Lo abbiamo scritto tante volte in questo ultimo anno: apre il mercato, chiude il mercato, la pandemia chiude anche i mercati all'aperto e via con le parole.
Da lunedì è scattata anche ad Asti, l'ennesima zona arancione che questa volta porta con sè una speranza che vuole essere più definitiva.
Complice anche la manifestazione dei giorni scorsi, dove anche i commercianti astigiani hanno fatto sentire forte e chiara la loro voce. "Vogliamo solo lavorare", "Basta con le parole, vogliamo i fatti", "Lavorare è un bene di prima necessità", erano solo alcuni dei cartelli che hanno accompagnato una civilissima protesta.
Tra loro non solo ambulanti, ma titolari di partite iva, ristoratori, titolari di palestre, negozianti che hanno avuto la vita stravolta dal virus.
“Dopo quattro mesi siamo al punto di prima, se non peggio – aveva affermato amaramente Corrado Gallo, portavoce del Mercato Unificato – L’unica differenza è che si è creato del movimento perché la gente ne ha le scatole piene. Vogliamo far sentire la voce della tanta gente che è ferma e vuole capire perché. Troppe cose non vanno: non si capisce che zona rossa sia, visto che c’è tantissima gente in giro e sui ristori… lasciamo perdere”.
Oggi in piazza, la voglia di 'esserci', è stata più palpabile, i colori più vivi, i sorrisi più sentiti. Ed è tornato anche Alessandro Minnella con la sua Ape e i libri che per in po' ha consegnato a domicilio.
Il contagio corre ancora, non c'è dubbio, ma questa nuova ripartenza, ha forse un sapore nuovo, c'è voglia di tornare alla normalità, di pensare che ce la stiamo facendo e il mercato è un passo.