Ventisette associazioni astigiane unite per dire no all'autonomia differenziata e sì a un'Italia unita, libera e giusta. Unite anche una raccolta firme che in pochi giorni è arrivata a 350mila (a livello nazionale), con l'obiettivo di arrivare a un milione.
Questa mattina le associazioni si sono riunite al Dlf di Asti per rimarcare gli obiettivi della raccolta firme e spiegare le motivazioni del forte dissenso. Il referendum mira a fermare la legge sull’autonomia differenziata, che secondo loro aumenterebbe i divari territoriali e peggiorerebbe le diseguaglianze sociali. La piattaforma pubblica e gratuita per la raccolta digitale delle firme è ora disponibile, facilitando la partecipazione dei cittadini su referendumautonomiadifferenziata.com.
Per votare basta accedere con lo SPID, la CIE o la CNS, cliccare su “Contro l’autonomia differenziata. Una firma per l’Italia unita, libera, giusta” (il numero dell’iniziativa è 500020), premere su sostieni iniziativa, clicca su continua e nuovamente su sostieni iniziativa.
Le ventisette associazioni astigiane
In ordine alfabetico
- Aps/Casa del Popolo
Acli
Ambiente Asti
Anpi
Arci
Asti Lab
Asti Oltre
Avs
Cambiamo Asti
Cgil
Cittadinanzattiva Piemonte Aps
Coordinamento Asti Est
Europa Verde Verdi - Avs
Italia Viva
Legambiente
Libera Asti
Lista Civica Prendiamoci Cura di Asti
Movimento 5 Stelle
Nursing Up
Partito Socialista Italiano - Psi
Partito Democratico
Politeia
Rifondazione Comunista
Tempi di Fraternità
Uil
Uniti Si Può
Welcoming Asti
Il disegno di legge stabilisce che le Regioni che lo richiedono – quelle che desiderano farlo – possano acquisire, dopo un negoziato con il governo centrale, alcune delle competenze che fino a questo momento sono prerogativa dello Stato. In totale le materie che possono essere affidate alle Regioni sono 23.
Livelli essenziali delle prestazioni (Lep)
In 14 di queste – come istruzione, ambiente, salute, trasporti ed energia, per citarne alcune – l’elemento chiave sono i Lep. Nel testo del ddl si sottolinea infatti che diritti civili e sociali vadano sempre garantiti in modo uniforme su tutto il territorio e che i servizi erogati per assicurarli debbano rispettare degli standard sotto ai quali è impossibile scendere. In questo modo, secondo la maggioranza, non ci saranno divari e spaccature tra le Regioni.
Il disegno di legge prevede che dalla sua entrata in vigore il governo abbia 24 mesi di tempo – quindi due anni – per definire questi Lep attraverso dei decreti. Non sarà possibile trasferire le competenze alle Regioni che lo richiedono prima che siano stati determinati i Lep e assicurati su tutto il territorio nazionale, anche quindi nelle Regioni che non richiedono maggiore autonomia.
I tempi, quindi non sono immediati. Almeno per quanto riguarda queste materie: ce ne sono infatti altre 9 – tra cui la protezione civile, il coordinamento del sistema tributario, l’organizzazione dela giustizia di pace e i rapporti internazionali e con l’Ue – che non sono subordinate ai Lep e che quindi possono essere richieste anche immediatamente dalle Regioni.
Le associazioni astigiane ritengono che questo meccanismo non farà altro che aggravare i profondi divari che già esistono tra Nord e Sud e a risentirne saranno i cittadini e diventerebbe più complicato programmare le misure politiche nazionali.
Le reazioni
"Il governo ha posto fiducia su autonomia differenziata - chiosa Luca Quagliotti segretario Cgil - è una legge che spacca il Paese e va contro la Costituzione, non possiamo accettare passivamente che il nostro Paese abbia 21 regioni o autonomie. Pensate poter agire sull'ambiente, sanità, sul lavoro. Ma bisogna fare attenzione. Abbiamo già visto il fallimento di questa politica, aumenta solo la possibilità di corruzione. Lo Stato ha il compito dell'unità. il Governo ha il compito di stabilire le regole di convivenza comune e di rimuovere gli ostacoli che impediscono di svilupparsi e procurare benessere. Si rischia di impoverire il Paese che andrebbero a produrre altrove".
Rimarca Armando Dagna segretario Uil: "Non è una questione ideologica. Ci hanno detto no al salario minimo e ai rinnovi contrattuali, siamo l'unico Paese che ha visto diminuire le retribuzioni. Ciò che e già stato regionalizzato ha dimostrato il suo fallimento su questa frammentazione. Fallimento anche e soprattutto sulla sanità piemontese e astigiana che è allo sbando, per le liste di attesa e chi è nei piccoli comuni è abbandonato.
Si tratta non di ideologie - rimarca - ma di dignità delle persone. Ogni giorno ci sono condizioni peggiori".
Concetti ribaditi da Mauro Bosia di Uniti si può, Roberto Vercelli del Pd, Giancarlo Dapavo Legambiente e gli altri promotori: "L'autonomia è usata in modo scomposto per nuove spese. Non è mai stata affrontata una riorganizzazione amministrativa. Per esempio le Province sono state lasciate senza soldi, metterci mano deve essere fatto in modo organico. La battaglia deve partire dall'informazione nei confronti dei cittadini. Troppi non sanno di cosa si sta parlando".
QUI il quesito referendario.