Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa di Massimo Scognamiglio, tecnico di radiologia medica (Uniti si può).
Leggiamo sugli organi di stampa che la Regione Piemonte investirà 50 milioni di euro per abbattere le liste di attesa e recuperare le prestazioni ai cittadini che due anni di pandemia hanno quasi azzerato. In realtà 36 milioni arrivano dallo Stato. La prima considerazione è che già prima della pandemia le liste d’attesa sia per gli interventi chirurgici, sia per le visite specialistiche e sia per le prestazioni diagnostiche, costituivano un grave problema per l’utenza. Una criticità ora degenerata. La Regione Piemonte si accinge a varare una serie di provvedimenti volti ad estendere il volume di prestazioni che il sistema sanitario privato erogherà ai cittadini. Si legge che è stato pubblicato un bando regionale per nuovi accreditamenti di strutture private e che la Giunta regionale sta lavorando ad un disegno di legge, da approvare in Consiglio regionale in tutta fretta, “per un nuovo inquadramento normativo solido in questa situazione di emergenza covid”, come dichiarato dal Presidente Cirio che, ovviamente, non parla di programmazione sanitaria. Non vogliamo dare giudizi aprioristici ma quando sentiamo accostare pandemia, inquadramento normativo solido, emergenza e di mezzo ci sono “i privati”, noi ci allarmiamo.
Non siamo prevenuti, poiché la Costituzione (Art. 41 e 43) pone sullo stesso piano il soggetto pubblico e privato garantendo di fatto piena collaborazione tra i due distinti soggetti. Il percorso che le strutture sanitarie private devono intraprendere per essere accreditate all'interno del Ssn (Servizio sanitario nazionale) prende il nome di sistema delle tre A (Autorizzazione – Accreditamento - Accordi contrattuali) e prevede tre step che permettono la loro equiparazione a quelle pubbliche. Si tratta di una procedura giustamente complessa dal momento che la qualità delle prestazioni erogate è strettamente correlata alle cure e alla salute dei cittadini, così come è del tutto evidente che il sistema di accreditamento delle strutture private è fortemente legato a disposizioni nazionali che le Regioni non possono “forzare” anche in considerazione del fatto che risultano indispensabili i pareri di Agenas (Agenzia nazionale salute) e del Consiglio Superiore della Sanità. Pensiamo di poter dire che la Regione Piemonte da anni agisce in sanità senza alcuna seria programmazione (infatti l’ultimo Piano Socio Sanitario regionale risale al 2012).
A tale considerazione si aggiunga il fatto che il sistema privato in Piemonte è sempre stato debole, in particolare in regime di ricovero e, di conseguenza, in regime chirurgico. L’attività privata si é maggiormente rivolta al regime ambulatoriale e diagnostico. Regime diagnostico che spesso ha visto prevalere la logica del numero di prestazioni a discapito della qualità delle stesse. Temiamo fortemente che un ulteriore “liberi tutti” a soggetti non sufficientemente preparati accentui il forte gap già oggi esistente. Sappiamo bene quanto l’accertamento diagnostico preventivo sia fondamentale per la salute delle persone. A fronte di tale storica assenza (regime di ricovero chirurgico) si aggiunge, drammaticamente, la carenza di operatori sanitari, una situazione questa ormai cronicizzata.
Ci chiediamo come il settore privato possa non risentire dei problemi più generali della sanità, a partire dagli operatori e riteniamo, contestualmente, che la sussidiarietà privato - pubblico non possa trovare tutte le risposte dai sanitari in pensione che, dismesso il camice pubblico, indossano quello privato. Questa complessa situazione è ormai gravissima: vi sono lunghe liste d’attesa per gli interventi chirurgici, così come drammatica e ad un punto di non ritorno è la situazione dei Pronto Soccorso riguardo l’aspetto del personale sanitario. Per questo stato di cose né bandi improvvisati né leggine “foraggia privati” potranno sopperire ad una Sanità alla deriva da venti anni. Questa volta non bastano i soldi e non bastano i privati, occorrono interventi di programmazione organizzativa e strutturale capace di ridefinire ruolo, peso, status, retribuzione di tutte le figure che operano in sanità. Non c’è più molto tempo.
Massimo Scognamiglio