Il Primo Maggio mantiene il suo ruolo di giornata di riflessione sul valore universale del lavoro, sui diritti e sulle sfide ancora aperte. In un contesto economico incerto, l’analisi dei dati offre un quadro concreto delle trasformazioni in atto, evidenziando contrasti tra territori e fra diverse categorie di lavoratori.
E se, dal Piemonte i dati sembrerebbero incoraggianti, nell'Astigiano si evidenzia una "precarietà strutturale"
Secondo la Regione Piemonte, il tasso di occupazione ha raggiunto nel 2024 il 69%, superando la media nazionale e in crescita rispetto al 2023. Secondo l'assessore al Lavoro Elena Chiorino, sarebbero positive sia l’occupazione maschile che quella femminile. “Celebriamo questa giornata con l’orgoglio di un territorio che non si è mai arreso di fronte alle difficoltà", scrive.
Secondo la vicepresidente regionale, “Il 2024 è stato l’anno della svolta: più occupazione, più stabilità contrattuale, più fiducia. Questa giornata ci invita a riflettere sull’importanza di scelte politiche coraggiose e di visione strategica, a supporto dei lavoratori: i risultati evidenziati oggi non arrivano per caso, ma grazie a una linea chiara e alla collaborazione concreta con il Governo Meloni, il sistema produttivo, gli enti di formazione, gli imprenditori e i lavoratori stessi".
La situazione ad Asti: precarietà strutturale
Il quadro che emerge ad Asti mostra alcune differenze rilevanti rispetto al contesto regionale: “I dati occupazionali nella nostra Provincia continuano ad essere preoccupanti,” avverte Luca Quagliotti, segretario generale della Cgil di Asti.
Quagliotti osserva che nei dodici mesi considerati, gli occupati sono aumentati di circa 2.000 unità, raggiungendo i 99.000 lavoratori, ma con una composizione fortemente sbilanciata: “Un incremento che riguarda esclusivamente la componente maschile della forza lavoro, mentre la componente femminile è rimasta stabile a 43.000 unità (43% del totale). Quindi tutto bene? Purtroppo, no”, precisa Quagliotti.
Il segretario sottolinea come sia necessario guardare oltre il semplice aumento della forza lavoro: “L’aumento della forza lavoro non è l’unico dato da considerare: lì, infatti, rientrano tutte le tipologie contrattuali, anche chi ha avuto un contratto per un solo giorno lavorativo.” Nei primi nove mesi del 2024, “l’82,2% delle nuove assunzioni ad Asti è a termine (TD o somministrazione TD), più alto del dato complessivo piemontese (79%). Il 35% delle nuove assunzioni ha riguardato lavoratori e lavoratrici stranieri (UE ed extraUE), assunti nell’89% dei casi con contratti precari (TD o somministrazione)".
Quagliotti aggiunge: “Il dato dell’occupazione femminile ad Asti continua, peraltro, ad essere tra i più bassi di tutto il Nord Italia.” A ciò si accompagna una dinamica di forte turnover, specialmente nei contratti a somministrazione: “Le assunzioni in somministrazione nel 2024 sono state 2.485 a fronte di 2.395 somministrati che hanno perso il lavoro nel 2024 in provincia di Asti.”
Un ulteriore motivo di allarme riguarda l’uso crescente degli ammortizzatori sociali: “La crisi di alcuni settori, soprattutto legati all’industria metalmeccanica e l’edilizia, anche a causa del venire meno delle ristrutturazioni legate al superbonus, che la nostra economia sia malata lo si evince anche dai dati della CIG che, ad Asti, è aumentata del +43% rispetto al 2023, aumento visibile soprattutto nell’industria (+47%) e nelle costruzioni (+32%). Un dato, quest’ultimo, che, guardando i primi due mesi di quest’anno, è ancor più preoccupante considerando che, rispetto allo stesso periodo del 2024 la CIG è aumentata del 155%.”
Sul piano delle politiche per l’occupazione femminile, aggiunge: “Crediamo fortemente nel potenziamento dei servizi alla famiglia, fondamentali per liberare il potenziale femminile nel mondo del lavoro. Sostenere l’occupazione femminile – con numeri mai così alti come oggi – significa dare a ogni donna la possibilità di scegliere se essere madre, lavoratrice o entrambe. E farlo con ambizione di carriera”.