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Cultura e tempo libero | 16 aprile 2024, 18:10

Ancora una prestigiosa esposizione per la pittrice astigiana Feofeo che sarà alla Biennale di Venezia con "Il Muro dei desideri"

Nel Padiglione del Grenada dal 20 aprile al 24 novembre, l'opera che raffigura il Muro del pianto di Gerusalemme e le sue suggestioni

Ancora una prestigiosa esposizione per la pittrice astigiana Feofeo che sarà alla Biennale di Venezia con "Il Muro dei desideri"

Dopo l'esposizione a Casale Monferrato con  "Vibrazioni semantiche", la pittrice astigiana Feofeo (Federica Oddone), espone una sua opera alla prestigiosa 60esima Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia.

L'opera che presenta Feofeo è "Il muro dei desideri".   L’opera raffigura quel luogo sacro che è il Muro del Pianto di Gerusalemme realizzato con la malta calcarea a rappresentare le pietre del periodo di Erode e le bruciature a fuoco a creare le fessure causate dal tempo. Ogni fedele, appartenente a qualsiasi religione, può recarsi al muro del pianto e riporvi un messaggio, inserendo un bigliettino di carta da consegnare alla sorte. I biglietti dopo aver soggiornato sul muro saranno trasferiti sul Monte degli Ulivi e mai distrutti porteranno fino al Dio di ognuno le proprie preghiere. Nella parte sinistra dell’opera è posta la pianta del cappero che vive rigogliosa sul muro di Gerusalemme e simboleggia la vita. Ad accompagnare l’opera pittorica vi è la musica e quest’ultima prende voce con la rappresentazione della nona di Beethoven, suonata dalla Divan Orchestra, la quale riunisce giovani musicisti provenienti da tutti i paesi del Medio Oriente (Israele, Egitto, Giordania, Siria, Libano e Palestina). 

Questa sinfonia, simbolo di libertà e di gioia, è il tentativo più grandioso da parte di Beethoven di aiutare l'umanità a trovare la propria strada fuori dall'oscurità e verso la luce, dal caos alla pace. L’intento di questa orchestra è quello di promuovere il dialogo tra culture diverse, attraverso l’esperienza del vivere e del suonare insieme. La musica è, dunque come l’Arte, un modo per unire le persone perché “siamo tutti esseri umani uguali, con gli stessi diritti e doveri verso il prossimo e verso sé stessi, che meritano pace, libertà, felicità e rispetto.

L'opera si potrà visitare nel Padiglione del Grenada da venerdì 20 aprile  (anteprima) al  24 Novembre.

Questi gli orari

Dal 20 Aprile al 30 settembre: 11 - 19 

Dal 1 ottobre al 24 novembre: 10 - 18 Ingresso libero, chiuso il lunedì. Sede: Palazzo Albrizzi Capello, Cannaregio (Venezia)

Commissario Susan Mains, Curatore Daniele Radini Tedeschi.

Il Padiglione del Grenada  'No man is an island'

"Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto [...]. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te" sono i versi del poeta John Donne che sintetizzano un’umanità legata da una trama di racconti, a tal punto che la morte di un uomo diventa lutto collettivo, comunitario. E ancora Édouard Glissant nella Poetica della Relazione afferma: "Viaggiamo sulla superficie, su distese, tessendo strutture immaginarie e non riempiendo i vuoti di una scienza, ma piuttosto, man mano che procediamo, rimuovendo le scatole troppo ricolme per poter, alla fine, immaginare volumi sconfinati". In Le Discours Antillais, lo scrittore martinicano descrive i Caraibici come un popolo non avente identità a radice unica bensì in continua trasformazione.

 È interessante notare, inoltre, che “discorso” derivi da “discurrō cioè “correre qua e là” e viceversa. Relazione e movimento implicherebbero quindi conoscenza, apertura all’altro e allo scambio reciproco, pur mantenendo fermo il diritto all’opacità, ossia alla propria singolarità ispirata a coesistenze e continue evoluzioni. In linea con tale pensiero appaiono le parole del curatore Adriano Pedrosa, sul tema dell’edizione 2024 “Stranieri ovunque” il cui titolo ha duplice senso: "Innanzitutto vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/ siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri".

 L’estraneità di ognuno diviene comunità nel momento in cui si “pratica” la conoscenza - concetto contrapposto a quello di “avere” conoscenza – attraverso l’attenzione prestata alle relazioni tra le cose o semplicemente raccontando le loro storie nell’ambito di una reciproca “corrispondenza” (Tim Ingold), affinché comunità implichi un “darsi insieme”. 

Il percorso espositivo

“No man is an island” abbraccerà, quindi, un percorso espositivo in cui la centralità della “relazione” sarà presupposto fondamentale per una crescita individuale e collettiva. Molte opere saranno ispirate all’elemento naturalistico del territorio grenadino inteso come stratificazioni di culture, coabitazioni di tempi, ferite, testimonianze di un presente che abbraccia la storia confondendosi con altre lingue, altre leggi, altri domini. Tutto segue una linea continua, tutto appare così diverso seppur nulla sia straniero. In ogni pianta, in ogni zolla di terra, negli scorci di cielo, sono immersi mille sguardi; sui selciati delle strade ancora risuona il rumore fragoroso di infiniti passi.

 Il suggerimento è quello di proiettarsi nel “sistema complesso di un’identità relazionale”. Alcuni autori in mostra, al contrario, ragionano criticamente sulle contraddizioni, sui drammi causati da un “pensiero del sistema”, monolitico nelle sue certezze, frutto di hybris e non di una reciprocità che prende sulle spalle l’apertura e la generosità verso il mondo.

Betty Martinelli

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