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Scuola | 18 aprile 2024, 18:33

Le nuove regole sul voto in condotta cambieranno il volto della scuola? Cosa ne pensano gli astigiani?

"Con un comportamento scorretto già ora è difficile avere il massimo dei voti". Non serve un voto, ma la cultura della scuola". Pareri contrastanti tra i giovani

Studenti a scuola (MerfePhoto)

Studenti a scuola (MerfePhoto)

La scuola è il primo ambiente che un bambino incontra insieme alla famiglia e le regole scandiscono da subito la vita anche dei più piccoli che imparano a rapportarsi con figure esterne alla famiglia, con altri bambini creando una consapevolezza degli altri che dovrebbe formare la base del vivere civile.

Nel corso degli anni la scuola ha subito profonde trasformazioni, non sempre positive, voti sì, voti no, giudizi, cambio di passo anche meno istituzionale, che se una volta all'entrata di un insegnante ci si doveva alzare in piedi, oggi diventa difficile riprendere gli studenti perché magari arrivano i genitori a prenderne le difese, a volte, purtroppo, con violenza. L'era digitale inoltre sembra avere aiutato sul fronte infinito della conoscenza ma, come spesso succede, si perde il senso del limite e allora via che se non si possiede un tablet o un telefono, si rischia di essere "emarginati" dal gruppo.

La riforma di Valditara

In questi giorni la riforma del voto in condotta voluta del Ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, sta facendo discutere il mondo scolastico e la politica. Se il testo del ministro dell’Istruzione sarà approvato anche dalla Camera, basterà un 5 in pagella per essere bocciati alle medie, mentre un 6 alle superiori richiederà una sorta di esame per recuperare.

Il disegno di legge prevede che alle medie il voto in condotta tornerà ad essere espresso in decimi e con il cinque scatterebbe la bocciatura. Influirà sul voto il comportamento durante tutto l'anno.

Sulle scuole superiori l'intervento sarà un po' più complesso: non basterà la sufficienza per passare automaticamente all’anno successivo. Con il cinque non si passa e si ripete l'anno, con il 6 l’alunno avrà un debito formativo e, a settembre, dovrà discutere di educazione civica per passare l’anno; se in quinta, l'elaborato di educazione civica dovrà essere presentato all'esame.

Inoltre il peso del voto in condotta assumerà più importanza nel calcolo dei crediti.

Una stretta voluta, insomma, anche per far fronte a diversi episodi di violenza nelle scuole italiane. La cronaca è purtroppo densa di episodi di aggressioni a professori e dirigenti, impensabili in un paese civile (che studia troppo poco educazione civica). Previste quindi misure più rigide sulla sospensione fino ad arrivare a salate multe da versare alla scuola.

Una rivoluzione? E cosa ne pensano i dirigenti scolastici astigiani?

Un'ampia riflessione viene spiegata da Maria Stella Perrone che dirige ben tre scuole superiori, il classico Vittorio Alfieri, il Quintino Sella e il liceo artistico Benedetto Alfieri.

"Ritengo - scrive - che la riforma del voto in condotta se da una parte parrebbe avere una connotazione autoritaria della scuola che non mi appartiene, dall’altra introduce aspetti che a mio avviso già ogni istituzione scolastica avrebbe dovuto prendere in considerazione nella valutazione in condotta degli studenti".

E chiarisce quali siano gli aspetti: atti violenti o aggressivi, nei confronti di compagni, docenti e altri componenti del personale scolastico che andranno monitorati e puniti, "la scuola, rimarca, perlomeno le scuole superiori da me dirette, hanno sempre dato una grande importanza al comportamento degli studenti in un’ottica “educativa”, di responsabilizzazione, di presa di coscienza; sono rarissimi i casi di allontanamento dalla scuola, la sospensione da tempo è sempre stata convertita in lavori socialmente utili, in attività con gli studenti affetti da disabilità, in elaborati riflessivi che fossero poi in seguito presentati e discussi con l’intero gruppo classe. Ho sempre sostenuto che lasciare a casa uno studente che ha commesso anche infrazioni gravi, non consente alcun recupero e, anzi, in alcuni casi, lo rende felice perché si allontana dalla scuola “in modo autorizzato”, contribuendo ad accentuare la dispersione e il disamore verso la scuola stessa. Il percorso di recupero è un percorso globale che deve tenere conto del contesto e deve coinvolgere l’intero gruppo classe".

 “L’obiettivo del ministro Valditara - rimarca Perrone chiarendo un altro aspetto -  è quello di ridare valore al comportamento tenuto dagli studenti in classe e in tutta la scuola, attribuendo un peso specifico maggiore al voto in condotta a tal punto da renderlo nuovamente decisivo per quel che riguarda la promozione all’anno scolastico successivo o per l’ammissione all’esame".

"Con un comportamento scorretto già ora è difficile avere il massimo dei voti"

Punti che sono sempre stati presi in esame nelle scuole dirette dalla dirigente che affronta un altro aspetto: quello del calcolo dei  crediti scolastici. "Secondo la nuova proposta, per poter ottenere il riconoscimento del massimo numero di crediti scolastici, basato sulla media del rendimento di tutte le materie, sarà necessario meritarsi almeno il 9 in condotta. Direi che in generale questo già succede, uno studente con il massimo dei crediti ha comunque un atteggiamento collaborativo, di rispetto verso i compagni e di tutto il personale scolastico, difficilmente raggiunge il massimo dei crediti con un comportamento scorretto per lo stretto legame tra la valutazione disciplinare intesa non come valutazione di singole prestazioni, ma intesa come valutazione di un intero percorso formativo".

Un parere condiviso anche sull'introduzione di attività di cittadinanza solidale. "Anche in questo caso direi che le scuole avrebbero già dovuto agire in termini di cittadinanza solidale. Sul giudizio sintetico piuttosto che analitico alla scuola primaria o sui voti numerici nelle scuole secondarie di I grado non penso sia così rilevante, se alla base non c’è prevenzione costante, percorsi mirati di consapevolezza e di educazione alla cittadinanza attiva e responsabile in stretta collaborazione con le famiglie. Ricordiamoci sempre che una bocciatura è un insuccesso per tutti e non deve essere una punizione e ogni volta che non ammettiamo alla classe successiva è necessario chiedersi più volte: 'Serve questa bocciatura allo studente? E noi abbiamo fatto tutto il possibile per lui/lei?'".

"Non cambia molto rispetto al già esistente. Non serve un voto, ma la cultura della scuola"

Per Franco Calcagno dirigente Artom il discorso è decisamente articolato. "Quello che viene richiesto e votato non cambia rispetto a quello che già c'è: la sospensione, per esempio, che viene modificata, nello Statuto degli studenti ha già il principio della sospensione che va data con cautela a titolo di recupero, non solo sanzionatoria"

Un idea non nuova quindi per il dirigente che approfondisce: "I comportamenti negativi che riflettono criticità, per esempio l'uso del cellulare si o no, che vengono lasciati all'autonomia delle scuole, ci sono già, chi non ottempera può essere sanzionato con la valutazione di un voto di comportamento negativo. Il 5 è già da tempo stabile come criterio nel secondo grado, nel primo grado riportare al semplice voto per me è negativo"

È duro il professor Calcagno, forte della sua lunga esperienza nella scuola: "Ogni tanto il ministro di turno cambia idea - rimarca - in un voto ci sono vantaggi e svantaggi. Il vantaggio è la sintesi, l'immediatezza della comunicazione ma c'è un enorme però. La valutazione, quella vera e scientifica a cui vengono chiamati i docenti non è solo assegnare un voto. L'otto, il nove o il dieci non garantisce che gli alunni siano dei futuri geni. Garantisce che lo studente ha fondate capacità di rielaborazioni scolastiche. Bisogna toccare la valutazione vera, la valutazione e istituite criteri di formazione per arrivare ad una valutazione globale. Ci dobbiamo sforzare di arrivare ad altri canali per la valutazione che è diversa rispetto ad un voto che rischia di discriminare un ragazzo in piena evoluzione. Non si può banalizzare, il voto va accompagnato da una motivazione serie di competenze. La valutazione per quiz deve essere allontanata dalla scuola. Serve il rispetto verso gli altri, verso le cose, incentivare l'inclusione. Siamo distanti. Non si deve svilire il concetto di valutazione, ci dovranno essere dei dibattiti. Per ora non viene modificato nulla di sostanziale, se si vuole dare un segnale, al momento è solo un palliativo, esistono il codice civile e penale e le azioni gravi devono essere denunciate. La violenza, è vero, è in crescita, ma i ragazzi hanno molte fragilità da aiutare, aggrediscono perché sono in difficoltà verso un sistema. Il voto di comportamento? La galera? No. Serve la cultura che vogliamo dare alla scuola".

E i ragazzi cosa pensano?

Abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi di quinta superiore cosa pensano se dovessero passare queste novità. C'è chi accoglie con favore e chi definisce la misura una deriva autoritaria.

"Sinceramente sono totalmente d’accordo - ci spiega Matilde -. La scuola dovrebbe essere un posto dove la gente impara e viene educata, un sei in condotta non è giustificabile, non so quanto sia utile un’elaborato. per il resto totalmente d’accordo".

"Secondo me - rimarca Marco - è un'ottima cosa, ha senso, reputo che, indipendentemente dai voti e il rapporto con gli insegnanti, l'educazione e il rispetto degli altri sia alla base della convivenza civile. Prendere un otto di condotta è difficile, penso di averne preso uno in prima media poi ho sempre avuto 10. Il cinque in condotta lo prenderebbe solo qualcuno che non fa nulla tutto il giorno. A livello generale è un'idea di senso".

Fuori dalla maggior parte dei commenti Stefano: "Non sono nessuno per giudicare ma ho letto cose che tutelano i professori e poco gli studenti, mi sembra una regressione rispetto alla sensibilità verso gli studenti, non mi piace per niente, forse è spiegata male, mi sembra molto autoritaria, in linea con il Governo, non so quanto possa migliorare la scuola. Gli episodi di violenza esistono, è vero, ma avvengono da ragazzi che vivono in contesti di degrado e hanno problemi. Minacciare con voti di condotta e le multe non ha molto senso".

Betty Martinelli

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