Domani, martedì 29 ottobre alle ore 9,00, presso la sede del Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta si svolgerà il primo incontro fra il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte ed il nuovo Provveditore. Dal 15 ottobre, infatti, Pietro Buffa – già storico Direttore della Casa Circondariale di Torino ed attualmente responsabile dell’Amministrazione penitenziaria della Lombardia – ha assunto anche l’incarico di Provveditore del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
A questo riguardo Bruno Mellano, Garante della Regione Piemonte, ha dichiarato:
“L’avvicendamento di Buffa a Liberato Guerriero, divenuto a settembre Provveditore della Calabria, avviene in un momento particolarmente importante e delicato per la gestione delle carceri piemontesi, sotto molti punti di vista. Il programma di riordino dei circuiti penitenziari voluto dal DAP - Dipartimento nazionale dell’Amministrazione Penitenziaria – avrà significative ricadute sugli istituti piemontesi, a cominciare da Saluzzo, dove è in corso il progetto di trasformazione della Casa di Reclusione in carcere tutto ad Alta Sicurezza. Forti criticità saranno possibili in entrambe le strutture di Alessandria: a San Michele, a causa del prossimo spostamento della Casa Lavoro da Biella e per l’apertura dello speciale progetto “Agorà”, ma anche nel vecchio carcere cittadino di Piazza Don Soria, dove saranno accorpati una cospicua sezione di semiliberi, “art.21” e detenuti ammessi al lavoro esterno. Cambieranno molte cose anche a Biella: oltre al trasloco atteso della Casa Lavoro, dovrebbe finalmente avviarsi la manifattura tessile per le divise della Polizia Penitenziaria, mentre a Casale Monferrato, potrebbe prendere corpo l’ipotesi di trasformazione in carcere di un’ex caserma. Tutto ciò sarà anche accompagnato dall’avvio nelle 13 strutture penitenziarie piemontesi dello “Sportello Lavoro” voluto dalla Regione in un quadro di interventi di politiche attive dal lavoro, della formazione e sociali volte a rafforzare le reti istituzionali e territoriali per il recupero ed il reinserimento dei detenuti.
In un siffatto contesto, l’esperienza professionale e la conoscenza dell’Amministrazione penitenziaria di Pietro Buffa sarà sicuramente preziosa: la situazione è resa ancora più calda dalle inchieste aperte da alcune Procure - e penso ovviamente a Torino ma anche ad Ivrea – in riferimento a comportamenti contestati ad alcuni agenti della polizia penitenziaria su quali la magistratura sta cercando di fare chiarezza con il lavoro dello stesso Nucleo Investigativo della Polizia Penitenziaria.
Il ruolo svolto in questi anni dai Garanti comunali di Torino, Monica Cristina Gallo, e di Ivrea, all’epoca Armando Michelizza ed ora Paola Perinetto, di fronte a queste situazioni ed a questi casi è quanto mai delicato e ha implicato uno stretto e costante rapporto con il Garante nazionale e regionale ed un confronto franco ed aperto con i responsabili dell’Amministrazione penitenziaria, ai vari livelli.
"La Regione Piemonte - continua Mellano - è l’unica in Italia ad avere un Garante comunale per ogni città sede di carcere: 13 istituti per adulti ed 1 per minori, 12 garanti in tutto (Alessandria ha 2 carceri); desidero dunque ringraziare Marco Revelli, attuale garante di Alessandria, nonché il suo predecessore Davide Petrini. Rosanna Degiovanni, di Fossano, Roswitha Flaibani di Vercelli, Paola Ferlauto di Asti, che ha proseguito sulle orme di Anna Cellamaro. Silvia Magistrini di Verbania, Bruna Chiotti di Saluzzo, Alessandro Prandi di Alba, Mario Tretola di Cuneo, Sonia Caronni di Biella e don Dino Campiotti di Novara. Inoltre una componente del Collegio del Garante nazionale, Emilia Rossi, è anch’ella torinese: una rete rara e preziosa che in questi anni ha potuto lavorare in sinergia grazie anche al Coordinamento regionale dei Garanti piemontesi ed alle relazioni con i colleghi regionali e territoriali assicurati da riunioni convocate dal garante nazionale o dalla Conferenza nazionale dei Garanti.
Un protocollo d’intesa fra i garanti piemontesi ed il PRAP è stato sottoscritto nel luglio del 2016 ed ora dovrà essere rinnovato.
Il ruolo dei Garanti, per come definito dalle leggi istitutive o dalle delibere e dai regolamenti, pur avendo preso avvio dalla situazione dei diritti delle persone recluse in carcere si è inevitabilmente allargato a tutte le situazioni di privazione della libertà, “uscendo dal carcere” ed investendo sempre più condizioni di privazione o limitazione delle libertà individuali, dai Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) alle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) ai trattamenti sanitario obbligatori (TSO) all’utilizzo della contenzione in ambito sanitario o delle case di cura e riposo per anziani.
Il lavoro svolto nell’ambito penitenziario dalle figure di garanzia ha assunto un peso specifico e una capacità di intervento che, proprio nell’esperienza di Torino – dove l’Ufficio del Garante è stato istituito sin dal 2003 - si è sedimentato ed è riconosciuto dal tessuto sociale ed istituzionale di riferimento, dapprima con il lavoro pionieristico di Maria Pia Brunato ed ora con Monica Cristina Gallo.
Dopo aver rigorosamente rispettato un silenzio-stampa condiviso con gli altri garanti, ritengo ora, anche per tutte queste considerazioni sopra espresse, opportuno e doveroso assicurare - anche pubblicamente, a titolo personale e a nome del Coordinamento regionale dei Garanti piemontesi - a Monica Cristina Gallo, Garante della Città di Torino, il pieno sostegno nella prosecuzione del suo prezioso lavoro dentro la Casa Circondariale di Torino e il profondo apprezzamento per il “percorso netto” intrapreso nella gestione molto delicata e potenzialmente molto problematica di segnalazioni che possono configurarsi come casi di “pena inumana e degradante”.
La Magistratura farà il suo lavoro, così come l’Amministrazione penitenziaria e i mezzi di informazione: io confido che anche i Garanti, soprattutto quelli comunali che – per lo più - sono attivi su base volontaria, possano continuare con serenità e tranquillità ad assicurare il proprio contributo di “osservatore esterno” di una comunità penitenziaria che vive una stagione molto complicata.