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Eventi | 22 giugno 2025, 09:12

Concluso "Ad Alta voce!" di Asti Pride con la proiezione del documentario "God save the queer" [VIDEO]

Interessante incontro con Marte Manca, attivista transfemminista: “Se vogliamo mantenere la 194 così com’è non si va da nessuna parte”

Marte Manca

Marte Manca

Una due giorni ricca di contenuti e ospiti con riflessioni e divertimento. Si è concluso ieri alla Casa del Popolo di Asti "Ad alta voce!", il festival LGBTQI+ firmato Asti Pride. La conclusione è stata affidata alla proiezione del documentario, realizzato da Andrea Olimpi per La voce di Asti, durante lo scorso Pride "God Save the queer" e poi spazio alla musica con Neno e la sua band.

Un festival che ha lasciato spazio a tanti momenti di confronto e dibattito con talk e racconti, ad iniziare dall'incontro sulla rappresentazione della comunità sui media.

Ieri pomeriggio si è entrati nel cuore della militanza con un talk su un tema delicato e spesso invisibilizzato: “IVG e comunità trans”, condotto da Marte Manca e curato da Non Una di Meno Asti.

Marte Manca fa parte della rete pro-choice che si occupa di salute, giustizia riproduttiva, supporto e accompagnamento all’interruzione volontaria di gravidanza per persone con utero.

Specificare questo ultimo dato è fondamentale: “Quando si parla di persone con utero si fa riferimento a tutte le persone trans, binarie e non binarie. Tutte loro hanno in comune il fatto di avere un utero”.

L’accompagnamento come strumento di autodeterminazione

L’attivismo di Marte Manca si traduce in un lavoro quotidiano e capillare: “Nelle Marche faccio parte di una rete di accompagnamento e supporto in presenza e online. Sin dal primo colloquio, seguiamo l’iter fino alla conclusione del percorso. Si tratta di un supporto specifico”, spiega l’attivista, riassumendo la principale attività all’interno della rete del suo territorio.

Questo tipo di presenza radicata consente anche di monitorare da vicino le criticità del sistema sanitario locale. “Nelle Marche qual è la situazione generale riguardo ai percorsi di IVG nell’ambito sanitario?” chiede Noemi Costa, attivista di Non Una Di Meno Asti e moderatrice dell’incontro. Grazie alla richiesta di accesso civico agli atti, la rete pro-choice delle Marche annualmente può accedere ai dati sul tasso di obiezione. “La realtà è che non sono così alti, se non in alcune parti del territorio, proprio dove ci sono le strutture che hanno un servizio migliore”. In sintesi: “Il tasso di obiettori di coscienza rimane basso dove il servizio è pessimo o molto basso, mentre nelle zone dove sarebbe più semplice accedervi è molto più elevato”.

Un paradosso che rivela una strategia sottile quanto pericolosa. Il servizio delle IVG diventa un servizio accessorio. “Questa è una strategia politica, trasversale e senza partiti. Il problema strutturale è che il servizio IVG non viene considerato medico.

Le difficoltà partono già solo per accedere semplicemente al certificato necessario a iniziare il percorso di IVG. In teoria ci sono due modalità: il consultorio, processo un po’ più complesso, e il certificato online.

Come racconta Marte Manca, in entrambe le situazioni potrebbe non essere concesso: “Se viene ostacolato l’accesso ci si sposta su un altro mezzo: si fa la segnalazione all’URP, dove deve essere specificata la motivazione al rifiuto della certificazione, indicando il nome e il cognome di chi ha emesso il rifiuto”.

“La 194 non basta”

Le riflessioni si allargano presto al quadro legislativo nazionale. Se vogliamo mantenere la 194 così com’è, non si va da nessuna parte. Bisogna alzare il conflitto. Bisogna pretendere un servizio di alta qualità, perché quel servizio deriva dalle tasse che noi paghiamo. L’IVG non è una concessione.

Marte Manca sottolinea inoltre come la cultura cattolica dominante in Italia abbia conseguenze molto concrete: “In parte la nostra impostazione cattolica diventa un problema strutturale. Un conto è la fede e un altro la libertà delle nostra scelte. Le persone che affrontano l’aborto riescono a fare questa scelta, ma è poi il senso di colpa che si portano dietro a non farle star bene”.
Infatti, sottolinea l’attivista: “Ancora oggi chi decide di abortire, viene messa alla berlina”.

Gli ostacoli istituzionali per le persone trans e razzializzate 

Il racconto si fa ancora più specifico quando si parla dell’accesso all’IVG per le persone trans. Un tema spesso invisibilizzato quando si parla di aborto. “C’è un grande stigma nei confronti delle persone trans che stanno seguendo una terapia ormonale sostitutiva. Ho avuto un episodio in cui non è stato concesso l’IVG per la situazione in cui si trovava la persona trans. Ci è stato detto che avrebbe potuto nuocere alla sua salute. Per questioni di non conoscenza si sono rifiutati di darci il certificato”.

Questo esempio vuole andare a mettere in luce una grande problematica: “Quando si tratta di persone trans, non tutti gli ospedali permettono di far accedere all’IVG. Questa è transfobia. Basterebbe informarsi, o almeno chiamare l’endocrinologa/o del paziente per maggiori accertamenti”.

A tutto questo si aggiunge un ulteriore strato di discriminazione per le donne e persone razzializzate: “E le donne razzializzate?”, sollecita Costa. “Soprattutto se non parlano la lingua, sono nere o brown, si trovano ad avere ancora più ostacoli da affrontare. Se una persona non ha i documenti e vuole accedere all’IVG, può recarsi all’ufficio anagrafe sanitario per registrarsi senza dare documenti. Se si è con il permesso di soggiorno, ma nel proprio Paese la copertura sanitaria non prevede l’IVG, si deve pagare per accedere al servizio. E questa è una grande ingiustizia”.

Come usare il privilegio per agire nel presente

In un contesto dove le barriere si moltiplicano per chi subisce discriminazioni, il riconoscimento del proprio posizionamento e privilegio diventa uno strumento politico.
“I privilegi devono essere sfruttati a favore di chi ancora non li ha. Per questa ragione, non posso scindere l’antirazzismo e la lotta contro la transfobia dall’aborto, conclude così Marte Manca.

Carotta - Martinelli

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