l movimento Non Una di Meno di Asti si prepara a una giornata di protesta su scala regionale in Piemonte. Sabato 28 settembre, in concomitanza con la giornata internazionale per l'aborto sicuro, i nodi piemontesi dell'organizzazione scenderanno in piazza per contestare le politiche regionali considerate "retrograde e lesive della libertà di scelta".
Al centro della protesta c'è il controverso Fondo Vita Nascente, giunto alla sua terza edizione. "Un ricco bacino di denaro pubblico disponibile per le associazioni private che si dichiarino antiabortiste," denunciano le attiviste. Sebbene l'assessore Marrone di Fratelli d'Italia sostenga che l'iniziativa sia in linea con la legge 194/78, le manifestanti affermano che "ciò che traspare, e che l'assessore non dice, è che i fondi destinati al sostegno alla maternità vengono assegnati ad associazioni anti-scelta" scrivono le associazioni in una nota congiuna con Nudm Asti, Nudm Alba, Alessandria, Cuneo, Novara, VCO, Torino e le Parole Fucsia.
"In una situazione di grave sofferenza economica e di mancanza di personale nella sanità regionale, distogliere fondi per dirottarli a soggetti altri, purché in linea con le direttive di partito, è chiaramente una scelta politica," sottolineano le organizzatrici.
La protesta si estende anche contro il recente Decreto PNRR del Governo, che "apre di fatto le porte dei consultori pubblici agli antiabortisti". La situazione si è ulteriormente aggravata con l'assegnazione di uno spazio all'interno dell'ospedale Sant'Anna di Torino a un'associazione contraria all'interruzione di gravidanza.
"Rifiutiamo di importare la consuetudine già ormai diffusa in Lombardia degli uffici antiabortisti nelle strutture sanitarie pubbliche," dichiarano le attiviste, aggiungendo che "lotteremo perché lo spazio della sanità rispetti il diritto di scelta sulla propria vita e sul proprio corpo."
Il culmine della giornata sarà un presidio alle 15:30 davanti all'Ospedale Sant'Anna di Torino, dove le attiviste si riuniranno per "un presidio colorato e arrabbiato" per ribadire che "i movimenti No scelta non possono avere spazio nelle strutture sanitarie pubbliche, né a Torino né altrove."