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Attualità | 28 settembre 2024, 16:28

Asti scende in piazza contro il Ddl sicurezza e contro le politiche sul diritto delle donne di abortire [FOTO E VIDEO]

Cgil, Uil e tante associazioni sotto la Prefettura; Non Una di Meno, in piazza San Secondo: "La legge 194 non basta: fuori dai consultori gli antiabortisti"

Due presidi distinti che sono confluiti insieme per sottolineare la contrarietà ad alcune politiche del governo Meloni. Ad Asti questa mattina sono scese in campo, sotto la prefettura Cgil, Uil e tantissime associazioni per protestare contro il Ddl sicurezza.

Il presidio caldo ma pacifico è stato raggiunto dall'associazione Non Una di Meno che contestualmente in piazza San Secondo ha protestato contro le politiche regionali ritenute lesive dei diritti delle donne, nella Giornata internazionale per l'aborto libero, sicuro e gratuito.

Paola, Noemi e tante donne in difesa di tutte le donne, sono intervenute, raccontando la storia degli aborti clandestini, ricordando le donne morte per un diritto.

Gli interventi hanno toccato il Fondo vita nascente "Un ricco bacino di denaro pubblico disponibile per le associazioni private che si dichiarino antiabortiste. La logica del fondo si riflette nel decreto Pnrr che apre di fatto le porte dei consultori agli antiabortisti", rimarcano.

"Vogliamo molto di più della 194 e continueremo a lottare affinché i consultori e ospedali, siano liberi da personale antiabortista"

Il Ddl sicurezza

Il 18 settembre è arrivato il primo sì al ddl Sicurezza da parte dell'Aula della Camera. I voti a favore sono stati 162, quelli a sfavore 91. In tutto 3 gli astenuti. Il provvedimento passerà ora all'esame del Senato. Il testo prevede una serie di nuove misure che riguardano le rivolte nelle carceri e nei Cpr e la possibilità per gli agenti di indossare bodycam. E ancora: stretta per chi manifesta bloccando le strade, contro l'occupazione abusiva delle case e contro la cannabis light, norme per la tutela legale delle forze dell'ordine. Stop all'obbligo di rinvio della pena per le donne incinte o con bimbi sotto l'anno. Niente vendita della Sim per i cittadini extra Ue senza permesso,

Sono alcune delle norme contenute nel Ddl al centro oggi del presidio: "Un provvedimento pericoloso per la vita democratica del Paese - spiegano - ed è doveroso contrastare una norma che ha il chiaro intento di azzerare la liberta e il diritto di manifestare il proprio dissenso, introducendo nuovi reati penali, prevedendo il carcere per chi occupa spazi pubblici e privati. Un Ddl che limita l’iniziativa e le mobilitazioni sindacali per difendere i posti di lavoro e contrastare le crisi aziendali e occupazionali. Che chiude in carcere le donne in gravidanza o con figli entro un anno di età, introducendo il reato di resistenza passiva, rendendo impossibile ogni forma di dissenso pacifico. Introduce nuovamente interventi ad impronta securitaria e di criminalizzazione quando si parla di migranti. Tutto questo mentre il Governo decide di abolire i crimini contro la Pubblica Amministrazione, spesso reati spia di infiltrazioni mafiose". 

Hanno aderito: Acli, Anpi, Avs, Casa del Popolo, Coordinamento Asti Est, Movimento 5 Stelle, Uno una di meno, Partito democratico, Rifondazione, Rete Welcoming, Asti Cambia, Uniti si può.

"È corretto essere in piazza di fronte a un presidio che nega le libertà e soprattutto le libertà personali, un decreto che è un provvedimento pericoloso per la nostra democrazia perché ha l'intento di azzerare le nostre libertà, il diritto a manifestare proprio dissenso ma non solo, introduce 20 nuovi reati penali reati che colpiscono le persone, che colpiscono chi ha qualcosa da dire, che colpiscono per esempio i lavoratori", spiega Giuseppe Morabito della Cgil.

Con un pensiero al lavoro e quel che succede ad Asti "con aziende che hanno difficoltà, con lavoratori che vogliono manifestare non solo il loro dissenso ma le loro preoccupazioni rispetto all'andamento delle loro aziende e del mercato che li induce a trovarsi magari a manifestare fuori, come è successo per esempio questo mercoledì davanti a una grande fabbrica dell'Astigiano dove tutti i lavoratori hanno scioperato e manifestato davanti ai cancelli, su una pubblica strada perché lì non venivano pagati gli stipendi dei lavoratori somministrati. Ora, capiamo bene che questo decreto, così com'è, sta negando quel diritto e soprattutto sta proibendo il dissenso a quelle che sono le cose più basilari".

Le videointerviste al vicepresidente Anpi, Guido Cardello, a Liliana Maccario di Libera e alcuni interventi.

Betty Martinelli


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