Prendiamo un giorno qualsiasi della prima decade di novembre 2020, un anno fa.
Andiamo a rileggere i dati Covid in Italia: 34.505 i nuovi casi contro i 6.764 di quest’anno.
23.256 i ricoveri nel 2020 mentre nel medesimo giorno del 2021 sono stati 3.124.
2.391 i pazienti in terapia intensiva contro i 395 di questi giorni.
445 i decessi contro i 51 di quest’anno.
Veniamo al nostro Piemonte: la positività in seguito a tampone è passata dal 26 per cento all’ 0,7 per cento, i malati in terapia intensiva sono scesi da 304 del 2020 ai 25 di questi giorni, 64 le vittime nella nostra regione un anno fa, contro i 6 dello stesso giorno di quest’anno.
Insomma, non sono soltanto molti di meno i contagiati, ma soprattutto la malattia colpisce in forme meno gravi e fa un numero enormemente inferiore di vittime.
Lascio ai virologi e agli esperti l’analisi di queste cifre, mi limito a rileggere le statistiche e rilevo che, in Piemonte e nel resto del Paese, l’anno scorso i vaccinati erano lo 0 per cento contro l’81 per cento del 2021.
Così, tanto per rinfrescare la memoria, ci ricordiamo le condizioni in cui eravamo soltanto 12 mesi fa?
In piazza scendevano commercianti, maestri di sci, operatori turistici, gestori di palestre e di locali per protestare contro le chiusure, i mancati ristori, le difficoltà della nostra economia.
Oggi in piazza vanno coloro che protestano per la mancata libertà dei green pass e per i pericoli del vaccino. Ci rendiamo conto di quanto è assurda questa situazione? Senza la campagna vaccinale saremmo nella medesima realtà del 2021 con centinaia di decessi ogni giorno.
Immagino già tutte le reazioni e gli insulti.
Tanto è inutile: impossibile ragionare, anche di fronte a queste cifre. Perché – come recita il proverbio – non c’ è peggior sordo di chi non vuol ascoltare.