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Eventi | 17 aprile 2022, 17:30

Un successo la vendita dei 'Caritun' a San Damiano. Venduti più di 50 chili per la chiesa di San Giuseppe

L'iniziativa della Confraternita di San Giuseppe è tornata dopo die anni di stop

Da sinistra Giuseppe Franco, Gianpiero Calorio, Prof. Ebe Graziano Gianni e Gioele Remondino

Da sinistra Giuseppe Franco, Gianpiero Calorio, Prof. Ebe Graziano Gianni e Gioele Remondino

È stata un successo a San Damiano l'iniziativa delle vendita dei 'Caritun' per il restauro della chiesa di San Giuseppe.

Sono stati venduti ben 50 chili di piccoli pani allo zafferano.

"Il ricavato della vendita - ci aveva spiegato la nuova rettrice rettrice della Confraternita prof. Ebe Graziano, moglie del professor Zappa recentemente scomparso - servirà per proseguire i restauri della chiesa iniziati nel 2011. Mio marito ci si è dedicato anima e corpo. Molte opere si sono concluse: consolidamento del tetto, restauro delle mattonelle colorate della cupola, nuovo impianto di riscaldamento, l’altare maggiore è stato riassemblato, alcune statue e candelabri sono stati riportati al loro primitivo aspetto, come molte altre opere di Pietro Antonio Pozzi di Bergamo e dei suoi figli, molto apprezzati anche da Casa Savoia. Grazie alla bravura di Gioele Remondino ci sarà un nuovo allestimento".

All’interno della chiesa, in piazza Libertà, si è tenuta à la tradizionale distribuzione dei “caritun”, pani azzimi di carità che ancora oggi vengono confezionati utilizzando settecenteschi stampi in legno. Un tempo i pani erano preparati dai confratelli e distribuiti come carità ai poveri, oggi vengono invece confezionati da una panetteria locale e venduti e il ricavato destinato alle necessità della confraternita. Il Caritun simboleggia la fuga dall’Egitto del popolo Ebreo che non ebbe il tempo di far lievitare il pane e lo cosse molto velocemente per festeggiare la Pasqua Ebraica.

Gli ingredienti del Caritun sono: farina, acqua e sale con aggiunta del pepe per rievocare le erbe amare della Pasqua ebraica, che simboleggiano la schiavitù in Egitto e lo zafferano che con il suo colore giallo vuole ricordare la malta con la quale gli schiavi ebrei costruivano i mattoni per le opere architettoniche del Faraone e il simbolo JHS indica il simbolo di Cristo perché il pane è benedetto. L’anagramma viene impresso sulla pagnotta con stampini in legno risalenti al XVIII secolo. L’allestimento della chiesa creato da Remondino, ricorderà negli altari laterali le immagini dell’Ultima Cena e i simboli della Pasqua Ebraica, con un trionfo centrale nei pressi dell’altare maggiore con la Croce, simbolo del Venerdì Santo, dal significato molto prezioso, poiché rappresenta, il sacrificio che Gesù Cristo fece per purificare i peccati del mondo, attraverso la sofferenza e la passione per l'umanità, per giungere alla salvezza, alla riconciliazione e all'unione con Dio.

L'allestimento del 'Trionfo della croce' sull'altare maggiore è stato realizzato dalla rettrice, Giuseppe Franco, Gianpiero Calorio, Gianni e GIoele Remondino e Rosanna Ramello.

Betty Martinelli

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