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Cronaca | 10 novembre 2025, 13:33

Azzardomafie, presentato il report di Libera.  In Piemonte nel 2024 si è giocato più di 9miliardi e 500 milioni di euro [DOCUMENTO]

Tra il 2010 e il 2024, in Piemonte sono 9 i clan censiti che hanno operato in attività di business sia illegali che legali, maglia nera per il Nord Italia

Azzardomafie, presentato il report di Libera.  In Piemonte nel 2024 si è giocato più di 9miliardi e 500 milioni di euro [DOCUMENTO]

Un paese dove solo nel 2024 si è “giocato” più di 157 miliardi di euro con almeno 18 milioni di italiani che nell’ultimo anno hanno “tentato la fortuna” nell’azzardo, con la speranza di cambiare la vita tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci, sale bingo. E dove i giocatori patologici sono 1 milione e 500 mila (3% della popolazione maggiorenne) e un milione e 400 mila quelli a rischio moderato (2,8%).
In tutto, quindi, 2 milioni e 900 mila persone. E quando il gioco si fa duro, le mafie iniziano a giocare e a vincere. Analizzando le relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia, pubblicate tra il 2010 e il 2024, risultano 147 clan censiti che hanno operato in attività di business sia illegali che legali, con il coinvolgimento di 25 Procure Antimafia. La fotografia che emerge mostra come gli interessi della criminalità organizzata riguardi in modo diffuso l’intero territorio nazionale. Sono infatti 16 le regioni coinvolte da inchieste sull’azzardo che hanno visto la presenza di clan mafiosi.

Benvenuti ad Azzardomafie

Il dossier di Libera, curato da Toni MiraMaria Josè FavaGianpiero Cioffredi e Peppe Ruggiero, una fotografia con numeri, storie e affari del Paese tra gioco legale e gioco criminale. 

In Piemonte nel 2024 si è giocato più di 9 miliardi e 501 milioni (4 miliardi e 250 milioni di giocato fisico e 5 miliardi e 251 milioni di giocato telematico). In media in Piemonte si spende 2.232 euro all’anno per abitante, bambini compresi (va ricordato che l’azzardo è vietato fino ai 18 anni). 
Torino è il capoluogo di provincia dove si gioca di più con 2.172.000.000 di euro, segue Alessandria con 278.213.330 euro, Novara con 253.654,657 euro e Asti con 224.062.266 euro.

Ad Azzardomafie i clan fanno il loro gioco. Sale Bingo, scommesse clandestine, videopoker, slot machine. Il mondo del gioco d’azzardo non attira solo l’interesse della criminalità organizzata: è un vero e proprio affare. Una delle voci più remunerative del bilancio mafioso
Una “grande roulette” dove si ricicla denaro derivante da altri traffici; si impongono beni e servizi (per esempio le slot machine) agli esercenti dei locali; si estorce denaro ai giocatori fortunati o lo si presta a usura a quelli sfortunati; si truffa lo Stato manomettendo gli apparecchi di gioco o semplicemente si investe con società formalmente legali. Il Piemonte con la Liguria detiene la “maglia nera” per il Nord Italia con 9 clan censiti che hanno operato in attività di business sia illegali che legali. Al “tavolo verde” giocano e vincono i soliti “noti”: dai Crea a Pelle, dai Lo Piccolo ai Bonavota
Del resto con l'azzardo si guadagna tanto e si rischia poco. La conferma arriva dai dati forniti dal Generale della Guardia di Finanza, Nicola Altiero,vicedirettore operativo della Dia: “un euro investito dalle mafie nel narcotraffico produce profitti per 6-7 euro, uno investito nell’azzardo 8-9, con molti meno rischi”. Complessivamente, al 2024, secondo i dati dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati (ANBSC), tra le 125 aziende confiscate alle mafie appartenenti al settore “Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento”, più della metà – 70 – riguardano sale gioco e scommesse.  In Piemonte sono due le sale gioco e scommesse confiscate.  

Il dossier - commenta Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera- ci restituisce l’immagine di un Paese in bilico: da un lato, la voglia di riscatto sociale e di un benessere per molti irraggiungibile; dall’altro, un meccanismo che, legale o illegale che sia, continua a speculare sulla vita delle persone. Si dimentica che dietro ogni slot, dietro ogni casella argentata del gratta-e-vinci o piattaforma online, ci sono esseri umani in difficoltà. Ci sono adolescenti che scommettono di nascosto, anziani che si giocano la pensione, famiglie che si sfaldano nel silenzio. Dobbiamo smascherare l’inganno. Perché in fondo il gioco d’azzardo — qualunque forma assuma — rischia di essere sempre e comunque un grande imbroglio ai danni dei cittadini. La politica parla di regolamentazione, ma troppo spesso resta prigioniera della logica del profitto".



L'analisi delle normative regionali 

Negli  anni, il quadro normativo nazionale sul gioco d’azzardo si è mostrato frammentato e confuso. Per rispondere a queste carenze e per mettere in campo strumenti concreti di contrasto e prevenzione, a partire dal 2012 le Regioni hanno deciso di intervenire con proprie leggi. L’obiettivo principale è stato quello di tutelare le persone più vulnerabili, limitare le occasioni di gioco, rispondere a bisogni sanitari e di ordine pubblico.
Queste normative regionali rappresentano un passo avanti, con risultati, come vedremo, differenti: introducono regole più restrittive, promuovono buone pratiche e cercano di mettere al centro la salute pubblica. Tuttavia, l’assenza di una regia nazionale unitaria ha portato alla creazione di un mosaico di norme diverse da territorio a territorio, con misure e criteri applicativi non sempre omogenei.
Abbiamo analizzato le leggi regionali in vigore a luglio 2025, esaminando per ciascuna Regione una serie di elementi chiave. A ogni voce abbiamo assegnato una valutazione sulla base della sua efficacia nel contrastare il gioco d’azzardo patologico e a ciascun elemento abbiamo attribuito un giudizio sintetico per rendere facilmente comprensibile il livello di efficacia della misura adottata:
●  Verde: misura efficace, da sostenere e rafforzare.
●  Giallo: misura parzialmente efficace, migliorabile.
●  Rosso: misura insufficiente o assente.

La legge regionale n. 19 del 2021 colloca il Piemonte al penultimo posto tra le regioni italiane per la regolamentazione del gioco d’azzardo. La normativa regionale ha ottenuto quattro “semafori verdi” nell’analisi fatta da Libera, grazie a misure significative come:

  • Distanziometro di 500 metri
  • l’istituzione di un osservatorio di monitoraggio;
  • per la prevenzione e il contrasto;      
  • la previsione di fondi e di un piano integrato 
  • Nonostante queste misure, la normativa presenta molte lacune che riteniamo rilevanti. In particolare:
  • aumentare l’elenco dei luoghi sensibili;
  • la necessità di estendere la validità delle norme anche alle vecchie licenze;  
  • l’introduzione di orari di spegnimento obbligatori più ampi, soprattutto nelle fasce diurne;  
  • la predisposizione di un supporto legale per i Comuni chiamati a rispondere in sede giudiziaria alle contestazioni di società o gestori contrari a regolamentazioni più stringenti;  
  • Incentivi e fondi per i locali che scelgono di non avere apparecchi da gioco; 

 Si tratta di aspetti fondamentali per garantire una reale efficacia delle politiche di contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico e per tutelare la salute e il benessere delle nostre comunità.


Malati di gioco 



Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, al meno 18 milioni di italiani nell’ultimo anno hanno “tentato la fortuna” nell’azzardo, anche solo con un “Gratta e Vinci”, mentre 5,5 milioni risultano giocatori abitualiI giocatori patologici sono 1 milione e 500 mila (3% della popolazione maggiorenne), quelli a rischio moderato 1 milione e 400 mila (2,8%). In tutto, quindi, 2 milioni e 900 mila persone. Ma per ogni giocatore, altre sette persone sono coinvolte: i suoi familiari, che in totale ammontano a 20 milioni e 400 mila (40% della popolazione). Dunque, prendendo in prestito i concetti dai danni del fumo, in Italia 4 cittadini su 10 sono vittime di “azzardo passivo”. Il risultato è una perdita stimata di 7,6 punti percentuali di qualità della vita, sia per il giocatore che per i familiari.  E le conseguenze non sono solo economiche: ci sono isolamento sociale, incapacità a gestire la quotidianità, malessere, ansia. Dietro spesso ci sono fragilità, e laddove la vita soffre, l’azzardo investeA preoccupare è anche l’aumento dei giocatori d’azzardo problematici minorenni. Malgrado per loro l’azzardo sia vietato, entrano facilmente, senza controlli, nelle sale gioco e accedono a tutte le forme di scommesse.

Eppure, lo Stato - conclude Luigi Ciotti- sembra guardare altrove: ai proventi che incassa grazie alle tasse sul gioco. Soldi che solo in minima parte vengono reinvestiti in percorsi di prevenzione, terapia e reinserimento per le vittime di questa dipendenza silenziosa e sottovalutata. C’è una grave contraddizione etica in tutto questo. Occorrono politiche che mettano al centro la salute della gente, non il guadagno delle aziende o dell’erario! Chiunque tragga profitto dall’azzardo, sia gli attori privati che il settore pubblico, ha una responsabilità morale nel limitarne gli effetti nocivi. Serve più prevenzione nelle scuole, servono spazi di sostegno psicologico nei territori, formazione per gli operatori. Serve soprattutto un cambio di sguardo: considerare il giocatore non come un colpevole, ma come la vittima di un sistema che alimenta certe fragilità per ricavarne un tornaconto economico.


Le proposte di Libera 



Davanti a questo scenario, la risposta dello Stato continua a essere deficitaria. Anno dopo anno la legislazione resta frammentaria, incoerente, asimmetrica e ambivalente, lasciando il comparto confuso e rendendo più sfumato il confine tra legale e illegale. Le norme contenute nella legge di Bilancio 2025 sul gioco d’azzardo ignorano i danni sociali, sanitari ed economici legati al settoreSi continua ad ampliare l’offerta di giochi e a ridurre gli strumenti di prevenzione e cura, generando un ulteriore squilibrio che, di fatto, favorisce le mafie. Per stabilire un nuovo equilibrio serve un intervento articolato che consenta di: 

  • mantenere uno spazio di autonomia degli Enti locali, per regolamentare in modo più restrittivo l’azzardo, sulla base di esigenze ed emergenze territoriali; 
  • impedire realmente ogni tipo di pubblicità del gioco d’azzardo; 
  • evitare la compartecipazione alle Regioni e agli Enti locali del 5% del gettito delle slot e delle videolottery; 
  • ricostituire l’Osservatorio per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo e al fenomeno della dipendenza grave presso il Ministero della Salute; 
  • non aumentare l’offerta di giochi da parte dello Stato, neanche giustificandola con il bisogno di raccogliere fondi per emergenze o calamità naturali; 
  • aumentare la rete di controlli tra concessionari, gestori, produttori ed esercenti; 
  • non prorogare le concessioni e rimetterle, seppur con estremo ritardo, nuovamente a bando
Files:
 gioco d azzardo web (2.3 MB)

Redazione

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