La comunità di San Silvestro si è riunita solennemente domenica 26 maggio per lo scoprimento della targa in memoria di don Rodolfo Piglione (1915-2000). Nella chiesa in piazza Giovanni Goria sono state raccolte testimonianze, curiosità e aneddoti intimi sul conto dell’amato e indimenticato parroco.
La testimonianza più curiosa, tra le tante, che da rafforza e da prestigio alla decisione di intitolare il sagrato della chiesa a don Piglione, è arrivata dal diacono Pierluigi Maggiora, quando ha ricordato che tra le prime opere compiute dopo il suo ingresso nel 1959 fu quella di togliere le cancellate in ferro che chiudevano l’attuale sagrato.
Alla scelta di intitolare a don Piglione il sagrato della chiesa, infatti, si è giunti gradatamente a tappe. L’idea iniziale era una via, precisamente la porzione di via Orfanotrofio che unisce la chiesa della Consolata a piazza Giovanni Goria. Ma fu scartata per un caso di omonimia: ad Asti figura già una via, in zona Pilone, intitolata al generale Luigi Piglione, originario di Corsione. Dopo qualche mese di interlocuzione con l’ufficio toponomastica comunale, presieduto dal sindaco Maurizio Rasero, si è convenuti sul sagrato. Rasero, d’altra parte, si batte da tempo per dedicare angoli della città a concittadini del passato che hanno lasciato un segno.
Prima della cerimonia di scoprimento e benedizione della elegante targa (in marmo bianco di Carrara, è stata realizzata su progetto dell’architetto Lucia Pellegrini), il corteo storico del Rione, composto da tamburini, sbandieratori e figuranti, ha condotto autorità e partecipanti dalla Camera di commercio alla chiesa di San Silvestro. Qui ha avuto luogo la conferenza in ricordo di don Rodolfo Piglione.
Maurizio Ferrari, presidente degli “Amici dell’Oratorio”, ha accolto tutti guidando i vari interventi. «Don Piglione è stato il parroco della nostra giovinezza, ci ha preso per mano da bambini accompagnandoci sino all’adolescenza. È stato un educatore, impegnato nel civile. Per umiltà e discrezione non ci ha mai raccontato nulla dei fatti eroici di Pralormo».
Il vescovo di Asti, mons. Marco Prastaro: «Vi ringrazio per l’invito. Gioia del vescovo quando parlano bene dei preti e quando una comunità ama il suo parroco. Don Piglione non l’ho conosciuto, ma lo descrive bene un salmo: “Una generazione parla all’altra delle meraviglie del Signore”. Compiute attraverso esseri umani concreti. Come don Piglione, uomo del suo tempo».
Il sindaco di Pralormo, Mario Moschietto, con la vice Emma Burzio, ha letto la motivazione della cittadinanza onoraria conferita a don Piglione nel 1995 e una lettera che gli inviò poco prima di morire (2000), dove don Piglione esprimeva ancora la sua gratitudine per l’onorificenza ricevuta.
Il sindaco di Corsione, Filippo Barrera, ha ricordato «che le spoglie mortali di don Rodolfo Piglione sono nel nostro cimitero (tomba dei parroci). Don Luigi Cavagnino lo invitava sempre in settembre a predicare: aveva una voce flebile ma che sapeva colpire».
Don Andrea Martinetto, parroco dell’unità dei tre campanili (ne fa parte San Silvestro) ha dedicato in suffragio la messa in Collegiata San Secondo domenica mattina e un momento di preghiera a San Silvestro nel pomeriggio. «Don Piglione – ha detto don Martinetto – fu un pastore innamorato della vita, a servizio del popolo. Come San Paolo donò la vita per la costruzione della Chiesa».
Don Giuseppe Gallo, parroco emerito e successore di don Piglione, ha ricordato: «Mons. Franco Sibilla, vescovo all’epoca, mi disse che don Piglione voleva me. Si dimise per età, non per malattia, nel dicembre 1982. Feci l’ingresso il 6 febbraio 1983. Tra noi non ci furono mai rivalità e invidie, ma reciproca assistenza. Mi ha aiutato sino a che non ha avuto il Parkinson. Condivisi con lui tutte le decisioni, come quella di unire gli oratori maschile e femminile».
Ancora ricordi per il diacono Pierluigi Maggiora; dopo aver rievocato la figura del diacono Luigi Fassio (1916-1999), «determinante nella cura delle funzioni (lavorava in Comune in piazza San Secondo)», la madre di don Rodolfo Piglione, «donna di preghiera, curava l’orto dietro la chiesa» e Franca Giovo, perpetua e assistente di don Piglione, ha aggiunto: «Prima preoccupazione di don Rodolfo che qui in parrocchia non c’era uno spazio per i giovani. Iniziò a togliere orto, pergolato, portico… Alcuno credeva che sarebbe riuscito a creare un oratorio in San Silvestro. Dopo la malattia ricevette ben 14 volte l’unzione degli infermi».
La testimonianza di Orsola Appendino, ricercatrice e biografa di don Piglione: «Sono viva e nata grazie a don Piglione. Il 21 settembre 1944 ci fu una sparatoria sotto casa dei miei nonni diretta a una vettura dei tedeschi, morirono due ufficiali quarantenni. I tedeschi rastrellarono 21 ostaggi, tra cui mia mamma. Don Piglione, che era all’epoca un giovane cappellano del santuario di Pralormo, si prodigò subito per salvarli. Andò in bicicletta a Torino al comando tedesco e nelle carceri di via Asti. Ottenne la liberazione a rischio della propria vita. Trasferito ad Asti si occupò anche di Azione Cattolica. Da piccola ero “beniamina” di A.C.».
Michelino Musso, già animatore e catechista, ha menzionato le lettere “catechistiche” che don Piglione gli scriveva quand’era in servizio militare.
Ricordo poi degli ex oratoriani, Carlo Pertusati («ci spiegava i profeti del ‘900 come don Milani»), Nanni Fia («mi chiamò a fare il chierichetto togliendomi dal campetto dell’oratorio e caddi all’altare rompendo le ampolline»), Massimiliano Esposto («mi regalò un libro con la storia di padre Massimiliano Kolbe») e Gianluca Roasio («era inclusivo, la chiesa e l’oratorio erano aperti a tutti anche ai ragazzi che venivano solo a suonare la chitarra elettrica e poi scomparivano. Il sabato sera in un locale al secondo piano aveva allestito una sala biliardo dove invitava a giocare con le boccette artigiani e non credenti, che non avevano mai messo piede in chiesa».
Al rullo di tamburi, la targa è stata scoperta dal sindaco di Asti Maurizio Rasero con il vescovo Marco Prastaro, Orsola Appendino e Maurizio Ferrari. Quindi la benedizione da parte del vescovo di Asti con l’assistenza del parroco don Andrea Martinetto.
Samantha Panza, rettrice di San Silvestro e figlia dei fondatori e promotori Palio San Silvestro della ripresa nel 1967: Maria Teresa Perosino, presente alla cerimonia, e Sergio Panza, ha presentato sul sagrato “Valentina 2024”, Silvia Percivale Gambino. Grazie al suo impegno la giornata è stata allietata da animazioni storiche nelle vie e varie iniziative, tra cui: la seconda fase del progetto di decoro urbano pubblico iniziato nel 2020 “Cura il tuo territorio”; l’inaugurazione di cartelli didascalici e dei percorsi di visita per implementazione turistica e culturale nel Rione e la presentazione del network “Vale news”.
La festa di San Silvestro si è conclusa nel salone delle feste della RSA “Centro San Silvestro” in piazza Giovanni Goria, riaperta dalla famiglia Mondino nel 2023, con un sontuoso buffet e i saluti finali.