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Un Occhio sul Mondo | 09 agosto 2025, 09:00

'Quando l'umiliazione arriva dal cielo'

Il punto di vista di Marcello Bellacicco

'Quando l'umiliazione arriva dal cielo'

Il Ministro della Difesa italiano Crosetto ha annunciato che, a partire dal 9 agosto, anche l'Italia effettuerà con vettori dell'Aeronautica Militare alcuni lanci di generi di prima necessità sulla Striscia di Gaza, Una notizia comunicata con serio e solenne cipiglio, quasi che adottare tale procedura costituisca l'unica soluzione operativa possibile, per soccorrere la popolazione palestinese ormai allo stremo.

E alla stessa conclusione devono essere pervenute anche tutte le altre Nazioni che già stanno effettuando lanci di aiuti, come le confinanti Giordania, Egitto, Emirati Arabi, ma anche Paesi NATO come Spagna, Germania e Francia, che hanno lanciato in tutta la Striscia.

Al riguardo, occorre precisare che, normalmente, nelle operazioni militari, al rifornimento con aviolancio si ricorre in casi estremi, allorché la situazione operativa non consenta l'adozione delle normali procedure dei flussi logistici via terra, che permettono, in maniera rapida ed efficace, il trasporto di tutti i materiali nelle quantità proporzionate alle esigenze.

Queste condizioni particolari, che impongono l'adozione di tale tipologia di rifornimento, possono essere dovute alla presenza di un territorio morfologicamente difficile oppure ad una forte contrapposizione dell'avversario, tale da rendere scarsamente utilizzabili i collegamenti di terra. Questo, per esempio, accadeva in Afghanistan, in cui alcuni avamposti molto avanzati della Coalizione, in aree ancora soggette all'azione dei Talebani, venivano riforniti dal cielo, al fine di non mettere a rischio le colonne logistiche.

In un'ottica strettamente oggettiva, quanto rappresentato non sembra caratterizzare la situazione che riguarda la Striscia di Gaza, perchè non sussistono assolutamente restrizioni e vincoli dovuti alla conformazione del territorio e la situazione operativa sul terreno vede in gioco una sola forza militare. Le IDF – Israel Defence Forces, infatti, per quanto cerchino di “vendere” una presenza ancora massiccia di Hamas nella Striscia, in realtà, dopo quasi due anni di attacchi, non hanno un vero e proprio nemico contrapposto, per cui hanno completamente in mano l'iniziativa e, pertanto, decidono in totale autonomia le operazioni da condurre, in termini di tempi, luoghi, intensità d'azione ed obiettivi da colpire.

In un contesto del genere, in cui il “pallino in mano” a Gaza ce l'ha Tel Aviv, c'è da chiedersi come sia possibile che Nazioni ONU (una anche Membro Permanente del Consiglio di Sicurezza), che fanno parte del G7 (teoricamente i Paesi più potenti al mondo), che sono Membri della NATO (unica Alleanza politico militare al mondo), che aderiscono all'Unione Europea (l'aggregazione economica tra le più forti al mondo) e che, comunemente, vengono considerate tra le più rappresentative a livello mondiale, per portare aiuti vitali alla popolazione palestinese siano costrette ad utilizzare l'aviolancio dagli aerei.

Una procedura molto spettacolare ed ad altissimo effetto scenico, ma altrettanto dispendiosa in termini di risorse, perché basti pensare che i nostri aerei (molto probabilmente C 130), che presumibilmente non saranno più di un paio, decolleranno dall'aeroporto di Pisa, sede della 46^ Brigata aerea, voleranno per più di 3 ore (circa 2000 km. di distanza a 550 km/h di velocità di crociera) per poi lanciare gli aiuti, con la speranza che arrivino a terra nelle giuste mani. Tutto questo per un carico utile che potrà essere al massimo di circa 15/17 tonnellate, che sono neanche la metà della potenzialità di carico di un autoarticolato, che può arrivare alle 44 tonnellate.

E allora c'è da chiedersi se tutto questo ha un senso e, soprattutto, a cosa è dovuta un'assurdità del genere. Sulla prima domanda è probabilmente conveniente non rispondere, ma la seconda non ha che una risposta: con il suo “approccio strong” alle operazioni nella Striscia di Gaza, Tel Aviv non consente l'attivazione di un normale flusso logistico via terra, per l'assistenza ed il sostentamento della popolazione palestinese.

Una risposta che gran parte del mondo sta ritenendo plausibile, ma che Israele sta cercando in questi giorni di confutare in ogni modo, arrivando anche a citare dati forniti dalle Nazioni Unite le quali, chissà come mai, in questo caso non fanno venire l'itterizia a Netanyahu.

Infatti, secondo l'ONU, dal maggio scorso, sarebbero state scaricate circa 40.000 tonnellate di aiuti ai varchi di accesso alla Striscia, ma solo una minima parte avrebbero raggiunto i siti di distribuzione a cui erano destinati. Secondo gli Israeliani, sarebbero stati largamente saccheggiati sia dalla popolazione che dagli uomini di Hamas. Pertanto, in un fazzoletto di terra lungo 41 km. e largo 12, praticamente semidistrutto in ogni sua parte e sotto la continua pressione militare delle IDF, con bombardamenti ed azioni di terra, quello che resta di Hamas (che deve avere ranghi infiniti) e una popolazione affamata, inerme e stressata sarebbero stati in grado di far sparire (dove?) una media di più di 500 tonnellate al giorno di aiuti, volendo considerare che su 40.000 t. un quarto siano arrivate a destinazione. E ovviamente ora si comincia a parlare di mercato nero.

Tanto per cambiare, anche per una questione così delicata ed importante come quella di sfamare la povera gente, si è attivata una sceneggiata pietosa, in cui i soliti protagonisti di questo sanguinoso copione medio-orientale, in un crescendo di bieca propaganda, cercano di dimostrare al mondo che se migliaia bambini palestinesi di Gaza stanno soffrendo la fame non è per causa loro.

Rimane il fatto che, tra poche ore, decolleranno i nostri aerei per andare a lanciare qualche decina di pallets di aiuti che, probabilmente, finiranno in questo buco nero che tutto ingoia, verità compresa, che da tempo si è aperto nella Striscia e che nessuno sembra in grado di chiudere, neanche le Nazioni più potenti del pianeta o che, comunque si spacciano come tali.

E l'umiliazione sta proprio in questo, perché Rappresentanti politici, a capo di centinaia di milioni di persone, si lavano la coscienza con pochi lanci di aiuti, perché non sono in grado di imporre ai loro colleghi, a capo di poco più di 9 milioni di persone, un piano di soccorso serio ed efficace alla popolazione di Gaza.

Marcello Bellacicco

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