Oggi ad Asti, in piazza San Secondo, l'associazione Non Una di Meno, ha organizzato un presidio in piazza San Secondo per ribadire "che i consultori devono essere luoghi liberi in cui le associazioni antiabortiste non sono le benvenute".
La manifestazione fa seguito all'emendamento al disegno di legge per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che dà legittimità a livello nazionale all’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori, i luoghi dove la maggior parte delle persone va per ottenere il certificato necessario per abortire.
"Fuori gli antiabortisti dai consultori - rimarcano le manifestanti -. Le elezioni regionali ed europee si avvicinano e la destra ultracattolica e retrograda sta portando avanti la sua becera campagna elettorale sui corpi delle donne. Fratelli d’Italia attraverso il deputato Lorenzo Malagola è riuscito a inserire nel quarto decreto di attuazione del Pnrr una norma che permette di 'avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiamo una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità'”.
Quindi la norma aprirebbe di fatto le porte dei consultori alle associazioni antiabortiste se ci fosse anche l'approvazione al Senato.
"La presenza di associazioni no choice nei presidi sanitari ha un unico scopo: fare violenza psicologica sulle donne per spingerle a non abortire. Il Movimento per la Vita da decenni si batte per ostacolare l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza. Una norma che è stata anticipata in Regione Piemonte dalla Giunta Cirio che da anni si impegna a rendere sempre più complesso abortire anche regalando soldi alle associazioni antiabortiste", sottolinea il Movimento Non Una di meno.
"Con il fondo Vita Nascente, nel 2024 più che raddoppiato rispetto all'anno scorso, l'assessore alle Politiche Sociali Maurizio Marrone di Fratelli d'Italia, ha stanziato un milione di euro per progetti di tutela materno-infantile che dovrebbero a detta della Regione eliminare le problematiche economiche che portano all'interruzione di gravidanza - rimarcano-. Di fatto però i fondi non vengono utilizzati direttamente per sostenere le neo-madri, ma vengono gestiti da associazioni che si occupano di maternità, gli antiabortisti in altre parole. Parte del progetto piemontese poi è la possibilità di creare sportelli di ascolto gestiti da questi gruppi in ospedali e consultori. Sportelli il cui unico scopo è intercettare le donne che vogliono abortire per spingerle a portare avanti la gravidanza. La giunta Cirio, mentre la sanità, vittima di anni di tagli, si dimena tra mancanza di personale e liste d'attesa infinite, decide di regalare spazi e fondi a gruppi privati contrari all'autodeterminazione femminile".
La manifestazione attacca la destra sottolineando a gran voce che "A poche settimane dall’introduzione del diritto all’aborto nella Costituzione francese e a pochi giorni dal voto del Parlamento europeo per l’inserimento dell’ivg nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, l’Italia ha deciso di procedere in direzione opposta. I nostri corpi rimangono il campo di battaglia su cui si gioca la propaganda della destra, su scala nazionale e regionale. Non arretreremo di un centimetro di fronte ai loro tentativi di limitare le nostre scelte e il nostro diritto di autodeterminarci".