Oggi pomeriggio, al polo universitario Rita Levi Montalcini, ad Asti, per le iniziative legate all'8 marzo, è stato presentato il libro 'Non sapevamo di essere girasoli' dell'astigiana Maria Luisa Mosele, già docente e dirigente scolastica.
La storia di una giovane insegnante degli anni 80 e dei suoi ragazzi delle Vallette nella periferia di Torino.
L'incontro è stato moderato dalla referente pari opportunità Uni Astiss, Chiara Cerrato ed è stato riconosciuto come aggiornamento per i docenti presenti.
Qual è il vero volto della scuola? Sono garantite le pari opportunità? Il sistema garantisce il pieno sviluppo? Riflessioni a tutto campo alla presenza anche del sindaco di Asti, Maurizio Rasero e del direttore del polo, Francesco Scalfari.
“ Scuola e pari opportunità, un percorso che ha una lunga storia, come ci racconta la professoressa Mosele, che è stata dirigente scolastica al 4 Circolo e reggente presso il 6 Circolo che ha avuto come fulcro le scuole primarie Gramsci, Frank e Pascoli. Scuole che da sempre sono state promotrici di attività per l’integrazione, l’accoglienza e le pari opportunità. L’istituzione degli Istituti comprensivi ha unito poi le scuole dell’infanzia, primarie e medie in un’ottica di continuità nell’ambito dell’autonomia scolastica. Oggi più che mai le riflessioni su queste importanti tematiche sono attuali. Ho avuto la fortuna di conoscere, in tanti anni di impegno nel e per il mondo della Scuola, dirigenti, docenti e personale ata che si è speso per i girasoli, come li chiama Maria Luisa, coinvolgendo le famiglie e il territorio, parti attive indispensabili“ ha spiegato Cerrato.
Spiega l'autrice: “Oggi la scuola può definirsi una comunità inclusiva che garantisce pari opportunità o è reale il rischio di una scuola che resuscita i fantasmi dell’emarginazione, senza dare le competenze necessarie per affrontare la complessità culturale odierna?”.
Il libro
Attraverso le storie dei ragazzi, che s’intrecciano con la storia di Marilena, giovane donna coraggiosa, prof molto speciale, il libro mostra il vero volto della scuola, quello che lascia segni nell’anima. La particolarità del romanzo sta nel fatto che alle storie si mescolano le riflessioni sulla pedagogia, per cui il sistema scolastico accompagna il lettore lungo tutto l’appassionante viaggio che porterà quella scuola a divenire una vera comunità, che pone al centro le persone.
I girasoli, simbolo di rinascita, segneranno il passaggio dallo spettro di un’istituzione che emargina al volto bello di una comunità inclusiva.
Compagne di viaggio di Marilena altre donne coraggiose e determinate che , come la protagonista, scelgono di “essere” insegnanti. Scelgono di lavorare alle Vallette che, in quegli anni 80, è un quartiere “ghetto”, dove si vive nel degrado più totale. I ragazzi sono adolescenti allo sbando, vittime di adulti assenti.
La comunità, che faticosamente riescono a costruire, esce dal labirinto della caccia alle streghe di un sistema che, incapace d’interrogarsi, cerca colpevoli esterni: sono i ragazzi che sono sbagliati, sono i genitori incapaci di educarli. Quella comunità non nasconde i problemi per salvare l’immagine.
La legislazione scolastica dell’epoca disegna una scuola all’insegna della democrazia e del pluralismo. E’ la scuola che sogna Marilena, una scuola che garantisce pari opportunità, che garantisce l’uguaglianza sostanziale, scuola di tutti e di ciascuno.