Manca solo il crisma dell’ufficialità, ma – salvo fatti imponderabili che in politica possono comunque sempre determinarsi – sarà ancora Alberto Cirio a guidare il centrodestra alle regionali del 2024. Il presidente della Regione, oggi è a roma, proprio per incontri di partito. All'ordine del giorno, infatti, sia ildopo berlusconi che la sua ricandidatura.
La dipartita di Berlusconi, paradossalmente, ne ha rafforzato il ruolo.
Forte di un sondaggio che fa svettare il presidente uscente di alcuni punti su tutti i possibili competitor, si può dire che l’investitura sia ormai cosa fatta.
Fino a qualche settimana fa sembrava che Fratelli d’Italia rivendicasse (senza eccessiva convinzione per la verità) quel ruolo sulla scorta delle percentuali di voti ottenuti alle politiche del 25 settembre dello scorso anno e in virtù del fatto che non disponeva di alcuna presidenza nel Nord Italia.
In realtà, come sempre succede in politica dove ognuno deve recitare la parte che la commedia gli ha assegnato, FdI non aveva figure che potessero uguagliare Cirio in notorietà.
Si era parlato dell’assessora al Welfare Elena Chiorino, del segretario regionale del partito e parlamentare Fabrizio Comba, del capogruppo cuneese Paolo Bongioanni, ma erano nomi messi lì sul tavolo soprattutto per alzare la posta.
Si diceva che la decisione spettasse a Roma e infatti da via della Scrofa – alla luce degli ultimi eventi intercorsi - è arrivato un sostanziale via libera.
Ci sarebbe un tacito patto per cui Cirio resta in Forza Italia, autorizzato a muoversi in tutte (o quasi) le direzioni che ritiene pur di portare a casa una vittoria ampia del centrodestra.
Fratelli d’Italia conta di fare il pieno di voti fagocitando ulteriormente la Lega e poter così incassare lo stesso numero di assessori che oggi conta il partito di Matteo Salvini in Piemonte.
Pare che l’unico paletto posto da FdI sia nei confronti di Azione di Enrico Costa, ma anche qui si tratta di uno sbarramento annunciato senza darci troppo peso.
La sostanza è che Azione – secondo Fratelli d’Italia – può anche aggiungersi ma deve scordarsi di sedere al tavolo quando si tratterà di spartire il bottino elettorale che spetta unicamente ai tre grandi partner, anzi due, visto che Forza Italia è già ampiamente rappresentata dal governatore.
In buon sostanza, FdI considera irrilevante se non addirittura pernicioso l’apporto che può arrivare dalla pattuglia di Calenda.