È morto a 87 anni Metello Scaparone, professore emerito di Procedura penale all’Università di Torino e avvocato con alle spalle oltre sessant’anni di toga, figura centrale della cultura giuridica italiana del secondo Novecento. figura di primo piano della procedura penale italiana e volto noto anche ad Asti, dove la salma arriverà martedì 9 dicembre per l’ultimo saluto della città. Il feretro partirà alle 9.30 dalla sua abitazione di Torino, in piazza Vittorio, e raggiungerà il cimitero di Asti alle 10.40, dove Scaparone verrà tumulato nella tomba di famiglia, in una cerimonia laica, accompagnato dai suoi cari Rita, Paola, Giovanni e Gianni, dai fratelli Donatella e Paolo, dai cognati Stefanella e Dino e dai nipoti Enrica e Stefano.
Nel 2024 l’Ordine degli avvocati di Torino lo aveva premiato, insieme ad altri colleghi, per aver “rappresentato, onorato e difeso” la professione forense per più di mezzo secolo, suggellando una carriera che lo ha visto protagonista tanto nelle aule di giustizia quanto nei convegni accademici.
Dall’allievo di Conso al maestro di procedura
Allievo di Giovanni Conso, futuro ministro della Giustizia, Scaparone si è formato nella Torino che nel dopoguerra ricostruiva le proprie istituzioni e la propria università, diventando in pochi anni uno dei nomi di riferimento nel diritto processuale penale. Nei suoi corsi all’Ateneo torinese, poi confluiti nei manuali di “Procedura penale” pubblicati da Giappichelli, generazioni di studenti hanno trovato una guida rigorosa ma attenta ai risvolti concreti del processo, in equilibrio tra cultura delle garanzie e attenzione alle esigenze dell’accertamento.
I grandi processi, da terrorismo a mafia
Parallelamente all’insegnamento, Scaparone ha esercitato la professione forense in alcuni dei procedimenti più delicati della storia giudiziaria italiana, dalle vicende di terrorismo degli anni di piombo alle inchieste sui fondi neri della grande impresa. Negli anni Novanta ha difeso Marcello Dell’Utri nel filone torinese su Publitalia, mentre nel 2011 ha fatto parte del collegio che assisteva l’ex colonnello del Ros Michele Riccio, coinvolto nelle indagini sul traffico di stupefacenti e sui rapporti con collaboratori di giustizia legati a Cosa Nostra.
Il teorico del processo accusatorio
Tra i primi sostenitori del modello accusatorio in Italia, Scaparone è stato una voce ascoltata nel dibattito sulla separazione delle funzioni tra pubblici ministeri e giudici e sull’equilibrio tra accusa e difesa nelle aule penali. Nei suoi studi sul ruolo del pubblico ministero e nei contributi raccolti in volumi collettanei dedicati al processo penale, ha insistito sull’idea che “l’imparzialità del giudice è il cardine delle garanzie”.
Fuori dai tribunali, Scaparone ha lasciato una produzione scientifica ampia, dai manuali di procedura alle raccolte di saggi che hanno accompagnato la stagione delle riforme del codice e la lunga discussione sul ruolo del pubblico ministero. La sua eredità viaggia oggi nelle biblioteche delle facoltà di giurisprudenza, ma soprattutto nella memoria dei tanti allievi che ne ricordano le lezioni, la curiosità intellettuale e l’ostinazione nel difendere un processo penale più giusto, più equilibrato, più trasparente.














