/ Attualità

Attualità | 16 giugno 2025, 12:37

Bisogna tenere alta la guardia sulla sicurezza alimentare: Asti fa squadra per prevenire l’ "incidente perfetto" [SLIDE]

Dal 2019 raddoppiate le sanzioni nei locali della provincia. Il prefetto Ventrice e il direttore Asl Gorgoni: “Non possiamo aspettare che ci scappi il morto”

Le foto del servizio sono di Efrem Zanchettin

Le foto del servizio sono di Efrem Zanchettin

“Non possiamo permetterci di ignorare ciò che sta succedendo”, ha detto senza mezzi termini il Prefetto di Asti, Claudio Ventrice, aprendo la conferenza stampa straordinaria convocata in Prefettura per affrontare, dati alla mano, l’emergente questione della sicurezza alimentare nella città e nella provincia. Il tono era fermo, determinato, quasi allarmato, perché – come ha sottolineato il Direttore Generale dell’ASL di Asti, Giovanni Gorgoni – “non serve aspettare che ci scappi il morto per capire che è il momento di agire”.

A pochi giorni dalla Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare (che si è tenuta il 7 giugno), la Prefettura ha deciso di coinvolgere tutte le associazioni di categoria, le forze dell’ordine, i rappresentanti del comparto sanitario e gli operatori del settore. Obiettivo: lanciare un appello congiunto e avviare un confronto operativo su come arginare una tendenza che negli ultimi anni ha assunto contorni preoccupanti.

Sanzioni in aumento, attenzione in calo

Dai numeri forniti dall’ASL, e raccolti in una cartella stampa dettagliata, emerge un quadro chiaro e piuttosto inquietante: dal 2019 al 2025 le sanzioni nei confronti di esercizi pubblici e imprese alimentari sono più che raddoppiate, passando da un 5,4% di non conformità al 12% attuale. In sei anni, su circa 900 controlli annuali, i provvedimenti emessi sono stati ben 519, di cui 400 sanzioni, un centinaio di sospensioni e 24 blocchi totali di attività. E se si guarda solo all’ultimo anno e mezzo, la crescita è netta e costante.

“Non è un problema solo sanitario – ha rimarcato Gorgoni – ma anche produttivo ed economico. Ogni allerta, ogni incidente alimentare, mina la fiducia dei cittadini e danneggia l’intero settore”

A pagarne il prezzo, infatti, non è solo chi commette l’irregolarità, ma l’intero comparto: dai produttori agricoli ai ristoratori, dai panificatori ai commercianti al dettaglio. “Quando si comincia a dire ‘meglio non andare a mangiare fuori, chissà cosa ti servono’, abbiamo già perso”, ha detto con amarezza il direttore.

Le cause: igiene carente, controlli ignorati, etichette false

Le principali irregolarità riscontrate? Al primo posto scarsa igiene dei locali, infestazioni di insetti o roditori, sporcizia generalizzata. Subito dopo viene la mancata manutenzione delle attrezzature, seguita da una gestione superficiale o inesistente del piano di autocontrollo (HACCP), considerato da molti solo un “adempimento burocratico”, quando in realtà è la prima barriera per proteggere la salute pubblica.

Non manca poi chi ignora precedenti prescrizioni ricevute dopo controlli già effettuati, e chi si “dimentica” di effettuare la necessaria notifica sanitaria. Non sono rari i casi di farine scadute, etichette contraffatte, alimenti mal conservati o cucine fatiscenti. E, a peggiorare le cose, il tutto si colloca in una stagione – quella estiva – dove il rischio alimentare “lievita con le temperature”, come ha ricordato Gorgoni.

Temperature in aumento, turismo in crescita: la “tempesta perfetta”

Proprio l’estate, con il caldo che rende più difficile la conservazione e l’arrivo massiccio di turisti, è la stagione più delicata. “Quando le temperature aumentano, aumentano anche le infezioni a trasmissione alimentare”. E non è un’ipotesi remota: salmonella,, escherichia coli sono sempre più frequenti, soprattutto in bambini e anziani.

Nel 2024, si è registrata un’impennata significativa di casi di infezioni, mentre le allerte alimentari segnalate alle autorità hanno evidenziato un trend in crescita già dai mesi iniziali del 2025. Il rischio, ora più che mai, è che una combinazione di caldo, affollamento turistico, sagre e poca vigilanza sfoci in quell’evento che tutti vogliono evitare: il cosiddetto “incidente perfetto”.

Un caso emblematico: la lezione di Alessandro Magno

Gorgoni ha usato anche una metafora storica per rendere l’idea della potenza nascosta nelle infezioni alimentari. Ha mostrato in conferenza una diapositiva di Alessandro Magno e del suo impero: “Uno dei più grandi condottieri della storia, morto non per mano dei persiani ma per colpa di  un batterio alimentare. Ecco: non dobbiamo sottovalutare nemmeno il più piccolo pericolo, perché può colpire chiunque, in qualunque momento”.

Alla conferenza erano presenti anche i rappresentanti delle Forze dell'Ordine. Il Questore Marina Di Donato ha aperto il suo intervento con un tono chiaro e pragmatico: “Noi non ci occupiamo direttamente di sicurezza alimentare, ma lavoriamo in stretta collaborazione con l’Asl per garantire la sicurezza pubblica nei luoghi dove si somministra cibo”. Un punto centrale del suo discorso ha riguardato la licenza di pubblica sicurezza, spesso dimenticata o sottovalutata da chi gestisce attività commerciali.

Di Donato ha evidenziato come la Polizia di Stato, pur non intervenendo in prima battuta sui profili igienico-sanitari, sia parte attiva nel monitoraggio di esercizi pubblici dove si possono verificare anche problemi legati all’ordine pubblico. “Siamo intervenuti anche di recente su alcuni esercizi – ha ricordato – non solo per presenze con precedenti penali, ma anche per situazioni di degrado o mancato rispetto delle regole”.

Fondamentale, secondo il Questore, è l’azione preventiva e informativa: da oltre un anno, con la Confcommercio, la Questura ha avviato incontri formativi con i titolari di licenze. “La prevenzione è fondamentale – ha detto – e l’informazione lo è ancora di più. È grazie a questa che possiamo evitare chiusure o sanzioni pesanti”. E ha lanciato un messaggio preciso: “Se succede qualcosa in un locale, la prima cosa da fare è chiamare le forze dell’ordine. Questo purtroppo ancora non accade con la frequenza necessaria”.

L’obiettivo dichiarato è chiaro: rafforzare e affinare i controlli, soprattutto in vista dell’estate, con target condivisi e una rete operativa che mette insieme ASL, Polizia e Prefettura.

A seguire ha preso la parola il Comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Paolo Lando, che ha ricordato come l’Arma abbia un ruolo specifico e tecnico nella tutela della sicurezza alimentare, affidato al reparto speciale NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità).

“Noi, come Comando territoriale, non possiamo entrare in una cucina o in una mensa: questo compito spetta a personale altamente specializzato. Tuttavia, sul territorio, possiamo segnalare situazioni sospette e richiedere controlli mirati” ha spiegato.

Il colonnello ha poi sottolineato con esempi pratici quanto sia importante la manutenzione e la pulizia delle attrezzature: “Una lavastoviglie industriale non mantenuta correttamente può diventare un veicolo di contaminazione. Sembra banale, ma è così che si diffondono le malattie alimentari”.

La sicurezza alimentare, ha ribadito, è un diritto costituzionalmente garantito: “Dopo la vita, viene la salute. E se un cittadino paga per mangiare in un ristorante e si ammala, è un fatto molto grave”.

Lando ha inoltre voluto rassicurare i ristoratori e le pro loco, specie in vista delle sagre estive: “Non vogliamo diventare un’ulteriore burocrazia, ma chiediamo collaborazione. Chi rispetta le regole non ha nulla da temere. Un sistema sano è anche un motore per l’economia e per il turismo”.

Sia il Questore che il Comandante dei Carabinieri hanno messo in luce un messaggio forte e condiviso: la sicurezza alimentare non è solo una questione tecnica, ma anche di legalità, di consapevolezza, e di tutela per chi lavora correttamente.

Ma il vero messaggio della giornata è stato rivolto a chi lavora nella filiera alimentare: agricoltori, allevatori, produttori, distributori, ristoratori. “La salute dell’uomo comincia da ciò che mangia. Chiunque operi in questo mondo ha una responsabilità diretta”, ha detto il Prefetto. E se da una parte si sanzionano i trasgressori, dall’altra “bisogna creare cultura, prevenzione, formazione, collaborazione”. Perché – come è stato ribadito più volte – “la sicurezza alimentare è un gioco di squadra”.

Come riconoscere un locale a rischio? Il vademecum degli esperti: “Attenti al menù, ai prezzi e alla temperatura dei piatti”
 

Secondo Renza Berruti, direttrice del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’Asl, ci sono piccoli segnali che ogni consumatore può cogliere per capire se un ristorante o un bar è affidabile. Il primo indizio? Il prezzo troppo basso: “Se ti propongono un pasto completo a 10-12 euro, qualche domanda conviene farsela”, ha detto con franchezza. Il senso è semplice: se il costo delle materie prime sul mercato è noto a tutti, un prezzo stracciato potrebbe nascondere scorciatoie in cucina o prodotti di dubbia provenienza.

A confermare questa linea anche il veterinario Mauro Lovisone, che ha invitato i cittadini a leggere con attenzione il menù, perché spesso lì si nascondono informazioni preziose. “Capire se un alimento è congelato o meno è importante. E non perché il congelato sia di per sé negativo – anzi, spesso è garanzia di sicurezza – ma perché ci aiuta a capire se c’è coerenza tra il piatto proposto e la realtà”. E ha fatto un esempio concreto: “Se siamo in montagna e ci offrono crostacei freschi, forse qualche dubbio è lecito”.

Un altro dettaglio fondamentale è la temperatura dei piatti al momento del servizio. “Un alimento caldo deve arrivare caldo in tavola, e un piatto freddo deve essere davvero fresco”, ha sottolineato Berruti. È un dettaglio semplice, ma spesso trascurato, che invece può fare la differenza tra un locale attento e uno poco professionale.

Infine, l’esperta dell’ASL ha messo in guardia anche da alcune abitudini ormai comuni: “Nei ristoranti dove gli antipasti sono a buffet, è fondamentale che siano protetti da coperture adeguate. Non devono essere esposti a lungo all’aria e ai clienti”.

Stesso discorso per gli aperitivi e gli happy hour: “Tutto ciò che viene preparato ore prima di essere consumato, come le tartine e gli stuzzichini, può diventare un rischio se non conservato correttamente. Non si può iniziare a cucinare alle 17 e servire alle 20 lasciando tutto fuori per ore”.

Insomma, un vademecum semplice ma essenziale, che mette in mano ai clienti gli strumenti per difendersi da situazioni rischiose, facendo attenzione non solo a cosa si mangia, ma a come, dove e quando.

Prossimi passi: formazione, comunicazione, trasparenza

Tra gli impegni presi in chiusura della conferenza: una campagna di sensibilizzazione capillare in collaborazione con le associazioni di categoria, controlli mirati nei punti più critici e soprattutto formazione per gli operatori.  E soprattutto l'appello lanciato dal prefetto: "Non vogliamo fare allarmismo, i dati non sono dissimili dal quelli nazionali. Ma tenere la guardia alta, soprattutto alla vigilia dell'estate, quello sì"

Files:
 ASL Asti Sicurezza-alimentare 16GIU25 (5.2 MB)

Alessandro Franco

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A GIUGNO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium