“La decisione di lasciare la Lega, per le ragioni che ho cercato di spiegare nella lettera inviata ai vertici del partito, mi è parsa per certi versi un passaggio scontato, una presa d’atto di una situazione di manifesta incompatibilità”.
Così Paolo Lanfranco – ormai prossimo alla scadenza del mandato come sindaco di Valfenera e, di conseguenza, di presidente della Provincia di Asti –, da noi contattato, ha commentato ‘a caldo’ i contenuti della missiva con cui ha annunciato la sua decisione di lasciare la Lega, partito nel quale ha militato per circa trent’anni (CLICCA QUI per rileggere l’articolo)
Presidente, quanto le è costato, dal punto di vista emotivo, questa decisione e lo scrivere quella lettera?
L’ho attuata ponendo la ragione innanzi tutto il resto, perché sono convinto che nel fare politica l’inerzia e l’emotività non debbano sopraffare la portata della ragione. Chiaramente, sul piano dei sentimenti giocano un ruolo molto importante anche i rapporti interpersonali, per cui auspico e credo che i rapporti rimarranno amichevoli e improntati alla stima reciproca. Mi lasci anche aggiungere che ho molto apprezzato che dall’altra parte non vi sia stata una reazione stizzita.
Al netto della decisione ufficializzata con la lettera, non è la prima volta che lei fa trasparire un certo disagio… Immagino che in questi mesi abbia avuto modo di confrontarsi con altri esponenti del partito e che più d’uno, prima o dopo la diffusione della lettera, l’abbia chiamata. Sbaglio?
Assolutamente, certo. Come ho detto, io penso che i rapporti personali e quelli politici debbano viaggiare su binari paralleli, quindi divergenze sul piano politico non possono e non debbono intaccare i rapporti umani. Allo stesso modo, penso che chi riveste un incarico pubblico non debba mai venir meno al rispetto per le istituzioni e debba svolgere il suo incarico politico senza farsi dominare dall’emotività. Naturalmente ciò non comporta che debba esservi incomunicabilità tra le due ‘sfere’, ma l’una non deve influenzare l’altra.
Voci di corridoio, rafforzatesi dopo la sua denuncia pubblica del “sistema Asti” inerente la gestione del GAL, la indicano come ‘vicino’ ad altri partiti, in particolare il Partito Democratico. Quanto c’è di vero in queste voci?
Nulla, smentisco con fermezza queste voci, che sono giunte anche a me. Terminata la mia esperienza di sindaco e presidente della Provincia, rientrerò al lavoro e dedicherò più tempo alla mia famiglia. Ho davvero bisogno di distaccarmi dall’intenso coinvolgimento di questi anni e ‘respirare’. Dopo di che valuterò come mettere a disposizione della comunità l’esperienza in termini di relazioni con gli astigiani che ho maturato in questi anni. Ho un passato nell’associazionismo e tante passioni, dalla storia locale alla ricerca d’archivio, ma ad oggi non ho una prospettiva definita. Naturalmente non posso escludere che, in futuro, possa esserci nuovamente un mio coinvolgimento nelle istituzioni, ma al momento non so davvero quando e in che termini.
Nella lettera lei scrive “Ci sono sempre rimasto (nella Lega, ndr.) perché sentivo di condividere, pur tra molte contraddizioni, una tensione verso il cambiamento che oggi posso solo rimpiangere”. Se ne deduce che, secondo il suo punto di vista, la Lega si è appiattita su posizioni governative?
Preferisco non aggiungere nulla a riguardo, per non rischiare di generare immotivate polemiche. Ho già espresso il mio punto di vista nella lettera.