei nostri avvocati. Abbiamo portato avanti il Giro in una situazione davvero difficile per l'emergenza sanitaria, garantendo il lavoro anche ai corridori e alle squadre. Oggi hanno fatto male a se stessi e al ciclismo. Ora lasciateci arrivare a Milano, poi qualcuno pagherà”.