Ogni tanto ti arrivano telefonate che non vorresti proprio ricevere. Alcune più di altre: mercoledì scorso mi chiama Marco Busso, uno dei due figli di Michele, amico formaggiaio, da sempre narratore di cultura e prelibatezza casearia, dall’alto del suo banco vendita di formaggi e salumi spettacolari, in giro sei giorni su sette tra vari mercati di borghi del Roero, di Langhe e dell’Astigiano, per lungo tempo presente a quello domenicale di Buttigliera d’Asti. Grande narratore di qualità anche sui social, in una sorta di missione formativa che, negli anni, ha portato molti a capire l’importanza di pascoli, animali e persone quando si vogliano ricercare formaggi eccezionali. Mirava indubbiamente a venderli, ma ancor più a supportare piccoli allevatori e casari, in gran parte giovani, a farsi conoscere e a sbarcare il lunario.
Marco, con un filo di voce, mi dice che Michele era mancato. Sapevo fosse in ospedale per un intervento, ci eravamo sentiti una decina di giorni fa, ma mai più mi sarei aspettato un così nefando decorso. Lo avevo conosciuto al mercato di Isola d’Asti, nel gennaio del 2020, e da quel momento mi sono invaghito del suo instancabile racconto, preso da parole esperte e appassionate e dai saporiti riscontri da scegliere, per dire, dal suo banco. Per dire, perché Michele aveva la capacità di guardarti in faccia e iniziare a suggerirti formaggi su misura, sempre perfetti, sempre carichi a mille della goduria che andavi cercando.
Per oltre cinque anni ci siamo sentiti due, tre volte a settimana, per recepire le novità casearie in arrivo e le storie dei loro produttori. Il giorno cardine era il venerdì, giorno di sosta da mercati dedicato alla caccia. Caccia a nuove prelibatezze, girando per colline e montagne piemontesi. La sera del venerdì telefonava per raccontarmi dei formaggi scoperti e portati a casa, ma anche e specialmente i posti spettacolari visitati. Adorava la Valle Maira e in non poche occasioni mi aveva espresso il sogno di trovarsi un rudere da mettere a posto per cambiare vita e vivere tra quei monti.
E poi tutto era cambiato, alla morte della sua adorata Piera, compagna imprescindibile di quell’avventura che è la vita. Michele si era spento, fino a dichiararsi più volte troppo stanco per continuare. E invece aveva retto e continuato ad alzarsi prima dell’alba, a preparare il camion per raggiungere i suoi mercati e i suoi clienti, confermando sempre il valore dell’empatia e la voglia di rapporti umani a chiunque si fermasse davanti al suo banco. Ha continuato a raccontare, fino all’ultimo, tornato ad abbracciare la sua Piera negli alti pascoli celesti. Mancherà molto a tanti, e mi piace ricordarlo come nella foto, non proprio recente, scelta da Marco.
Ora non resta che salutarlo un’ultima volta, lunedì prossimo, 3 novembre, alle 10, nella Parrocchia Santi Giacomo e Filippo di Sommariva del Bosco.














