Giorgio Pettenuzzo si è spento a casa sua, nel pomeriggio del 19 gennaio, circondato dall’affetto dei suoi cari. Aveva 71 anni, gli ultimi 12 combattuti a suon di terapie e musica, passando fra le corsie del reparto di Oncologia del Cardinal Massaia e i concerti pubblici e privati in cui si è esibito fino all’inizio della pandemia.
È stato un pilastro della musica astigiana: ha iniziato dal gruppo dell’oratorio, come molti, ma ben presto lo trasforma in un complesso (il Sesto Senso) che gira l’Italia sfiorando i personaggi più noti dell’epoca, come Lucio Dalla, Orietta Berti, Patti Pravo, per citarne alcuni.
Ben nota la sua esperienza con la corale di S. Secondo in cui era anche solista, così come molti lo conoscono per il quartetto vocale di musica popolare o la band di Rhythm and Blues di cui era anche arrangiatore, ma la sua vera passione fu il Jazz, con la Big Band di Gianni Basso, dove ebbe la possibilità di suonare con star internazionali come Tommy Flanagan, Toots Thielemans, Dizzy Gillespie, Slide Hampton, Dusko Gojkovic e molti altri.
Nel 1994 è costretto da un grave problema di salute a posare il trombone: abbandonato repentinamente dal mondo della musica, non prima di esser stato privato dei suoi arrangiamenti come ultimo atto di “amicizia”, continua la sua attività a casa, componendo, studiando e avvicinando il figlio William al mondo della musica.
Con la comparsa del male ha ripreso il primo amore a quattro corde, il basso, e con grande felicità ha potuto calcare di nuovo le scene nonostante questi lunghi anni di malattia, spesso in compagnia del figlio che ha seguito sue le orme scegliendo il sax, unico strumento che in casa mancasse.
Quanto segue arriva direttamente dalla famiglia, a conferma del lungo ed ininterrotto amore di Giorgio per la musica.
Per sua volontà non ci sono stati funerali, né sono stati affissi manifesti, ha voluto lasciarci in punta di piedi, per non "recare alcun altro disturbo”, ha scritto, con la modestia che lo ha contraddistinto per tutta la vita.
La famiglia desidera giustapporre la verità a dichiarazioni parziali o incomplete derivate da post e commenti sui social poco veritieri e - parole del figlio - “alcuni al limite dell’irrispettoso”.
William conferma le volontà di Giorgio: “Ha lasciato un elenco, noi lo avremmo detto con calma a chi gli ha voluto bene fino all’ultimo, sentendolo almeno telefonicamente o informandosi tramite noi di famiglia… anche perché queste persone soffrono quanto noi e spesso siamo noi a cercare di dar loro conforto… ci aveva detto così, e così avremmo fatto. Era il suo ultimo gesto d’amore nei nostri confronti, per non sottoporci a valanghe di incontri, telefonate, dolore, pianto. Purtroppo nel mondo del sensazionalismo social le notizie diventano virali, e come spesso accade chi non sa nulla preferisce inventare di sana pianta. Lui avrebbe detto “Tutto pur di apparire!” …e così ci troviamo, nel lutto, a dover difendere la storia di mio papà. Glielo dobbiamo, per correttezza”.
Prosegue poi William: “Avere questo spazio però ci consente di ringraziare chi davvero ha fatto la differenza: il reparto di Oncologia al completo, dal Dott. Franco Testore che, oltre ad aver cominciato proprio con noi il progetto Musica in Day Hospital, ha accompagnato mio papà nelle prime cure oncologiche; poi il Dott. Marcello Tucci che lo ha seguito per tanti anni, e non dimentichiamo la Dott.ssa Brusa, e il Dott. Pinta delle cure palliative che con Valeria lo hanno seguito sempre, fino alle fasi finali giorno e notte.
Doveroso ringraziare anche tutte le infermiere. E poi gli amici, quelli della telefonata quotidiana (FC) e quelli che passavano in bici (GM), quelli che gli mandavano le musiche (EI, SC, VC) e quelli che gli scrivevano spesso (RP). Aveva paura del Covid, era soggetto sensibile e dava pesanti epiteti telefonicamente ai diretti interessati, quelli che “adesso ci penso”, ha scelto la precauzione e la vaccinazione, distanziandosi solo dalle persone, ma vi assicuro che dalla musica non si è allontanato MAI fino all’ultimo istante. Io c’ero, lui non ha smesso mai di fare musica, anche quando nel 1994 aveva a malapena il fiato per alzarsi dal divano e mangiare qualcosa. Semmai è il mondo dei musicanti che talvolta lo ha deluso ed abbandonato.”
William e Pinuccia ringraziano per i numerosissimi messaggi di cordoglio, e la direzione per questo spazio.