Nel periodo d’oro di Asti, diciamo dal XIII secolo tanto per capirci, la politica di sviluppo territoriale del Comune arrivò a cambiare anche la geografia di diversi villaggi. Politica espansiva che mirava a soppiantare i signori locali, ove possibile senza combattere, pagare o scendere a patti.
Come? Con le villenove: riconoscimento dell’autodeterminazione delle popolazioni rurali, appoggio con il diritto di cittadinanza e contribuito all’edificazione di un nuovo insediamento. Una furbata non da poco per scippare forza lavoro e contributiva ai vari potentati del posto, svuotandoli nella sostanza dei generi di conforto base e di molto potere di trattativa. Spesso costruivano i nuovi villaggi per motivi di sicurezza, reali o ostentati ad arte; più che spesso cogliendo al volo eventuali tensioni sociali, non certo buttando acqua sul fuoco.
Da tutto questo oggi abbiamo undici dei bellissimi borghi dell’Astesana che in un lontano passato non erano lì dove li possiamo oggi ammirare. Undici villenove: Buttigliera d’Asti, Castell'Alfero, Costigliole d’Asti, Montechiaro d’Asti, Montegrosso d’Asti, Isola d’Asti, Villafranca d’Asti, Villanova d’Asti, San Damiano, Serravalle d'Asti (oggi frazione di Asti) e Villa San Secondo.
Villenove sbocciate tutte in qualche decina d’anni nel corso del Duecento, salvo quella di Villa San Secondo con origine da una rivolta antisignorile della popolazione locale, nei primi anni del Trecento, che poco dopo si pose sotto la tutela e protezione di Asti.
I posti sono bellissimi comunque, ma la particolare origine li rende ancora più unici e spendibili come insieme per raccontare Astesana e Astigiano, per attrarre visitatori e turisti con una storia, in questo caso, veramente solo nostra. Pensatene il valore, messi su una cartina sotto il cappello di un marchio di prodotto turistico, qualcosa tipo Strada delle villenove dell’Astesana o anche solo Villenove Astesane. Pensate alla quantità di storia, storie, arte, peculiari caratteri urbanistici, produzioni enogastronomiche e paesaggi unici come quelli attorno ad un capolavoro del Romanico Astigiano come la chiesa dei Santi Nazario e Celso, sperduta tra i campi vicino alla villanova di Montechiaro d’Asti, da cui trova logica. Io comincio a pensarci, vediamo se ne esce qualcosa.