“L'Associazione Nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurali è totalmente d'accordo con la Provincia di Asti per quanto riguarda l'ordinanza di cattura/abbattimento - al fine di ridurre danni e rischi sanitari - di una parte dei numerosissimi cinghiali, caprioli, nutrie, corvidi, minilepri e piccioni”.
A scriverlo è la stessa associazione, che ha criticato aspramente molti dei discorsi, apparsi nelle scorse settimane, contro la pratica decisa dalla Provincia.
Dichiarazioni politiche contestate sulla gestione della fauna urbana
Tra le accuse, risulta quella di una presunta estraneità a quanto sarebbe in previsione nell’ordinanza, che non prevederebbe la libertà di chiunque abbia un fucile di sparare, ma incaricherebbe, invece, solo “addetti alla vigilanza faunistica e incaricati in possesso di porto d'armi e dopo aver frequentato un apposito corso organizzato dalla Provincia stessa”, specifica l’associazione nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurali.
Scrive l’associazione: “Sono apparse dichiarazioni di politici che pare non abbiano manco letto gli atti, come Diego Carmenati, vicepresidente con delega al Nord Ovest della XII Commissione Tutela e Diritti degli animali dell’Intergruppo parlamentare Sud, il quale ha addirittura dichiarato su una presunta autorizzazione a "chiunque abbia un fucile a sparare". Falso, perché la Provincia ha stabilito che là dove possibile e consentito sarà compito solo di addetti alla vigilanza faunistica e di incaricati in possesso di porto d'armi e dopo aver frequentato un apposito corso organizzato dalla Provincia stessa. Si suppone che a Carmenati, magari intento a cercare in cielo i piccioni vaganti, sia sfuggita questa parte del testo”.
La difficile convivenza con i piccioni: tra animalismo, salute pubblica e gestione urbana
Al centro, viene posta anche la questione della convivenza tra esseri umani e la fauna urbana. Richiamando la mobilitazione dello scorso 13 agosto, organizzata da SeQUs, che aveva proposto soluzioni alternative alla cattura e all’abbattimento.
“Il 13 agosto davanti al Palazzo della Provincia di Asti si è tenuta una nutrita – nutrita secondo gli organizzatori, in realtà poche anime – mobilitazione promossa da SEquS con la partecipazione di associazioni animaliste, per protestare contro l'ordinanza. Il loro parere è che esistono soluzioni alternative e rispettose degli animali, come il controllo delle nascite, i mangimi sterilizzanti e sistemi di dissuasione non cruenti già sperimentati con successo in altre città italiane ed europee. Insomma, la solita convivenza – giustissima, ma solo se possibile – enunciata a prescindere da queste associazioni - scrive l’associazione nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurali - Giuseppe Sammatrice, del circolo SeQUs di Asti, è arrivato a dire che ci vorrebbe semmai un controllo selettivo dei nidi, che però è pura fantascienza visto che in Provincia di Asti vi sono molte decine di migliaia di immobili grandi e piccoli, in uso o abbandonati pure in campagna, dove i piccioni possono fare i nidi. Chi salirebbe su tutti i tetti per andare a trovarli, visto che solo ad Asti sono stimati fino a 14 mila esemplari per chilometro quadrato? Vogliono mettere sistemi di punte e di dissuasione su ogni tetto? Lo sanno gli animalisti che i piccioni raggiungono la maturità sessuale a 6-8 mesi e che hanno anche 4 nidiate l'anno? Ovviamente sarebbe un bel business, e qualcuno supponiamo sia ben speranzoso. Probabilmente renderebbe più del settore del mondo della moda, ma per alcuni, e non per i cittadini che dovrebbero pagare. Il fatto è che invece la gestione umana della fauna, anche con abbattimenti, in certi ambiti è necessaria e importantissima e se dopo un po' la situazione torna come prima, si rifanno gli abbattimenti, come si fa legalmente in tutto il mondo”.
Piccioni, lupi e passerotti: critiche alle presunte contraddizioni dell’animalismo
La gestione della fauna urbana resta il punto centrale della polemica, ma se da un lato si desidera la convivenza pacifica con tutte le specie, l’associazione per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurali ha specificato la pericolosità dal punto di vista sanitario e criticato la mancanza di parità di attenzione su altre specie animali.
“Lo sanno gli animalisti che i piccioni sono portatori, anche se sterilizzati, di malattie potenzialmente anche mortali per gli esseri umani – e soprattutto bambini, anziani e persone immunodepresse a causa di malattie pregresse – come l'infezione polmonare criptococcosi e l'istoplasmosi (entrambe per inalazione), nonché la salmonellosi veicolata dal guano ossia le feci dei piccioni, le cui colonie spesso fanno il loro nido negli impianti di aerazione, che vengono di conseguenza riempiti di escrementi? Questi vengono quindi portati nelle nostre case sotto forma di pulviscolo e contribuiscono a inquinare la qualità dell'aria nelle abitazioni.
Quello che stupisce è che alcune specie animali vengano ritenute più meritevoli di protezione di altre che hanno in natura importanza non inferiore. Il lupo è diventato per animalisti e ambientalisti un totem disneyano, nonostante l'Italia, Piemonte incluso, ne abbia parecchie migliaia vaganti persino nei centri urbani, tanto che IUCN l'ha ormai classificato Least Concern, ossia Minor Preoccupazione. Ma per esempio del passero pare non interessare a molti animalisti, eppure in molte zone è del tutto scomparso, meno 247 milioni di esemplari in Europa. In Italia dal 1996 al 2006 sono calati del 50 per cento, e poi di un altro meno 27 per cento, e ancora oggi il declino continua, ne sono stati persi almeno 10 milioni in Italia, senza alcuna misura di conservazione. Se tutti gli animali, ed è vero, meritano rispetto e protezione (totale fino all'individuo per gli animalisti) come nel caso dei piccioni domestici nati appena 5.000 anni fa, allora perché non avrebbero diritto alla vita e al loro basilare ruolo in natura anche topi e ratti esistenti da 34 milioni di anni, le zanzare da 40 milioni, le mosche da 65 e gli scarafaggi esistenti addirittura da 300 milioni di anni?”.
Il parere del veterinario Gian Carlo Bosio sulla gestione dei piccioni
L’associazione conclude, esponendo il punto di vista del veterinario Gian Carlo Bosio, posto in contrasto al collega di Asti, il dottor Gianpaolo Squassino.
Così riporta il testo dell’associazione: “Il veterinario di Asti, Gianpaolo Squassino, critica pur legittimamente l'ordinanza ma definendo il progetto addirittura “folle", sperando che "non diventi un altro motivo di sberleffo e di critica ai danni della città di Asti". Asserisce che "sarebbe bastato informarsi presso sedi qualificate di università, istituti di ricerca". Riteniamo che forse lui stesso dovrebbe documentarsi meglio”.
Alle dichiarazioni di Squassino, viene riportata quella di Bosio: “In molte città la sterilizzazione non è logisticamente sostenibile. Inoltre, la somministrazione di farmaci a fauna selvatica libera è subordinata all'autorizzazione dell'Istituto Zooprofilattico e del Ministero della Salute, che spesso impongono limiti stringenti. I dissuasori (spilli, reti, ultrasuoni) sono efficaci solo in siti specifici ma non intervengono sulla dinamica demografica complessiva. I colombi si spostano semplicemente altrove, spesso su edifici non protetti, aggravando il problema in zone limitrofe. L'ipotesi di cattura con successivo rilascio in ambienti rurali è vietata dalla normativa vigente, poiché equivale a reintroduzione di fauna in ambienti non idonei, con rischio di danni agricoli e violazione del principio di non dispersione di specie problematiche. Gli abbattimenti controllati sono invece uno strumento necessario se ben regolato: contrariamente a quanto sostenuto da alcuni settori ambientalisti, gli abbattimenti non sono un atto di brutalità gratuita, ma un’estrema ratio prevista dalla legge, da attuare con criteri tecnico-sanitari rigorosi. Le operazioni avvengono con personale formato e autorizzato secondo protocolli di cattura e soppressione indolore con sorveglianza delle autorità sanitarie competenti. I dati raccolti in molte realtà italiane come Milano, Venezia o Bologna dimostrano che solo interventi mirati e coordinati di prelievo possono abbassare realmente la pressione demografica dei piccioni, permettendo contestualmente l'implementazione di metodi integrati a lungo termine”.
Bosio ha poi concluso ritenendo il parere della XII Commissione Tutela Animali comprensibile ma di approccio ideologico e senza evidenza empirica: “Sostenere che “non basta dire che i metodi incruenti non funzionano” è una forzatura retorica: non si tratta di opinioni ma di fatti, documentati da decine di pubblicazioni scientifiche e esperienze amministrative. La responsabilità delle istituzioni è anche saper dire no. In un'epoca in cui il dibattito pubblico è spesso polarizzato tra animalismo e utilitarismo, è fondamentale che le istituzioni mantengano la barra dritta sulle decisioni fondate su dati, norme e responsabilità verso l’intera collettività. Il contenimento numerico dei colombi mediante abbattimento selettivo, nei casi di sovrappopolazione e fallimento dei metodi alternativi, non solo è legittimo, ma è anche necessario e doveroso. Chi amministra non può limitarsi ad adottare misure simboliche per evitare polemiche. Deve agire, nel rispetto della legge e delle evidenze, per tutelare la salute pubblica, il patrimonio artistico e la sicurezza urbana, anche quando ciò comporta decisioni impopolari".