Riceviamo e pubblichiamo la nota di Marco Castaldo della segreteria cittadina Pd, a proposito della situazione del quartiere che gravita intorno a corso Matteotti
Quando ero bambino, dal 1975 al 78, ho vissuto in via San Francesco, nel palazzone grande di fronte all’asilo Anfossi. Famiglie operaie del sud con tanti bambini condividevano il cortile con altri bambini di famiglie autoctone. Lavoratori delle ferrovie, come mio padre, ma anche operai della vetreria e altre famiglie provenienti dall’est del Paese.
Il comune denominatore era il lavoro, quello degli operai, ma anche quello delle tante attività commerciali di corso Matteotti. Un quartiere vivo, anche se non benestante e composto per la maggior parte da manovali, operai, lavoratori dei campi. L’altro giorno ho fatto un giro nello stesso quartiere e quel palazzone è ormai preda del consueto degrado che caratterizza molti spazi della nostra città. Persone singole e famiglie straniere, per lo più di colore, abitano quei luoghi che sono, per la maggior parte, affittate in nero da proprietari che non riuscirebbero a trovare inquilini diversi perché le loro proprietà sono per lo più alloggi squallidi e fatiscenti.
Al degrado si somma la povertà e chi la vive sulla propria pelle è facile preda della criminalità, organizzata o meno. Chi non delinque, ma non lavora, inevitabilmente bivacca e la presenza di alcuni bar non aiuta a dare un senso di vita normale a questo quartiere.
Le operazioni di polizia che hanno la velleità di “bonificare” quei luoghi non fanno altro che “spostare la polvere” un po’ più in là; così facendo il degrado avanza in altri quartieri.
Proibire la vendita di alcolici a certe ore e in determinati posti è un’azione di pura propaganda che non porta risultati se non quelli di andare ad incentivare gli stessi acquisti fuori del quartiere. Sono quasi stanco, insieme ad altri, di affermare e suggerire che la politica deve avere una visione a medio lungo termine per la comunità che amministra.
Un’idea di città che non contempli unicamente interventi urbanistici isolati, disorganici nei confronti delle persone che vivono i quartieri e il territorio. È evidente a tutti che le periferie sono sempre più vaste e che allargano il loro degrado ogni giorno di più, invadono anche quelle zone che fino a ieri erano considerati i quartieri eleganti del centro storico.
Dove non ci sono più attività commerciali e i cartelli affittasi e vendesi la fanno da padrone, dove il numero degli edifici dismessi, inutilizzati, abbandonati al degrado che significa sporcizia, desolazione e ricettacolo di piccola e grande malavita, l’intervento sporadico di qualche pattuglia, e pur anche, la retata con unità cinofile e gran dispendio di energie, non risolvono i problemi.
Perché non danno un futuro alla gente che vive in quei luoghi e che sopporta, ogni giorno di più, il peso di una crisi economica che si abbatte sulla povertà e sulla vergogna di chi, ancora fino a ieri, magari non avrebbe mai pensato di far parte di coloro che non arrivano alla quarta settimana. Innanzitutto serve comprendere che le politiche sociali sono un investimento e non un costo.
Dopodiché occorre mettere in atto presidii permanenti nelle zone a rischio e non chiudere progressivamente luoghi e servizi. Educativa territoriale, sostegno alle parrocchie e ai centri sportivi nei quartieri, inclusione e interazione tra le varie comunità straniere e la città, delocalizzazione dei servizi di polizia locale nelle zone a maggior pericolosità sociale, contrasto agli affitti irregolari, attività culturali e turistiche promosse e realizzate nelle periferie, incentivazione del commercio di vicinato e cura e manutenzione di strade, marciapiedi, edifici.
La sicurezza è conseguenza del benessere, inteso non nell’accezione economica, ma come condizione umana del “sentirsi bene” nel luogo dove vive. Le chiacchiere e il distintivo stanno a zero, anzi, creano ancora più distanza tra i cittadini e le istituzioni.
Marco Castaldo componente segreteria PD Asti