Ospedali senza più medici. Un’emergenza che riguarda tutta Italia e che non risparmia neppure le strutture del ricco Nord Ovest.
Un tema del quale si è parlato qualche giorno fa a Verduno, durante la visita che il governatore Alberto Cirio e l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi hanno effettuato nei locali del futuro nuovo ospedale di Alba e Bra.
"Prima ancora di poter mettere piede nell’assessorato di corso Regina – ha spiegato Icardi – sono dovuto correre a Novi Ligure, dove l’improvvisa morte di un medico ha costretto il locale ospedale a chiudere l’ortopedia. E’ un caso estremo, ma rappresenta la punta dell’iceberg del distorto sistema prodotto da una sciagurata politica della specializzazione".
"I giovani che escono dai nostri corsi di laurea – ha proseguito l’ex sindaco di Santo Stefano Belbo, promosso assessore dopo una lunga carriera come funzionario Asl – non sono più attratti dai nostri ospedali, men che meno da quelli piccoli. Vogliono lavorare nei grandi centri medici, dove le esperienze che riescono a fare sono loro più funzionali in termini di curriculum. Ecco che allora bisogna trovare risorse urgenti e insieme il modo per incentivarli a restare, a compiere qui i loro percorsi, invertendo una rotta che oggi vede la sanità piemontese spendere ogni anno 60 milioni di euro per pagare le cure di piemontesi che vanno a a ricoverarsi e operarsi altrove, mentre la sanità dei nostri vicini lombardi ogni anno intercetta 800 milioni di euro di cosiddetta mobilità attiva".
Pochi minuti dopo il presidente Cirio spiegherà ai circa 70 sindaci intervenuti a Verduno che in casi come quello registrato a Novi Ligure ormai è un’abitudine consolidata procedere ingaggiando i cosiddetti "gettonisti", liberi professionisti della medicina, provenienti spesso da regioni del Sud Italia, che per 75 euro l’ora di onorario sono pronti a trasferirsi per qualche giorno presso un’ospedale del Nord, dove lavorano anche 12 ore al giorno, finendo per costare alle nostre casse diverse migliaia di euro per periodi decisamente limitati.
"Ma con una spesa di 30mila euro l’anno – ha spiegato il governatore –, in proporzione molto inferiore quindi, noi possiamo pensare di istituire borse di specializzazione che siano attrattive per i nostri giovani medici, e facendo magari come fanno in Trentino, dove lo specializzando si impegna a rimanere sul territorio per un periodo di almeno cinque anni".
Un tema, quello dell’imbuto rappresentato dalla mancanza di posti utili alle specializzazioni e sulla contestuale difficoltà a reperire medici formati da parte degli ospedali, che – insieme a quello delle liste d'attesa ("Lavoreremo per ridurlo, mettendo anche un totalizzatore in piazza Castello") – è in cima all’agenda di lavoro di Icardi e Cirio.
“Non siamo tra le Asl più critiche del Piemonte - spiega il Commissario della Asl At Giovanni Messori Ioli – pur vivendo il clima nazionale e piemontese. Siamo in realtà ‘un po’ giusti’ con la Medicina d’urgenza, Anestesia, Ginecologia e con la Medicina generale. Non c’è ancora disservizio creato alla scarsità di personale e anche i tempi di attesa sono in miglioramento. Purtroppo c’è scarsa disponibilità di risorse umane, le graduatorie sono poco consistenti. Altre aziende si affidano magari a cooperative esterne, noi cerchiamo di valorizzare la qualità dei nostri professionisti. Se avremo difficoltà potremo eventualmente ricorrervi, ma al momento non è ancora il caso".