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Attualità | 08 agosto 2025, 17:22

Asti, l'Oipa contro i fucili: "Un milione e mezzo di cinghiali abbattuti, ma il problema resta"

L'associazione animalista attacca la Provincia: "Gestione anacronistica e cruenta, esistono alternative non violente"

Asti, l'Oipa contro i fucili: "Un milione e mezzo di cinghiali abbattuti, ma il problema resta"

La Provincia di Asti finisce sotto il fuoco incrociato delle associazioni animaliste. Dopo aver autorizzato il contenimento di piccioni, cinghiali, caprioli, corvidi, lepri e nutrie attraverso abbattimenti controllati, ora deve fare i conti con la dura opposizione dell'Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali), che ha diffuso una lettera di fuoco contro quello che definisce "l'ennesimo, ingiustificabile e inutile attacco alla fauna selvatica".

"Sparare non risolve il problema"

Alessandro Piacenza, responsabile tutela fauna selvatica di Oipa, non usa mezzi termini: "Continuare a rispondere con i fucili alla presenza di animali selvatici è inutile, oltre che eticamente sbagliato e contrario alle evidenze scientifiche". L'associazione punta il dito contro quella che considera una "anacronistica e cruenta gestione della fauna selvatica", criticando la scelta di permettere gli abbattimenti a chiunque sia munito di porto d'armi e abbia frequentato un corso organizzato dalla Provincia.

Il punto centrale della critica è l'inefficacia dimostrata di questi metodi. L'Oipa porta dati che fanno riflettere: negli ultimi sette anni sono stati uccisi circa un milione e mezzo di cinghiali, ma il loro numero non è diminuito. "Gli animali continueranno a riprodursi e ad avvicinarsi alle zone abitate", avverte Piacenza, sottolineando che il problema di fondo resta irrisolto.

Le vere cause e le alternative ignorate

Secondo l'associazione, la presenza di fauna selvatica nelle zone antropizzate ha una causa ben precisa: "Gli animali si avvicinano solo perché hanno a disposizione cibo facilmente accessibile, e la causa è solamente la gestione inefficace dei rifiuti". Una gestione più intelligente dei cassonetti, con contenitori chiusi, raccolta più frequente e controlli mirati, eliminerebbe buona parte del problema alla radice.

Ma le soluzioni non cruente non si fermano qui. L'Oipa elenca una serie di metodi alternativi già testati: reti elettrificate, dissuasori sonori e visivi, differenziazione delle colture. "L'orzo e altri cereali tricomatosi, che vengono evitati dai cinghiali, dovrebbero essere piantati vicino alle aree boscate, mentre il mais dovrebbe essere collocato lontano dai boschi", spiegano gli esperti dell'associazione.

La contraccezione: la carta mai giocata

Un altro punto dolente è quello della contraccezione animale, una pratica che "dopo anni di stallo nella fase sperimentale" potrebbe finalmente essere intensificata. L'Oipa sostiene che questa strada, combinata con una migliore gestione ambientale, "permetterebbe di evitare situazioni di convivenza problematica e i conseguenti massacri".

L'invito alle istituzioni locali è chiaro: rivedere i piani approvati coinvolgendo esperti e associazioni per "sviluppare strategie alternative, etiche e realmente efficaci". L'associazione si dice disponibile "in qualsiasi momento per un confronto", ribadendo che "la convivenza pacifica con gli animali selvatici è possibile, oltre che auspicabile".

La battaglia tra chi sostiene la necessità di contenimento attraverso abbattimenti controllati e chi propone alternative non violente è solo all'inizio. Con 14.000 piccioni per chilometro quadrato ad Asti e quasi 8.000 cinghiali censiti in provincia, trovare un equilibrio tra esigenze pratiche e sensibilità animaliste resta una delle sfide più complesse per gli amministratori locali.

Redazione

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